0.8 Mia

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Nossignore, non mi piegherò al volere di questo bambino troppo cresciuto.

Lo avevo giudicato male.

Soffre, questo si, ma riversa la sua sofferenza sugli altri, facendo stare male tutti quelli che gli gravitano intorno.
È la pianta velenosa che avvelena anche il resto del giardino.

"Cazzo, ecco che arrivano le metafore. Ho bevuto troppo."

Spingo un paio di idioti che ballano convulsi e mi faccio largo fino al tavolo dei manager.
I due hanno smesso di parlare di affari e si stanno "concedendo un meritato drink fra colleghi".

Senza romanzare troppo il tutto, Matt sembra parecchio andato e Aaron se ne sta approfittando, cercando di estorcere tutto ciò che può dal suo "amico", spremendolo come un limone.

"Oh, cazzo. Altre metafore idiote. Devo diventare astemia una volta per tutte."

<Aaron.> interrompo il suo monologo fine ad ottenere un favoreggiamento sul parcheggio allo studio.
Maledetta Porche nuova, tiene più a quella macchina che ai suoi figli.

<Ce ne andiamo.> dico ferma.
Per qualche strano motivo, Aaron mi guarda serio dritto negli occhi, per poi annuire.

Dubito che abbia "capito tutto dalla mia espressione" o che abbia "intuito come mi sento con una sola occhiata".
Queste cazzate succedono solo nei film.
O nei romanzi young-adult scadenti.

Piuttosto, penso che anche lui si sia stancato della scarsa compagnia di Matt.
Per quanto mi costi dirlo, Aaron è un uomo veramente intelligente e, come tutte le persone sveglie, non trae vantaggio dai dibattiti con gli idioti.
E non mi pare che Matt brilli di chissà quali dote intellettiva.
Nemmeno un po'.
Ancor meno da ubriaco marcio.

L'uomo in questione mi rivolge un sorriso istupidito dai fumi dell'alcool e io ricambio, cortese.

"Mi sono già inimicata la metà del gruppo, stasera.
Se voglio prendere al volo questa occasione, mi ci devo aggrappare con entrambe le mani.
Anche se significa sorridere affabilmente ad un ubriacone, come se non avessi orgoglio o  benché minimo pudore."

Aaron stringe la mano a Matt, distraendolo.
Gli dà un paio di pacche sulla spalla e lo abbraccia in modo strano.

Poi, due stupide parole lasciano la fogna che si ritrova al posto della bocca.
"Ed ecco che il mio manager torna ad essere un idiota totale ai miei occhi."

Sono due parole scambiate più per formalità che per vero intento, ma mi colpiscono con la forza di una freccia in fronte.

<A lunedì!>

***

Tragitto veloce.

Saluto Aaron, prenoto un Uber, arrivo al quartiere Tribeca.
111, Murray Street.
20 dollari al tassista.

Mi catapulto nell'edificio, nella speranza di non incontrare nessuno lungo il mio percorso.
Non voglio essere fermata, ho finito i sorrisi di cortesia per stasera.

Scale o ascensore? Scale, più veloci.

Appartamento 35#b.

Frugo nelle tasche della giacca e poi in quelle dei pantaloni.

Trovo tutto fuorché le chiavi.

Involucro morbido, un pacchetto di fazzoletti.
Metallo freddo sui polpastrelli, la piastrina militare di Neeks.
Il mio telefono.
L'anello che rischiavo di perdere e che ho tolto a metà serata.

I Was Running Back To You - 𝕃. ℝ. ℍ. | Luke Hemmings x Female Reader OCWhere stories live. Discover now