Capitolo 32

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Sono passati due giorni.

E soltanto oggi ho deciso di fare il mio rientro a scuola.

Ho passato tutto il tempo chiusa in camera di America. Se fossi tornata a casa, sarei ripiombata nella depressione totale, avrei dovuto cambiare le lenzuola del letto, staccare le nostre foto dalle pareti e fare a pezzi i suoi disegni.

E sopratutto l'avrei sicuramente rivista.

Mia madre mi ha informata dei suoi innumerevoli tentativi di intrufolarsi in casa. Ha dovuto chiudere le finestre e le tapparelle della mia stanza, per evitare di vederla arrampicarsi su per l'albero che dà sul balconcino di essa.

Non riesce ancora a capire cosa sia successo fra noi, ed io le ho raccontato di uno stupidissimo litigio, inventato al momento.

Mi ha pregata di farci pace, perché quella ragazza mi piace un sacco, ha decretato con voce sconsolata.

Già, sapesse quanto piace a me.

Si è comunque preoccupata di cambiarmi le lenzuola, ma non di staccare le foto e ne di fare a pezzi i suoi disegni.

« Arya, non fare azioni di cui poi potresti pentirti. » me l'ha ripetuto oggi, per l'ennesima volta, mentre discutiamo al telefono. Sto scegliendo qualcosa che sia della mia taglia nell'armadio di America.

Ma sono riuscita a raccattare soltanto un maglione arancione e un paio di pantaloni da ginnastica con i polsini alle caviglie.

Fortunatamente oggi abbiamo due ore di educazione fisica; mi tornerà utile questo abbigliamento.

« Va bene mamma, ci penserò io quando torno a casa. » le ho rispondo velocemente, sperando che la conversazione terminasse lì . E invece.

« Non devi per forza pensarci. Puoi benissimo parlare con questa ragazza, chiarire e far tornare le cose come erano prima. »

Certo, una passeggiata.

Alzo gli occhi al cielo e con il telefono incastrato tra la guancia e la spalla, liquido mia madre, salutandola velocemente.

Il solo pensiero di dover tornare a casa mi fa stare male. Ma non posso restare qui per sempre. Devo affrontare la realtà ed essere forte.

Getto il telefono sul letto e infilo le mie Adidas mentre la porta della stanza si apre, rivelando un'America già bella e pronta.

« Ci sei? Sono le sette e tre quarti. »

Afferro una felpa nera con una zip e la seguo giù per le scale, diretta verso l'ingresso.

Mia zia, che è felice di riavermi tra i piedi, mi sorride contenta quando mi vede arrivare.

« Ti fermi anche stanotte, cara? Pensavo di preparare una torta di mele. »

Scuoto il capo, nascondendo la mia delusione dietro un sorriso. Non mi dispiacerebbe restare qui un altro po', ma America ha bisogno dei suoi spazi, ed io dei miei.

« No, mamma vuole che torni. E poi ho bisogno di usare il mio bagno. »

Lei scoppia a ridere divertita e finalmente io e Mare usciamo nella prima aria del mattino.

Glass Girl Where stories live. Discover now