Racconti dal passato -ma siamo ancora nel presente- #5 (Capitolo 28.5)

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Voce narrante di Kaminari

Dormire senza Shinsou che mi abbracciava era una strana sensazione. Da quando se ne era andato di casa avevamo passato ogni singola notte abbracciati, spesso e volentieri dopo che io avevo sniffato la mia amata cocaina e lui aveva bevuto un paio di sorsi di gin. I gattini dormivano ai piedi del nostro letto, ed il tutto nel complesso dava una sensazione di completezza, serenità, perfezione: come se non potessimo chiedere niente di meglio.

Mi rigirai per un po' tra le lenzuola, cercando quantomeno di chiudere gli occhi e ricaricare le energie, ma fu del tutto inutile. Mi sembrava quasi di essere ritornato a più di un mese prima, quando passavo ogni singola notte completamente solo o, al massimo, con la vocina nella mia testa ed una bustina di cocaina mezza vuota.

Mi misi a sedere sul letto, accesi la luce della bajour, e vidi che erano a mala pena le due e mezza di notte. Disturbato dalla luce, Kemuri si voltò dalla mia parte, miagolando qualcosa. Lo presi in braccio, accarezzandogli la testolina come fosse l'essere più prezioso del mondo. Ed in quel momento era così: Kemuri era l'unico che potesse tenermi compagnia, e la compagnia era ciò di cui avevo più disperatamente bisogno.
Mi sdraiai nuovamente a letto, con lui acciambellato accanto. Avevo sperato che la sua presenza potesse farmi sentire più rilassato, ma così non fu. Quell'effetto lo ottenevo solo in compagnia di Shinsou, e nessun gattino, per quanto puccioso, lo poteva eguagliare.

Ero un po' ridicolo, sdolcinato ai limiti del diabetico, mi ricordavo una ragazzina che pensava alla sua crush: mi resi conto, dopo appena un mese di convivenza, di sentire la mancanza di quel ragazzo dai capelli viola. Riguardai l'orario; si erano fatte le tre, il che probabilmente significava che lui era ancora sveglio. Presi in fretta la mia decisione ed uscii dal dormitorio sfruttando la porta sul retro, e camminai fino a raggiungere il dormitorio della 1ªC, la classe di Shinsou.

Guardai le finestre per cercare di capire dove fosse il mio ragazzo; facile, era l'unica stanza con una luce ancora accesa. Mi arrampicai sulla facciata in stile Romeo Montecchi, sfruttando ogni appiglio disponibile, come davanzali, persiane e balconi. Perchè non passai dalla porta d'ingresso come tutte le persone normali? Semplicemente, era più teatrale spuntare dalla finestra.

Mi appoggiai sul suo davanzale, e picchiettai gentilmente contro il vetro per attirare la sua attenzione.
–...mi spieghi come stracazzo sei arrivato lì?– disse con occhi sgranati, facendomi entrare.
–Mi sono arrampicato– spiegai, senza in realtà spiegare niente perché era un'ovvietà. –Disturbo?
–No– rispose. –Ma come mai sei qui?
–Non riuscivo a dormire– dissi, sincero. –Mi mancavi.
Hitoshi sorrise, invitandomi ad entrare. –Vieni qui, allora– disse, risdraiandosi sul letto.
Non me lo feci dire due volte e mi infilai sotto le coperte, addormentandomi tra le sue braccia non più di cinque minuti dopo.

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Spazio me!

Bella raga, approfitto di questo capitoletto per dirvi due cose:

1) Dato che queste scene non sono praticamente mai ambientate nel passato, vi sta bene se cambio il titolo in "Capitoli di Mezzo"? Lasciargli questo nome mi sembra sbagliato, anche se ormai sta diventando un memino... non so, ditemi.

2) Ve lo dico già da adesso: tra un po' la storia arriverà ad essere in pari con il manga quindi, se già non lo foste,vi consiglio di leggerlo per evitare spoiler.

The Void Behind Your Eyes‐ShinkamiWhere stories live. Discover now