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16 December 1941

Why don't you stay?
Don't you wanna be my soldier?
(Soldier - Samantha Jade)

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Nove giorni erano passati dall'attacco a Pearl Harbor. Avevamo ufficialmente dichiarato guerra alla Germania.
Sapevo che cosa ci avrebbe comportato, ma non avrei mai immaginato che sarebbe accaduto così in fretta, nella nostra famiglia.

Ero di ritorno dal macellaio all'angolo della strada, l'aria cupa della guerra ormai palpabile anche qui negli Stati Uniti. Avevo avuto uno strano comportamento per tutto il giorno: rabbrividivo anche al minimo alito di vento, mi sentivo costantemente osservata e riuscivo a sobbalzare anche al solo passaggio delle macchine. Se solo avessi saputo che quelle sensazioni erano molto simili ad un presagio...

Aprii la porta di casa e mi tolsi le scarpe in assoluto silenzio. Erano le 17 e 02 minuti.

"Sono a casa!" esclamai poggiando la busta di carta con la carne e togliendomi la sciarpa ed il cappotto. Li sistemai sull'appendiabiti, recuperai la busta e camminai fuori dal corridoio dell'ingresso. Regnava il silenzio, ma ero certa che papà avesse finito alla panetteria e il turno della mamma all'ospedale fosse finito già da un po'. "Mamma? Papà? East?"

Attraversai il salotto a grandi passi, guardandomi attorno. Mi spostai subito in cucina.
Non avrei mai pensato di trovare tutta la mia famiglia riunita, seduta al tavolo: la mamma piangeva silenziosamente, le lacrime che cadevano nel the mentre con una mano si reggeva la testa, papà che continuava a girare il cucchiaino nella sua tazzina, senza alzare lo sguardo dal liquido scuro, ed infine Easton, appoggiato al bancone della cucina, che spostò lo sguardo su di me e fece un sospiro.

"Qualcuno vuole spiegarmi che cosa sta succedendo?" dissi cercando di mantenere un tono di voce pacato. Ero tesa come una corda di violino, sapevo che era qualcosa di molto molto grave.

"Mi sono arruolato, Zelda. Parto domani alle sette per l'addestramento di sei settimane."

Rilasciai la presa sulle maniche della busta, che cadde ai miei piedi. Scossi la testa, incredula. La vista cominciò ad offuscarsi sempre più velocemente, seguita subito dal mal di testa. Il mondo mi stava letteralmente cadendo addosso.

Era l'esperienza del mio primo, breve, attacco di panico.

"Andrai in guerra?" mormorai, le lacrime che solcavano le mie guance tinte di rosso per il freddo. Era un pianto silenzioso, dopotutto; nemmeno un singhiozzo o un tremolio andò a distorcere la mia voce.

"Sì, Zelda, andrò in guerra." assentì greve, abbassando lo sguardo.

Lo abbracciai, appoggiando la testa sulla sua spalla e tenendolo stretto contro il mio petto. Non potevo pensare di doverlo lasciare andare, per prendere posizione sul fronte. Era il mio unico fratello, non potevo vederlo lasciarci in quel modo.

"Perché l'hai fatto, East? Perché?" sussurrai al suo orecchio, mentre mi aggrappai alla sua camicia già bagnata delle mie lacrime.

"Servo il Paese." mi rispose semplicemente, accarezzandomi i capelli con una delicatezza che sfoggiava di rado.

Servire il Paese.
Servire il Paese con la vita.
Servire il Paese con la paura di non rivedere più famiglia, amici, partner, moglie, figli.

𝒕𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂𝒓𝒕 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Where stories live. Discover now