49th Chapter

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49.

Chiuse il cofano con un tonfo sordo.
Tornò di nuovo indietro nel vialetto assicurandosi di aver chiuso bene il portone, accucciandosi per alzare lo zerbino dove vi lasciò le chiavi dell’appartamento secondo gli accordi.
L’agente immobiliare aveva fatto in fretta a venderlo, garantendo a Alison una cifra per permettersi una casa nuova nella Grande Mela. Certo non sarebbero mai bastati tutti, ma qualche mese di straordinari nel nuovo ufficio le avrebbero permesso presto di saldare il conto.
Si fermò un attimo ammirando un’ultima volta la facciata della sua tana, come l’aveva sempre denominata.
Le sarebbe mancata, ne era certa.
Girò le spalle, camminando verso l’utilitaria trasbordante di oggetti e ricordi.
Diede un ultimo sguardo a quella stradina, prima di dirigersi verso il porto dove si sarebbe imbarcata.
Un mese.
Quante cose sarebbero mai potute succedere in un mese?
Una raccomandazione da parte del suo, ormai, ex datore di lavoro le aveva procurato un posto di lavoro nella prestigiosa sede Vogue di New York.
L’impressione che aveva fatto era stata “magica e stupefacente”, parole del signor Montgomery, che aveva deciso di puntare tutto su di lei.
Il coronamento di un sogno: avrebbe lavorato con modelle, stilisti e fotografi di fama mondiale.
Sarebbe presto divenuta una giornalista a tutti gli effetti, con un lavoro eccellente e una vita da sogno.
“Nella vita, tesoro, non si può avere tutto” glielo ripeteva sempre suo padre, ma lei con la sua testardaggine non aveva mai voluto credergli.
Aveva sempre ottenuto tutto con lo sforzo e la fatica, si era guadagnata tutto quello che aveva con il suo lavoro e con la sua forza di volontà.
Non avrebbe mai immaginato di dover dar conto alle parole del suo vecchio un giorno.
Lasciare Londra le avrebbe fatto bene, le avrebbe fatto sicuramente dimenticare di lui e dei suoi segreti.
Scese dall’auto, consegnando le chiavi all’addetto, ringraziandolo per la gentilezza con cui l’aveva trattata.
Le notti insonni e le lacrime che aveva affogato nel suo cuscino le avevano l’asciato un’aria stanca sul volto.
Si promise mentalmente di non ricadere di nuovo nei ricordi: partendo da quel molo avrebbe lasciato sulle coste dell’Inghilterra tutte le sue sofferenze.
“Sei tu Alison Miller?” una voce maschile la distolse dai suo pensieri.
Un paio di occhi verdi la osservavano attentamente. Era un giovane sulla trentina d’anni, corpo asciutto, abbastanza alto. La sua mascella definita, lievemente ricoperta di una leggera barba, si muoveva regolarmente mentre masticava a bocca chiusa un chewing gum.
“Si sono io”
“Ti ho portato le valigie in camera… scusa se ti do del tu ma avrai si e no la mia età” un dolce sorriso gli spuntò sulle labbra.
“Oh si, grazie mille! Non preoccuparti per le formalità” Si girò sorridendo cordialmente, incamminandosi verso la sua stanza.
Tutto quello che aveva intenzione di fare era stare seduta a leggere un buon libro finché la nave non avrebbe toccato la sponda oltreoceano, immersa in un triste silenzio.



Sentì la porta del suo ufficio aprirsi e chiudersi subito dopo.
Il rumore di quei passi li avrebbe riconosciuto fra mille: la spalla su cui avrebbe sempre contato era lì.
Non girò nemmeno la sedia, continuando ad osservare la trafficata Londra.
“Ti ho portato del caffè e un cornetto caldo”
Non rispose. In quel momento il cibo era l’ultimo dei suoi pensieri.
“E’ sicuramente partita, Brad. Sarà già su quella nave… che ti ha detto ieri?”
“Doveva partire alle nove”
“Sono le nove e due minuti, Brad”
“Mi ha solo salutato ieri, le ho augurato buona fortuna e… niente”
“Come stava? Insomma come l’hai trovata?”
Fece girare la sedia, alzandosi in piedi e sistemandosi la giacca.
“Era probabilmente triste. Le mancherà Londra, mi ha sempre raccontato di quanto adorava le grandi città affollate”
“Si anche a me. Città più affollata di New York non penso ci sia”
Brad prese il caffè dalla busta, allungandolo al suo amico.
“Non mi va”
“Senti, lo so che ci stai male. Non puoi però continuare così!”
Louis si voltò ancora, risedendosi sulla sedia.
“Brad, sono un idiota. E’ finita, non cambierà nulla”
L’ennesima lacrima gli rigò il volto, ma la fece scomparire velocemente.
Il telefono squillò, costringendolo ad alzare la cornetta.
“Il cliente è arrivato signor Tomlinson. Lo faccio entrare?”
“Si, si grazie”
“Louis, mi raccomando”
Ricevette un’ultima occhiata da parte di Brad, finché questo non si chiuse la porta alle spalle lasciandolo di nuovo solo.


SI LO SAPPIAMO
Siamo veramente delle autrici cattive che fanno soffrire i loro personaggi... purtroppo dovevamo farlo, quindi sorry.
Comunqueeee
Buon Anno!!!!! (si siamo in ritardo ma non fa niente, ci perdonate)
Queste vacanze sono oramai agli sgoccioli, e questo ci rende tutte molto tristi. Voi come avete passato queste festività?
Speriamo che il capitolo sia stato di vostro gradimento, un abbraccio Lucrezia e Chiara

Close As Strangers // Louis Tomlinson FanfictionWhere stories live. Discover now