Lo stregone bianco

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La pila di corpi carbonizzati era parecchio alta vista da vicino. Un po' scostato stava un tumulo coperto da zolle di erba e circondato dalle lunghe lance dei Rohirrim. Dove riposavano i caduti della éored di éomer, ivi compresi i cavalieri dei nostri cavalli.

Aragorn ci fece fermare a breve distanza, e scese in cerca di tracce. Partendo dalla pira si mosse in cerchi sempre più ampi, cercando di capire, dalla tracce confuse che erano rimaste sull'erba cosa fosse successo ai nostri amici. Noi lo guardavamo senza fiatare.

"Un hobbit giaceva qui...e qui l'altro" disse infine il ranger, gli occhi fissi sul terreno. "Avevano le mani legate...ma sono riusciti a tagliare le corde!" disse sollevando dall'erba un lungo coltello rozzo ma affilato e una robusta corda chiaramente recisa. Poi non riesco a capire...i cavalli dei Rohirrim hanno nascosto le tracce..." riprese a girare in tondo con pazienza. "Qui!" esclamò infine ai margini della foresta di Fangorn "tracce di Hobbit, le une leggermente più piccole delle altre"

"Sono vivi!" esclamai scendendo da cavallo e raggiungendo il ranger. Vidi anch'io le piccole orme, impresse nel terreno umido vicino alla foresta.

"Seguiamole" disse Legolas inoltrandosi sotto le fronde con passo leggero. Lasciando i cavalli liberi di pascolare seguimmo l'elfo e Aragorn che, sempre chino a terra, osservava le tracce. Le orme proseguivano per un buon tratto lungo l'entalluvio che scorreva nella foresta.

"Saggio da parte loro seguire un fiume per non perdersi in questa foresta infestata da alberi" borbottò Gimli e io non potei fare a meno di ridacchiare. Almeno fino a che una sorta di gemito legnoso provenne dagli alberi vicini.

"Cos'era?" disse Boromir afferrando l'elsa della spada

"Sono gli alberi" disse Legolas come se fosse la cosa più ovvia del mondo "Gli elfi hanno cominciato, hanno insegnato agli alberi a parlare e questa foresta è vecchia, molto antica, tanto che mi sembra di tornare giovane, cosa che non mi è mai capitata da quando viaggio con dei bambini come voi...ma è piena di amarezza e rabbia"

Come di comune accordo, mentre gli alberi si agitavano intorno a noi come percorsi da un vento inesistente, ci girammo in direzione di Gimli che con l'ascia alzata girava su se stesso come se si aspettasse un attacco da un momento all'altro.

"Gimli, abbassa l'ascia" ordinò Aragorn

Il nano ubbidì. Alzando una mano in segno di pace: "Voglio tagliare teste di orchi con questa, non alberi" disse esitante. La foresta si acquietò e tutti tirammo un sospiro di sollievo.

"Elfi" borbottò il nano.

Le orme dei nostri Hobbit si allontanarono dal fiume dirigendosi verso un alto masso che sbucava oltre le chiome degli alberi. C'erano delle rozze scale intagliate. Desiderosi di respirare aria libera dopo l'atmosfera un po' soffocante ci arrampicammo anche noi, arrivando a una piattaforma che ci permetteva di avere un'ampia visione intorno. Non che si vedesse molto altro che le cime degli alberi. Istintivamente mi girai verso Sud, verso Gondor, e sentii la mano di Boromir che si posava sulla mia spalla, anche i suoi occhi rivolti verso casa.

Improvvisamente vidi Legolas irrigidirsi accanto a me. Seguii il suo sguardo verso il basso e tra le fronde degli alberi lo vidi camminare verso di noi.

"Lo stregone bianco" sussurrò mentre i nostri occhi si concentravano sulla figura vestita di bianco che si avvicinava al masso con passo deciso. Afferrai la daga mentre Legolas incoccava una freccia e Gimli aggiustava la presa sulla sua ascia. Senza vederlo sapevo che Aragorn e Boromir avevano entrambi afferrato l'elsa delle spade. Boromir mosse lo scudo per fare in modo che coprisse in parte anche me.

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