34• Ciuchino e Draghessa

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Verso le tre Aaron si decise a lasciare la sua stanza per sgattaiolare in quella della sua ragazza. Lei gli aveva inviato un messaggio di “via libera” sul cellulare almeno un paio d'ore prima, ma il continuo chiacchiericcio e il suono dei passi pesanti che popolavano i corridoi non erano riusciti a tranquillizzarlo a tal punto da permettergli di uscire allo scoperto.

Tanto per essere sicuro che fossero andati tutti a dormire, aprì la porta della sua stanza di uno spiraglio e verificò che il corridoio del piano diciotto fosse tranquillo.

Subito dopo essersi accertato che fosse effettivamente così– e dopo che ebbe con sollievo udito un certo russare dalla stanza accanto –, richiuse di nuovo la porta della sua camera e si preparò, recuperando dal materasso i suoi accessori per mimetizzarsi: la bandana rossa (un'altra, non quella di Kimberly), gli occhiali da sole e un paio di calzini antiscivolo, neri come il resto dei vestiti che già indossava.

Usò la bandana per nascondere i capelli, che aveva legato in un codino; poi si mise gli occhiali da sole e utilizzò il rossetto che aveva trovato nel comodino per disegnarsi due strisce rosse sulle guance. Per finire si tolse le scarpe e si mise i calzini.

Andò a specchiarsi nel lungo specchio che era accostato ad uno degli angoli della stanza. La camera che gli avevano assegnato non era enorme, ma all'interno c'era tutto ciò che gli occorreva: il letto, un tavolo sul quale erano disposte armi da taglio di piccole dimensioni, un armadio, la TV e lo specchio nel quale stava osservando il suo riflesso. Ammiccò un paio di volte a sé stesso e, dopo aver fatto una breve sosta nel suo bagno – aveva un certo bisogno fisiologico –, uscì in corridoio.

Dopo un respiro profondo, osservò il suo obiettivo. La stanza verso la quale era diretto si trovava sulla parete opposta alla sua, di due porte di distanza rispetto alla camera di fronte.

Percorse la distanza che lo separava dal suo obiettivo, camminando con passo Felpato e stando attento a non strusciare i piedi sul tappeto rosso.
Arrivato davanti all'uscio della stanza e bussò un paio di volte, stando bene attento a non fare troppo rumore per evitare di attirare l'attenzione delle persone nelle camere accanto.

«Aaron, sei tu?» sussurrò una delicata voce femminile dall'altro lato della stanza.
«E chi altri?» sussurrò lui in risposta.
La porta venne aperta e Aaron entrò rapidamente nella stanza.
«Ti aspettavo almeno due ore fa.»
«Scusa, Gwen.» Aaron si grattò dietro la nuca e si tolse la bandana. «Volevo assicurarmi che non ci fosse più nessuno in giro.»

Gwen scosse la testa. «In realtà volevi che Lucas non ti vedesse uscire.»
«Anche.» le rispose Aaron, accostando la cassettiera di Gwen contro la porta.
Poi prese Gwen tra le braccia e la baciò sulle labbra.

Lei si separò per prima. «Conosci mio fratello. Lucas non è il tipo da prendere a pugni il ragazzo di sua sorella solo perché le ha sfiorato la mano. Sono sicura che se glielo diremo, capirà perché non abbiamo voluto dire niente a nessuno.»

Aaron annuì debolmente, si avvicinò al letto e si sedette sul materasso, continuando a tenere Gwen stretta a sé.
Lei gli prese il viso tra le mani, accarezzandogli le guance. Si ritrovò ben presto una strana sostanza sotto i polpastrelli. «Che hai in faccia?»
La stanza era immersa nella quasi totale oscurità, perciò lui e Gwen non riuscivano a distinguersi a dovere.
Aaron decise di rimediare a quel problema accendendo la lampada posta sul comodino, poi le rispose: «Rossetto.» Alzò le spalle. «Era nel comodino e non sapevo come usarlo, così…»

Gwen ridacchiò. «Ti sei sistemato come se dovessi mimetizzarti per andare a scalare un vulcano.»
«Lo scalatore di vulcani più sexy della storia.» affermò Aaron con fierezza. Lanciò un'occhiata alla veste da notte che Gwen indossava, una maglietta extra-large con la stampa di Draghessa, la moglie di Ciuchino. «E credo che tu non sia da meno.» Per lui il termine “sexy” non aveva niente a che vedere con fronzoli di pizzo trasparenti, bensì con una ragazza che era fan di “Shrek” quando lui.

Lei gli diede una gomitata scherzosa. «Dai! Comunque, qual è quella cosa tanto importante che volevi dirmi?»
«Dunque, vediamo. Volevo dirti che ti amo, che mi sei mancata e che questa tua nuova camicia da notte è da paura – in senso buono naturalmente –. È un peccato che io non abbia messo nulla di carino. Ho solo i boxer con la faccia di Ciuchino.»

«A me piacciono quei boxer.» gli disse Gwen.
Aaron si sciolse i capelli e si tolse gli occhiali, poggiando il tutto sul comodino
Poi si guardò intorno. La stanza di Gwen era simile alla sua nell'arredamento, (a parte per il colore predominante, che era il verde scuro): c'erano il letto, una TV e una cassettiera. In un angolo c'era anche un tapis roulant; Gwen nutriva la sua stessa passione per la corsa.

«Beh, allora mi ritengo molto fortunato.» rise Aaron. Stava tentando di combattere contro tutti i suoi istinti scherzosi ma era difficile per lui parlare di argomenti spiacevoli con Gwen. Ma avrebbe dovuto parlarle del suo incontro con Dioniso prima o poi. Faccia a faccia.

«Gwen, ascolta. Ho altro da aggiungere riguardo a quella cosa importante da dirti.»
Gwen annuì. Sul volto aveva impressa un'espressione seria e attenta. «Ti ascolto.»
«Vedi, l'altro giorno Bacco è venuto a cercarmi.»

La confusione si sommò alle emozioni impresse sul volto di Gwen. Era raro che il dio del vino alzasse le chiappe dalla sedia per andare a far visita ad una persona che non era neanche sotto la sua responsabilità.

«Mi ha chiesto dove fossero i thermos e io gli ho risposto che non lo sapevo. Allora mi ha ordinato di cercarli per lui e che se non lo avessi fatto o se avessi raccontato questa storia a qualcuno, ti avrebbe fatto del male.» riferì Aaron parlando senza neanche riprendere fiato.

Gwen aveva lo sguardo vacuo, puntato sulla parete che aveva di fronte. «Quindi ci ha scoperti.» affermò. Poi tornò a guardare Aaron. «E si è alleato anche con Ermes a quanto sembra.»

Aaron annuì debolmente. «Sì. E io penso che gli darò retta.»
«Assolutamente no!»
«Gwen non voglio che…»
«Tu non farai niente del genere.»
«Ma pensaci bene...»
«Ci ho già pensato io a trovarli.» lo interruppe Gwen. Il silenzio si diffuse all'improvviso nella stanza, un vero eufemismo se messo a confronto con la bomba che la figlia di Iride aveva appena sganciato. Una bomba avrebbe dovuto far rumore, ma gli unici suoni udibili, in quel momento, erano le soffuse grida di un pipistrello e lo sbattere le ali di un uccello contro il vetro. Come il suono insistente lasciava intendere, sembrava che il volatile avesse una certa voglia di entrare.

Gwen ne venne attratta per un attimo e lasciò che il suo sguardo vagasse verso la finestra. Sgranò gli occhi quando vide che quel rumore non era provocato da un volatile, ma da Lucas, che se ne stava aggrappato al davanzale esterno con una mano e che stava battendo contro il vetro con il palmo della mano libera.

Prima che Gwen potesse andare ad aprirgli, però, perse la presa e precipitò, sfiorando con un fianco e con la parte bassa del torace la ringhiera di un balcone e riuscendo giusto in tempo ad aggrapparsi al ramo di un albero per non precipitare e farsi male sul serio.

Gwen aveva osservato tutto dalla finestra, dapprima con l'aria di chi guardava rassegnata qualcosa sul quale non aveva più potere, di seguito con quella di chi aveva iniziato a ringraziare a raffica tutti gli dèi esistenti. «Lucas, stai bene?»

«Sì.» rispose lui con una smorfia. «È bello qui su, eh? Non ci avevo mai fatto caso prima. La luna, le stelle, quella stramaledetta ringhiera. Il fatto che io sia quasi morto. Ho trascorso una giornata piena di avventure!»

Sono ancora viva, non vi preoccupate 👉👈
Solo che, avendo avuto un blocco dello scrittore molto prolungato, non ho potuto pubblicare i capitoli pronti, perché altrimenti poi li avrei finiti. Comunque, non so come, ma mi sta passando e ora sto raccogliendo un po' le idee per il "gran finale" (stamattina ho anche scritto) e nel frattempo vi lasciò con questo capitolo. Spero tanto di riuscire a scrivere qualche one-shot su questi personaggi una volta finita la storia ✌️
Per la Jily le cose vanno molto a rilento perché ho deciso di scrivere in un modo molto più comico e "spontaneo", cosa che non avevo mai provato, quindi ci vorrà un po', ecco :)

Olympus [2] • Who is gonna make it out alive Where stories live. Discover now