What you gave me I wish I could see

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Una melodia orientale inondava la stanza, accompagnata da fragranze peculiari di posti selvatici e sconosciuti all'uomo; il corpo di Seokjin veniva illuminato dalla fioca luce delle candele, e brillava di olio.

Giornate infernali, che avevano deciso di rendergli l'esistenza ancora più complicata, lo stavano portando all'esaurimento. Più leggeva quel libro, più si sentiva il corpo trapassato da lame di coltelli, proiettili di pistole e fucili, e piano piano sembrava ardere.

La massaggiatrice intanto allietava tutte quelle contratture createsi dallo stress di un cuore spezzato.

Se avesse potuto, avrebbe dato di tutto per cancellare quegli anni passati con Namjoon, e avrebbe anche dato di tutto per stargli ancora accanto.
Pensieri confusi che si scontrano l'un l'altro, lo lasciano impazzire, lo fanno esasperare.

Ogni singola parola, frase, poesia, era come una goccia che si tuffava in quel famoso vaso che da lì a poco avrebbe traboccato.

Le mani di quella donna sul suo corpo, per quanto familiari, non erano quelle di cui aveva davvero bisogno: sentiva la necessità di rivedere Namjoon un'altra volta, ma non poteva, lo aveva promesso a se stesso.

Desiderava poter svuotare la mente di quelle belle parole che gli addolcivano il cuore inacidito da tanta sofferenza: gli facevano bene e gli facevano anche male.
E intanto era come se avesse in mano quell'oggetto così pericoloso: ripeteva le poesie, ormai a memoria; e come sua nonna passava i pomeriggi con le amiche a recitare il Rosario, lui recitava a se stesso quei componimenti di amore.

E soffriva, si disperava, piangeva tra le mani di quella donna.

E soffriva, si disperava, piangeva tra le mani di quella donna

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Jealous Lies ;; NamjinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora