Cavalcate verso Gondor!

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L'alba era grigia e fredda. La nebbia avvolgeva la montagna. éowyn sempre abbigliata in cotta di maglia venne ad offrirci la coppa della vittoria. Mi chiamò sorella quando me la porse e le sorrisi grata. Sapevo che sarebbe voluta venire con noi. Ma aveva dei doveri verso i rohirrim, li avrebbe guidati lei se né théoden o éomer...no, non conclusi il pensiero. Lui non poteva non tornare, non lo avrei permesso. Con sollievo mio e di Boromir nemmeno Merry sarebbe venuto. Avremmo cavalcato veloci e leggeri, ci attendevano 5 giorni di marcia e Stybba non avrebbe potuto tenere il passo inoltre in battaglia sarebbe stato in impedimento: i rohirrim combattevano a cavallo. Non era per nulla contento e ci guardò andare via scuro in volto. Gli sarebbe passata, noi eravamo contenti che se ne stesse al sicuro. Già mi si stringeva il cuore al pensiero di Pipino con Gandalf a Minas Tirith.

Théoden alzò una mano e in silenzio l'esercito dei rohirrim si mise in marcia. Scambiai un lungo sguardo con éomer mentre si portava in testa, pieno di parole inespresse ma che ognuno vedeva riflesse negli occhi dell'altro. I cavalieri dell'avanguardia ci superarono veloci, scomparendo presto nella nebbia. La lunga cavalcata verso Gondor era iniziata.

Quando, uscendo dalle montagne raggiungiamo il piano spronammo i cavalli al galoppo, senza fermarci sino al calare del sole.

Mi ricordo poco di quei terribili giorni tranne il battere degli zoccoli sul terreno e la paura di arrivare troppo tardi. Un episodio però spezzò la monotonia di quei giorni. Ci eravamo formati nella foresta Druadan, un solo giorno di marcia ci separava da Gondor. Strani uomini abitavano quella foreste, sentivamo i loro tamburi rullare. Nessuno di noi li aveva mai visti, esistevano solo storie vaghe di uomini bassi e tozzi coperti di foglie che cominciavano tra loro con i tamburi. Ma eravamo un grande gruppo e non temevamo un attacco. Inoltre di solito erano sempre stati pacifici, si occupavano dei loro affari e noi dei nostri.

"Sveglia Miriel" Boromir mi scosse dolcemente la spalla strappandomi dal sonno

"Romir, è ancora notte" mugnai assonnata

"Non manca molto all'alba, ma vieni, il re ci convoca"

Brontolando mi alzai, infilando stivali e un mantello sopra la tunica e seguii mio fratello all'esterno.

Da un paio di giorni il cielo era plumbeo, il Signore Oscuro mandava davanti alle sue armate il tempo ideale: proteggeva dalla luce gli orchi e metteva timore agli uomini.

Pochi passi ci separavano dalla tenda del re. éomer era già lì e non appena arrivammo anche noi Gamling scortò davanti a Théoden un uomo della foresta di Druadan. Lo osservai spalancando gli occhi: era la prima volta che ne vedevo uno. Effettivamente, come raccontavano le leggende era tozzo e robusto, coperto in vita da uno strano tessuto che sembrava fatto di lunghi fili d'erba intrecciati. I capelli e la barba erano ispidi e ruvidi e la pelle sembrava corteccia liscia.

"Ghân-bui-Ghân saluta il re dei signori dei cavalli" esordì in westron con voce cavernosa e con un forte accento. Chinò la testa in segno di saluto

"Benvenuto Ghân-buri-Ghân" rispose Théoden "I miei uomini mi dicono che giungi con notizie"

Lui annuì: "State andando verso la città di pietra, ma non vi arriverete, una grande armata di orchi sta tra di voi e la città"

Scambiai uno sguardo preoccupato con Boromir. Sauron aveva fatto bene i suoi piani a quanto pareva.

"Quanti orchi?" chiese éomer

"Più di uomini e cavalli di questo accampamento. Ghân-buri-ghân sta contare" aggiunse quasi offeso allo sguardo scettico di alcuni cavalieri che avevano fatto cerchio intorno a noi per assistere all'incontro.

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