no one can help me

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2 May 2001

Il calore improvviso mi fece rimanere senza fiato. Potevo sentire il sangue tornare a circolare nelle mie vene, l'aria tiepida ricominciare ad entrare nei miei polmoni, i pensieri riprendere a formarsi.
Ero fuori dalla criostasi.

"Bentornata fra i vivi. Preparati, è il giorno della visita mensile alla Red Room." proruppe il Generale, più freddo che mai.

Uscii dalla capsula del criosonno e fui condotta direttamente ai piani superiori, fino alla Sala. Non feci neppure in tempoad arrivare, che vidi che le altre capsule erano insolitamente occupate da altre persone a me sconosciute. Anche Karpov seguì il mio sguardo e fece un piccolo verso di scherno. "Nuovi soldati. Migliori di te, certamente, ma anche migliori del tuo successore. Anche se devo dire che il merito è suo se adesso abbiamo ottenuto queste perfette macchine da guerra."

Se fossi stata ancora la vecchia me, quella degli anni '40, avrei risposto con una battuta sarcastica e pungente, ma adesso ero troppo docile per fare qualsiasi cosa; annuii semplicemente, per poi dirigermi verso la sedia al centro della stanza, pronta per ricevere le scosse elettriche ed ascoltare le trigger words. Mentre la procedura finiva ed io rispondevo in russo che ero pronta ad ubbidire, una dottoressa mi infilò un ago nel braccio e mi fece un iniezione.

"Cos'è?" balbettai, rompendo il controllo mentale prima che fosse iniziato.

"Siero anti-età. Rimarrai fuori dalla criostasi per un po' e vogliamo che tu rimanga col tuo aspetto da quasi trentenne." rispose Karpov.

Annuii senza aggiungere altro, osservando semplicemente i movimenti delle persone intorno a me. Con la coda dell'occhio riuscii a scorgere un profilo familiare in una delle varie capsule del criosonno; assottigliai gli occhi e schiusi leggermente le labbra nel tentativo di ricordare. Come se un tir mi avesse investito, tutti i ricordi delle missioni che avevamo fatto insieme si riversarono tumultuose davanti ai miei occhi.

"James. Ti chiamavi James." bisbigliai, forse troppo forte perché la dottoressa che stava applicando un batuffolo di cotone sull'incavo del gomito alzò lo sguardo e corrugò la fronte.

"Qualche problema, dottoressa Meyer?" domandò il Generale, avvicinandosi con aria minacciosa.

Riuscii a lanciare uno sguardo da supplica alla donna, che si rimise dritta e scosse la testa. "No, Generale."

L'uomo rimase sospettoso per qualche secondo e poi fece un cenno vago con la mano, congedando la dottoressa.

"Adesso, Soldato, dovrai ascoltarmi molto attentamente; da domani sarai sotto copertura per conto dell'HYDRA e, in base alle informazioni che ti forniremo, adotterai una certa identità e spierai una determinata persona. Potrai assumere la tua vera identità solamente quando entrerai nella Red Room e combatterai contro le Vedove Nere. Segui Hanna Sorokina," disse indicando una donna di bell'aspetto, che fino ad all'ora era rimasta in un angolo della stanza, a giocherellare con i suoi lunghi capelli biondi. "Lei ti spiegherà ogni target che dovrai seguire. I target potrebbero aumentare, quindi rimani sempre in contatto con gli agenti, dovunque tu sia."

Assentii silenziosamente e mi alzai da quella maledetta sedia delle torture, raggiungendo la donna che mi stava aspettando. Ora che eravamo vicine, notai quanto fosse più giovane rispetto a me; avrei potuto dire che mi ricordava qualcuno, ma ricordare la mia vita passata mi provocava un mal di testa. La seguii fino ad un ufficio spoglio, dotato solo di una scrivania di ferro e una bacheca riempita di fotografie e mappe.

𝒕𝒉𝒆 𝒔𝒕𝒂𝒓𝒕 𝒐𝒇 𝒕𝒉𝒆 𝒍𝒊𝒏𝒆 [✓]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora