Capitolo ventuno

1K 103 27
                                    

Kaminari's pov

"Perché? Perché tutte a me?" Mi chiesi, alzandomi in piedi e dirigendomi verso il lavandino per sciacquarmi la bocca. "Perchè, tra tutte le altre disgrazie che mi potevano capitare, perchè proprio questo schifo?"

Avevo appena finito di rigettare tutto il pranzo che Ashido aveva amorevolmente cucinato e mi si strinse un pochettino il cuore a pensare che tutto l'impegno che ci avesse impiegato per prepararlo era tristemente finito nel cesso. Pranzo che, tra l'altro, era anche molto buono.

–Perdonami, Mina-san– sussurrai tra me e me, per poi lavarmi i denti con fin troppo dentifricio. Poco importava se lo stessi sprecando, l'importante per me era levare quel tremendo sapore di katsudon rigettato di bocca. Dopo aver strofinato i denti per diversi minuti, sputai il dentifricio e guardando la stanza attraverso lo specchio, notai che c'era una bilancia riposta sotto il mobile a destra.

La tirai fuori, indeciso se usarla. Era una di quelle vecchie, con la lancetta, rivestita con una specie di materiale nero. Forse era addirittura pelle, ma era così consunta da sembrare gomma. Le rivolsi uno sguardo nervoso, poi ci salii sopra. I numerini non dovettero girare a lungo prima di fermarsi, e dopo aver letto quelle due cifre che erano il mio peso tirai un sospiro sconfortato.
"Di male in peggio", pensai.

Qualcuno bussò alla porta, e io dissi di aspettare un attimo.
–Denki?– mi chiamò una voce familiare. –Sono io, posso?
Scesi dalla bilancia di tutta fretta, dimenticandomi però di rimetterla a posto. –Vieni, entra.
Venni squadrato dalla testa ai piedi da due occhi viola; vedendo che ero appena sceso dalla bilancia, rimasta in mezzo alla stanza, mi chiese anche quanto pesassi.
–Cinquantotto– risposi, temendo di risultare poco credibile.
–Sei magrolino, tesoro, dovresti provare a mettere su almeno altri due o tre chili– disse Shinsou, spingendomi gentilmente di lato per lasciargli usare il lavandino. Si insaponò le mani, poi mi fece una domanda. –Stavi vomitando di nuovo? Sono fuori dalla porta da qualche minuto, e mi è sembrato...

Ebbi paura di dirgli la verità, ma annuii lo stesso. –Troppo glutine, in questi giorni.
–Immagino– la sua voce era comprensiva, ma il tono non sembrava completamente naturale. Che avesse capito che non ero celiaco?
–Andiamo a comprare del cibo senza glutine al supermercato in paese? Non so cosa vendano, ma qualcosa la troveremo.
–Ma va', non ne vale la pena– dissi, fingendomi spensierato. –Resteremo qui giusto qualche altro giorno, sarebbe sprecata!

"E poi, se lo comprassi, resterebbe senza scusa" suggerì la vocina, rivolta a Shinsou. "Voglio proprio vedere, quando te lo dirà..."
"Zitta, non c'è bisogno che lo sappia" le dissi, chiedendomi perché dovesse esistere un'entità come lei nella mia testa. "Posso risolvere questo problema prima che diventi troppo evidente"
"Se non se n'è reso conto se ne accorgerà a breve, è già fin troppo ovvio" la vocina ridacchiò malvagia, come a farmi capire che quell'evento fosse inevitabile. "Che tu lo voglia o meno, razza di pirla"
"Tu stanne fuori, vocina di sto cazzo"

–Mi stai ascoltando?– Shinsou schioccò le dita davanti alla mia faccia per riportarmi alla realtà.
–Scusami– dissi distrattamente, pensando ancora alle parole della vocina. –Stavi dicendo?
–Kirishima vuole andare a fare una scalata e mi ha detto di chiederti se vogliamo partecipare– ripetè annoiato le parole che prima non avevo sentito. –Sero e Mina vanno, anche se lei non conta di scalare granché.
–Tu vuoi andare?
Alzò le spalle. –Non vedo perché no.
–Allora andiamo, dai– accettai. Shinsou mi lanciò un ultimo sguardo, poi sparì per andarsi a preparare.

*****

Io, Shinsou, Sero e Mina scalammo il fianco meno ripido della montagna, quello con il percorso per principianti, mentre Bakugou e Kirishima optarono per qualcosa di più complesso ed avanzato. Evidentemente il porcospino esplosivo aveva dimestichezza con le scalate, mentre Kirishima arrancava dietro rischiando di cadere giù ogni quattro o cinque passi.

Ad un certo punto il mio gruppetto decise di fare una pausa per riposarci, e dalla nostra postazione riuscimmo a vederli. Quando Kirishima rischiò di scivolare per l'ennesima volta, Bakugou lo prese al volo afferrandolo per una mano e tirandolo vicino a lui. Pesino da quella distanza, vidi il mio amico arrossire. Probabilmente scambiarono qualche parola, forse per chiedere al rosso se si fosse fatto male, poi continuarono a scalare il fianco roccioso.

Seduti su un enorme masso liscio e piatto, il ragazzo dai capelli viola mi mise al corrente della conversazione avuta con Kirishima la sera prima. Mi riferì sia che ora anche lui sapeva della nostra relazione sia che lo aveva praticamente assunto come braccio destro per aiutarlo a far breccia nel cuore di Bakugou. La vera domanda era se Bakugou avesse un cuore nel quale si potesse aprire una breccia, ma preferii tenerla per me.
–Pensi di potercela fare?– chiesi, divertito da quella storia assurda.
Shinsou alzò le spalle. –Non ne ho la minima idea, ma tentar non nuoce.

–Certo che sarebbero una bella coppia– ridacchiai. –Immaginateli in giro da qualche parte, mano nella mano, finchè qualche povero malcapitato fa un commento omofobo o li guarda male, come succede sempre a noi due.
–E dieci minuti dopo Kirishima che cerca di spiegare agli agenti di polizia perché ci sia un corpo carbonizzato in mezzo alla piazza, mentre i suoi colleghi stanno cercando di immobilizzare Bakugou sparando quei proiettili con cui si sedano gli orsi– aggiunse lui, immaginando il tutto con un sorriso.
–Ne sarebbero capaci.
–È questa la parte divertente, no?

Mina e Sero erano su un altro masso poco distante da noi, lei col fiatone e lui che cercava qualcosa nello zaino. Dal quel punto si vedeva tutta la vallata, e riuscii a scorgere anche un fiume ed un laghetto azzurro che non avevo idea esistessero.
–Che bello!– esclamò la ragazza, dopo aver mandato giù mezzo litro d'acqua. –Dovremmo andare a farci il bagno! Che ne dite?

Mi sentii sbiancare, e vidi che anche Shinsou perse un po' di colore. –Ormai è un po' tardi– disse, guardando l'ora nel telefono. –E non abbiamo neanche i costumi da bagno con noi.
–Potremmo andare domani– propose Sero. –Forse a casa ho qualche costume da prestarvi, devo controllare.
–Vediamo anche cosa dicono Kirishima e Bakugou– aggiunsi io, sperando di poter rimandare il bagno al più tardi possibile.
–Hai ragione, con loro ne parliamo stasera a cena– disse lei.
–Va bene– dissi fingendo un sorriso, cercando disperatamente di chiudere il discorso. –Però adesso finiamo la scalata e torniamo indietro, che tra non molto si fa buio!

Quella sera, tornati a casa, un po' per la cena pesante ed un po' per l'ansia dell'indomani, vomitai così tanto che ebbi paura di rigettare pure l'anima. Shinsou accorse in bagno, seguito da tutti gli altri.
Mina, spaventata a morte, mi fornì un numero spropositato di flaconcini di enterogermina, e volle persino misurarmi la febbre. Una volta assicuratasi che stavo abbastanza bene, si preparò per la notte, dicendo di chiamarla subito se mi fossi sentito di nuovo male. Sero e Kirishina fecero del loro meglio per aiutare. Dovevo proprio esser messo malissimo, dato che persino Bakugou si mostrò preoccupato e mi chiese se volessi preparata un po' d'acqua e limone.

All'una passata io e Shinsou, rimasti finalmente da soli, ci sdraiammo a letto; capii che era arrivato il momento tanto inevitabile di cui parlava la voce giusto poche ore prima. Non potevo continuare a mentire all'infinito: avevo tessuto una ragnatela di menzogne così grande e complessa che ero finito con l'inciamparci dentro io stesso.
Shinsou mi posò delicatamente un braccio sopra il fianco, per abbracciarmi da dietro. –Dimmi, per quanto tempo ancora dovrò continuare a credere che sei solo celiaco?– chiese a bassa voce con tono ironico.
–Perchè, ci hai mai creduto?– sussurrai con sarcasmo.
Scosse la testa. –No, non direi.
–Ne parliamo domani, quando se ne vanno tutti al lago– proposi. –Adesso proprio non ce la faccio. Scusa.
–Va bene, come vuoi tu– sussurrò, e, sebbene restammo svegli per almeno altre tre ore, nessuno disse più una parola fino al mattino seguente.

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiWhere stories live. Discover now