Chapter 30: Non farlo

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Aidan si allontana da me mentre Pino e Gino provvedono a riportarmi nella mia stanza.
Stavamo così bene.
Qualcosa deve sempre andare storto.

Arriviamo davanti alla mia stanza e Pino e Gino si rimettono nelle posizioni di prima. «Signorina per qualsiasi esigenza, può chiamare noi»dice Pino mantenendo un tono serio e formale.
Annuisco sorridendogli sufficientemente per poi chiudere la porta.
Mi sono liberata di questi due finalmente.
Non mi lasciavano respirare neanche un secondo.



Mi sistemo sul lettino e non appena chiudo gli occhi qualcuno bussa alla porta, «È permesso?»l'infermiera fa capolino nella stanza trascinando con sé un carrello.
Annuisco sorridendole lievemente.

«Buongiorno, come stiamo oggi?»chiede sorridendomi dolcemente.

«Tutto bene, grazie»rispondo.
«Mi raccomando non muova troppo il braccio, a momenti dovrebbe passare il dottore a visitarla, una buona giornata»esce dalla stanza portando con sé la boccia della flebo vuota e chiude la porta.

Il silenzio si rimpadronisce di nuovo della stanza e la mia mente si tuffa in un circolo vizioso di pensieri che si ripete all'infinito.

Appoggio la testa sul cuscino.
Cosa stava succedendo prima?
Perché sono qua?
Chi sono questi?
Sono così confusa.

***

Il dottore mi ha appena visitata e ha detto che è tutto a posto e che fra un paio di giorni sarei potuta tornale finalmente a casa.

Gli ho chiesto se poteva dirmi cosa è successo precisamente ma mi è apparso come se avesse cercato di evitare di rispondermi.
In ogni caso chiederò ai miei genitori che dovrebbero essere qui a momenti.
Strano che non sono venuti non appena mi sono svegliata.

«Janette»mi giro verso la porta e come previsto ci sono i miei genitori.
Mamma e papà entrano dalla porta e si fermano ad un paio di metri da me.
Cala un silenzio imbarazzante,
ci guardiamo senza trapelare alcuna parola.
Nessuno sa come comportarsi o cosa dire.

«Non mangio eh, venite qui»dico appoggiando la mano sul lettino e invitandoli ad accomodarsi.
Mia madre sorride.
Come se fosse tornata in vita,
come se le avessero dato una certezza.
Entrambi, anche se insicuri, si avvicinano e si accomodano a debita distanza sulla sedia e all'angolo del lettino.

«C-come stai? Ti fa male qualcosa? Vuoi che mi sp-»mia mamma comincia a parlare ed a gesticolare in modo frenetico.

«No mamma, voglio che ti calmi, ti sei dimenticata come fare discorsi con tua figlia?»le afferro una mano e le sorrido rassicurandola,
mi guarda con occhi lucidi e mi sorride.

Si avvicina e mi stringe al suo petto come fossi una piccola bambina.

Un onda di calore materno mi raggiunge e riscalda il mio cuore.
Non sentivo questo calore da tempo,
e a dire il vero ne sentivo molto la mancanza.

Anche mio padre decide di mettere l'orgoglio da parte ed abbassare le armi, quindi si aggiunge al nostro abbraccio.

«Quindi si fa pace?»dico staccandomi dalle loro braccia,
se potessi rimarrei così all'infinito.
«Sembra proprio di sì»afferma mio padre grattandosi la nuca.

Finalmente lo vedo sorridere,
da quel giorno in cui ero tornata in paese non riuscivo più a levarmi dalla testa il suo viso arrabbiato e deluso.
Finalmente torna a sorridere.

«Tesoro adesso andiamo, purtroppo non possiamo stare per via di alcune commissioni...per qualsiasi cosa puoi chiedere ai bodyguard qui davanti, va bene?»entrambi i miei genitori si alzano e si avvicinano alla porta,
colgo l'occasione per chiedere loro spiegazioni sul fatto dei bodyguard.

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