31. Proposta intrigante

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- Perché hai scelto il nome Julia? - ormai stavamo parlando da mezz'ora del più e del meno come ad esempio, di cosa faceva nostra figlia da piccola, del liceo o di lui

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- Perché hai scelto il nome Julia? - ormai stavamo parlando da mezz'ora del più e del meno come ad esempio, di cosa faceva nostra figlia da piccola, del liceo o di lui. Fissai i due pacchetti aperti di preservativi e arrossii, per fortuna non poteva vedermi. Avevo la testa poggiata sul petto di Caleb e guardavo la sua mano intrecciata alla mia.

- Mi è sempre piaciuto come nome. Volevo qualcosa che fosse unico e che non ricordasse la mia famiglia e Julia era una delle opzioni. L'ho scelto con Lucie, non sono una ragazza molto decisa, vado nel panico per qualsiasi cosa - risposi. Quando seppi il sesso, ero al settimo celo, non volevo un mini Caleb anche se, le somiglia molto lo stesso. Avevo una lista infinita di nomi da darle, facemmo anche il sorteggio ma, ad ogni nome che estraevo mi saliva l'angoscia perchè non credevo fosse il nome più adatto per la mia bambina.

- Mi piace - disse prima di darmi un bacio sulla fronte. Non avevo mai avuto questo affetto da nessuno, Caleb era così dolce e io non sapevo di meritare o di aver bisogno di questa premura che mi dava dandomi sicurezza, protezione e mi faceva stare bene. Amavo questa sensazione e non volevo che finisse.

Eravamo ancora nudi, avevamo fatto l'amore due volte e sembrava come se fosse la prima volta. I momenti in cui ero con lui erano sempre unici e piacevoli, uno più dell'altro.

- Tu che nome avresti messo? - domandai curiosa. Ci avevo sempre pensato, mi chiedevo se Caleb sarebbe stato d'accordo sulla scelta che avevo fatto. Magari lui preferiva uno più originale o se fosse uno di quei ragazzi che desiderava mettere il nome uguale a quello della mamma.

- Direi Reven, un nome diverso dal solito. L'ho sentito in un film e mi ha colpito - raccontò senza pensarci troppo. Alzai lo sguardo su di lui e osservai il suo sorriso contagioso. Mi piaceva quella scelta e il mio sorriso lo dimostrava. Posò un dito sotto il mio mento e poi si sporse baciandomi dolcemente. Non le assaporavo da un'ora e già ne sentivo la mancanza, ora che erano di nuovo in contatto sulle sue, le desideravo più di prima. Mi sistemai su di lui sulle sue gambe, Caleb mi accarezzò le cosce e successivamente, la schiena coperta dal lenzuolo mentre tirò leggermente il mio labbro inferiore. Sentivo di nuovo il desiderio di averlo dentro di me come una ragazza in preda agli ormoni. Mi spostò la coperta e invertì le posizioni facendomi sua per la terza volta in una serata e per la terza volta in una serata, mi fece sentire come nessuno aveva mai fatto.

***

Il giorno seguente, il suono del cellulare svegliò entrambi di colpo. Mi misi a sedere lentamente, passandomi una mano sul mio viso assonnato. Mi sporsi prendendo il mio telefono mentre Caleb posò la testa sulla mia spalla borbottando qualcosa prima di addormentarsi. Socchiusi gli occhi e lessi il nome di mia sorella, risposi subito: - Lucie, tutto bene? -

- Tutto bene? Sto suonando il campanello da dieci minuti. Vieni ad aprire - urlò costringendomi ad allontanare il cellulare dal mio orecchio. Non avevo dimenticato che sarebbe venuta e lasciato Julia ma, credevo sarebbe venuta più tardi.

-Scusami, arrivo - chiusi la chiamata indossando un paio di pantaloncini e una canottiera.

- Vestiti, ci sono Julia e Lucie - dissi legando i capelli in una coda un pò scomposta e corsi di sotto a piedi nudi. Mi guardai allo specchio mentre indossavo una magli aperta per nascondere la garza che avevo sulla spalla e con i capelli mi coprii il collo, avrei trovato qualche scusa per i lividi che avevo sulle gambe.

Feci un respiro e aprii la porta: -Ciao - sorrisi e presi subito in braccio Julia che mi fissava con lo sguardo assonnato, a momenti sarebbe cioccolata in un sonno profondo.

- Si è comportata bene? - domandai ignorando lo sguardo trucido di mia sorella mentre accarezzavo i capelli di mia figlia che se ne stava poggiata con la testa contro il mio petto.

- Il solito - rispose. Mi sorpassò e si guardò intorno: - Non dormi mai fino a mezzogiorno tu - mi fece notare prendendo posto sul divano ignara della mancanza del vaso rotto da Ed.

- Ero molto stanca - mi giustificai. Siamo andati a dormire tardi, il tempo era volato ed è stato piacevole. Abbiamo riso, scherzato, parlato del futuro, di come sarà Julia tra dieci anni e del nostro nuovo inizio.

- Notte impegnativa, immagino- mi punzecchiò ridendo mentre si guardava attorno. Non ci voleva un genio per capire che stava cercando Caleb.

- Forse - rispose lui scendendo le scale e si avvicinò a me prendendo in braccio Julia che stava con gli occhi chiusi e i capelli davanti al viso.

- Ha dormito ? - domandai spostandole le ciocche che ricadevano sui suoi occhi.

- Nessuno di noi tre ha dormito. Ha pianto e le abbiamo fatto vedere una puntata di un cartone noiosissimo al computer. Finiva una e partiva l'altra e siamo andati a dormire tardi. Molto tardi -  confessò spostando lo sguardo da me a Caleb che con un braccio teneva Julia e l'altra mano era posata sul mio fianco.

- Lucie! Lo sai che deve dormire - la ripresi ignorando il suo sguardo confuso e sicuramente, stava arrivando a conclusioni. Infatti, quando Caleb ci informò che avrebbe portato Julia in camera sua lasciando me e mia sorella sola, lei fece una risata: - Da un solo fidanzato ora te ne trovi due -

Presi posto al suo fianco e prima che potesse aggiungere qualcos'altro le comunicai della mia rottura con Ed. Non le avevo raccontato di come mi aveva sempre trattata, si sarebbe incolpata per non averlo notato subito o si sarebbe arrabbiata per non averle detto nulla a riguardo. Ora era tutto finito, l'unica cosa che volevo fare era metterci una pietra sopra. Tuttavia, le avevo detto del suo tradimento e di cosa era successo ieri notte tra me e Caleb. Non era stata sorpresa, infondo, se lo aspettava.
Aveva chiesto dei lividi e avevo semplicemente riso dicendo di essere caduta stanotte mentre andavo in cucina a prendere dell'acqua. Non aveva più chiesto nulla a riguardo, si era concentrata solo su una parte del mio racconto: Caleb. Voleva sapere tutto e, nonostante fosse imbarazzante parlarne con lei, le avevo confessato quanto mi fosse piaciuto e quando mi fosse mancato in questi anni. Era stata contenta, mi aveva abbracciato come farebbe una sorella maggiore e poi era andata via dopo aver minacciato Caleb: - Ti tengo d'occhio, Smith-  provocandogli una risata. Lui annuì e chiuse la porta.

- Dovrei spaventarmi ?- mi domandò ridendo, posando le mani sui miei fianchi per poi posarmi un dolce bacio sulle labbra.

- Forse - lo presi in giro.

- Adesso che succederà tra noi? - non volevo rovinare quel momento ma, prima o poi, il discorso sarebbe uscito.

- Iniziamo di nuovo, insieme questa volta. Io, te e nostra figlia - mi sussurrò Caleb accarezzando il mio labbro inferiore. Sorrisi per poi baciarlo. Era quello che volevo sentire, un nuovo inizio come una famiglia.
Era una proposta intrigante.

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