Capitolo 10. Avresti dovuto dirmi di no.

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Natalia

Pessima idea. Pessima idea. Pessima. Idea.

Ogni parte del mio essere mi stava gridando si lasciar perdere le valige e vivere nuda, ma dovevo darmi una calmata. Insomma, stavo solo salendo su un mezzo potenzialmente mortale con un tizio potenzialmente suicida. Cosa ne potevo sapere io?

<<Sai salire su una moto, giusto?>>
Kyros era in sella alla sua Royal Enfield Thunderbird e mi guardava tenendo le braccia poggiate sul suo casco. <<Certo che so salire su una moto>> risposi, prendendo un bel respiro.

<<Allora che aspetti? Un invito formale?>>

Lo guardai male, ma notai che stesse sorridendo. Con un sospiro, mi avvicinai a lui mi porse la mano, ma io gli misi la mia sulla spalla, facendo leva con una gamba per salire in sella. Dovetti ammettere che la sua spalla sembrava proprio comoda. Mi passò il casco, abbassando la mano, ed io lo presi. <<E tu?>>

<<Fa niente, mettilo tu>> si girò e mi guardò da sopra la spalla, quindi lo infilai e lo chiusi per bene.

Portai le mani dietro la schiena, pronta a reggermi a quegli aggeggi ai lati delle moto, ma andai a vuoto, così mi aggrappai al suo braccio e per poco non cadde pure lui. <<Scusa>> dissi, mentre ridevo imbarazzata.

<<Non c'è il bauletto, biondina, devi tenerti a me.>>

Per qualche assurdo motivo, il mio cuore fece un balzo. <<A te?>>

Sentii la moto sobbalzare e capii che stesse ridendo. <<D'accordo, come vuoi.>>

Mise in moto, diede un po' di gas e partì. L'urlo che mi uscì dalla gola fu quasi inumano; Kyros fermò la moto e mi guardò da oltre la spalla con un sorriso saccente. Roteando gli occhi, portai le mani avanti e gli allacciai le braccia sulla pancia - anche se personalmente l'avrei chiamata "tavola da surf". Lui poggiò una delle sue mani sulle mie e mi disse di stringere, poi mise le mani sul volante e partì.

A Roma andavo in giro sullo scooter di mio padre, o con lui o da sola, quindi ero abituata alla velocità di un mezzo a due ruote, ma questo era diverso. Kyros non stava andando neanche troppo veloce, visto che eravamo ancora a Kamari e che doveva uscire da alcune strade interne.

Quando prese la strada principale che portava all'aeroporto, aumentò un po' la velocità e a me venne da ridere. L'aria in faccia, il vento che mi muoveva i capelli all'indietro, erano tutte cose che amavo alla follia.

Avevo sempre desiderato avere una moto - una Kawasaki ninja, ad essere onesta - ma i miei non volevano. Se avessero saputo che fossi salita su una moto del genere, si sarebbero arrabbiati molto. Già papà si era un po' incavolato per aver sentito la voce di Kyros al telefono, in più questo. Be', di certo non avrei detto nulla. Almeno non a papà e nonno.

La prima cosa che avrei fatto una volta tornata alla casetta, sarebbe stata chiamare mia sorella per raccontarle della moto.

Avevo la tentazione di togliere le mani dalla pancia di Kyros per aprirle all'aria, ma lui dovette percepire un mio movimentato, perché mi afferrò le mani con le sue e scosse la testa.
Okay, capo.

Resta giù e chiusi un po' gli occhi, poggiando la parte superiore del mio corpo sulla schiena di Kyros.

***

<<Puoi sganciarti, biondina>> fermò la moto, poggiando i piedi a terra e mettendo il cavalletto.

Io mi sganciai e poi scesi, facendo sempre leva sulla spalla di Kyros. <<Puoi aspettare qui>> gli dissi, passandogli il casco.

The Last Wave. Cavalca l'Onda IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora