.12. richiesta .12.

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Questa volta non ne parlai a Monica, nemmeno a Tere.
Rimasi in silenzio ad aspettare, a capire quello che dovessi fare.
Andai verso la cella di Zulema e vidi sdrsiata sul letto, con vicino a se uno scorpione nero, che accarezzava e ci giocava.
Avevo la fobia degli animaletti piccoli e degli insetti, quindi rimasi un po' sconvolta nel vederlo.
Ero davanti alla cella, aspettavo che mi notasse.
Passarono 10 minuti prima che si accorgesse di me, sbuffó e mise via quel animaletto.

-Che vuoi?

-T-Tu hai...uno scorpione in cella?

-Problemi?

-Nono, per carità...

-Che vuoi?

- Cosa devo fare?

Si mise seduta e mi guardò, mi disse che non era il momento giusto né il luogo adatto.
Mi sentivo colpita da suo sguardo che, osservava ogni piccola parte di me, cercando di trovare il mio punto debole.
Mi tirò dentro alla cella e ci girammo di schiena, mi mise un braccio attorno al collo e mi strinse a se, avevo ancora una volta il mio viso vicino al suo.
Tirò fuori, da sotto il materasso, un telefono e spalancai gli occhi, era vietato.

-Io e te grazie a questo usciremo di qui.

-ti ho già detto che non voglio scappare, Zulema

-non scappiamo infatti, usciremo normalmente.

-Perche vuoi far uscire anche me?

-te l'ho già detto, mi servi?

-A che cosa??? Vuoi dirmelo santo cielo???

-Qui le regole le faccio, ma vedo che ancora non ti è chiaro.

Mi zittisco,non voglio discutere, non voglio litigare con lei, non voglio risvegliarmi in infermeria legata alle macchine.
Il piano di Zulema era quello di inviare una persona esterna per cercare un sacco che aveva nascosto nel deserto con 16 milioni di euro.
Con quei soldi avrebbe pagato un giudice per annullare le nostre sentenze e successivamente i restanti li avrebbe utilizzati per sopravvivere.

-Tu sei pazza Zulema

-Non pazza, furba

-Ma é una grande cazzata, non funzionerà mai e poi mai!

-Hai qualche idea migliore Einstein!?

Mi girò il viso verso di lei, cosi che potevo guardarla negli occhi, sembrava che lo facesse di proposito, voleva convincermi tramite gli sguardi.

-Zulema non penso che sia una buona idea...chi ci mandi?? Se poi quella persona non ti da i soldi ma scappa?

-Ho delle conoscenze di cui mi fido.

-Rimango dell'idea che non sia una buona idea...cioè, quanti anni ti hanno dato??

-Ho l'ergastolo.

-perché mi sono rotta le palle di stare in questo posto di merda Okay!???

Mi lasció e spostò da lei, come si fa quando vuoi cacciare via un animaletto che ti si é appoggiato sulla spalla.
Ed eccoci qui, di nuovo al punto di partenza.
Zulema smise di guardarmi in faccia e mi diede la schiena farfugliando qualcosa.

-Zulema

-Vattene, dai esci

-Ma io...

-Fottiti e esci dalla MIA cella.

Mi spinse con forza fuori dalla cella, usò così tanta forza che a momenti mi ritrovai a terra.
I miei occhi si riempirono di lacrime.

-Sapevo di non poter contare su di te, sei solo una bambina.

Me ne andai, scesi di fretta le scale, avevo le lacrime che cercavano di uscire e la rabbia aumentava passo dopo passo, ero talmente fuori di me che tirai un pugno in faccia ad una delle solite detenute che mi rideva sempre dietro.
Ma non fu una buona scelta, le sue amiche, molto più altre e robuste di me mi presero e mi presero a pugni, fino a quando non persi i sensi.
Mi risvegliai, ma attorno a me era tutto buio, non potevo muovermi ne urlare, avevo il corpo bloccato, mi avevano legata e imbavagliata.
Mi faceva male ovunque per colpa delle botte ricevute.
Cercai di divincolarmi, ma ogni movimento era una piccola tortura per me stessa.
Rimasi li, ferma, non so per quanto tempo, quanti minuti o ore.
Non sentivo nulla attorno a me, neanche il minimo rumore, e non avendo nulla a cui aggrapparmi, mi riaffiorarono i pensieri, i ricordi e le paure.
Io che mi sono sempre fidata delle persone sbagliate, a cui ho creduto, ho provato a credere.
E adesso é finita così, con me chiusa chissà dove, in un luogo buio, da sola con me stessa, con le mie paure e i miei problemi.
Pensai qualsiasi cosa, arrivando quasi a pensare anche alla morte.
Nessuno venne a cercarmi, rimasi lì forse qualche ora, se non di più.
Tutto mi sembrava perduto, fino a quando finalmente le guardie mi trovarono, ma ero incapace di capire, e vedendo le mie condizioni fui subito ricoverata d'urgenza.
Quel giorno non finí affatto, perché la direttrice decise, che per salvaguardare la mia salute, dopo la terza volta che ho sfiorato la morta, di trasferirmi in un altro carcere, e allora in quel momento persi tutto.

El veneno del escorpión |Zulema Zahir|Donde viven las historias. Descúbrelo ahora