Relaxed Lizards

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Come delle lucertole, che quietamente prendono il sole; Namjoon stava assumendo la sua dose giornaliera di vitamina D, con mente assente, e corpo vividamente distaccato dalla materialità del suo essere.
La corrente del fiume lasciava che la superficie dell'acqua si increspasse, ondeggiando e animando l'atmosfera.
Namjoon e Seokjin amavano passare pomeriggi all'Han River Park; così dopo averlo raggiunto in bici, solevano distendersi su teli dai mille colori e parlare del più e del meno; e tra uno sgranocchio e l'altro, alle volte Namjoon ne approfittava per catturare l'essenza del suo amante su tela, o rullino che fosse.

Quel giorno, uno dei tanti, però aveva quel solito non so che il quale rendeva il tutto un po' più malinconico.
E non era per l'assenza del suo amato, con quella Namjoon aveva imparato a convivere; ma era come se ad essere assente fosse lui stesso, come se la sua anima fosse fuggita via, per chissà quale dannato motivo, e si sentiva incompleto, insoddisfatto.

L'Han River Park era un posto, diciamo, sacro.
Tra le varie cose che ci avevano fatto i due giovani incoscienti, c'era anche stato l'amore, e per poco non si erano beccati una sanzione per atti osceni in luogo pubblico: ma chi mai avrebbe pensato, d'altronde, che alle tre di notte sarebbero stati colti in fragrante dal controllore che per la prima volta faceva il suo mestiere: probabilmente per gli atti vandalici subiti quella stessa settimana.
Ma insomma, cercate voi di fermare l'animo selvaggio di una persona in giovane età innamorata; si sa che il rischio è all'ordine del giorno.

Il sole quasi bruciava, stranamente il cielo era libero da qualsiasi sorta di nuvola, insolito per Seoul. Gli uccellini alleggerivano il cuore di Namjoon, che intanto giocava coi fili d'erba come avesse vent'anni in meno.

Alle volte gli venivano attacchi di panico, altre invece incubi, soffriva d'ansia e alle volte avrebbe solo voluto lasciarsi tutto alle spalle e lasciare che la sua anima pesante e pensante andasse via, lungi da lui.
La notte si svegliava in un bagno di sudore, le lacrime agli occhi e i battiti accelerati. Il suo primo pensiero era urlare il nome di Seokjin, che solitamente sarebbe caduto dalle braccia di Morfeo per tranquillizzare il più piccolo, come una madre farebbe col figlio neonato.

Si era recato lì per rilassarsi dopo tutto lo stress causato dagli ultimi dettagli del libro che da lì a poco avrebbe pubblicato. E per la prima volta, aveva più ansia del solito a riguardo, in quanto aveva in primis deciso di scriverlo in inglese; e successivamente perfino ingaggiato una party planner, affinché la festa per la nuova raccolta di poesie sarebbe stata indimenticabile e avrebbe suscitato la curiosità del pubblico coreano, sua principale entrata di incassi.

Sentiva il bisogno di dipingere ma non aveva l'ispirazione adatta, ed era da giorni che cercava di creare qualcosa che poi si rivelava essere uno scarabocchio dai colori vividi sul bianco della tela.
E cercava anche di portarsi avanti col lavoro, provando a scrivere qualcosa che avrebbe eventualmente pubblicato in seguito, ma era stanco di proporre sempre e solo il solito tema del cuore spezzato.

Alle volte era convinto di dover lasciare il passato alle spalle, voltare pagina, iniziare ad amare qualcun altro e mettere su famiglia, perché tanto Seokjin non sarebbe tornato, nonostante lo sperasse con tutto se stesso.
Sapeva fossero legati dal filo rosso, ne era sicuro, ma era al tempo stesso convinto che in qualche modo esso si fosse rotto, nonostante la sua indistruttibilità.

L'essere indistruttibile è come una garanzia, che si propaga nel tempo, ed era così il suo amore per Seokjin, ma la sua anima aveva come perso quell'eternità dell'essere, che non lo rendeva altro che un umanoide, senza capacità di esprimere sentimenti se non verso chi lo aveva reso così.
Era come ipnotizzato, morto dentro, come in un coma. E aspettava di risvegliarsi, con la speranza che ciò che lo aveva reso malato, l'amore, potesse tornare.

Ecco come si sentiva quel giorno all'Han River Park.
E mentre finiva di ascoltare il flusso dei suoi pensieri, la notte era calata, e solo in quel momento si risvegliò dalla catalessi in cui era sprofondato.

E mentre finiva di ascoltare il flusso dei suoi pensieri, la notte era calata, e solo in quel momento si risvegliò dalla catalessi in cui era sprofondato

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Jealous Lies ;; NamjinWhere stories live. Discover now