Chapter 33: fai silenzio che ci sentono

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Mi trema il cuore.
Non lo sento da quel giorno.
Con le dita che tremano come gelatina trascino l'icona della chiamata e appoggio il cellulare sull'orecchio destro.
«P-pronto?»balbetto col cuore a mille.
Nessuna risposta.
Ritraggo il cellulare e noto che ha già staccato da un po'.
Ma...?

Riposo il cellulare in tasca ed entro nel supermercato a compare ciò che mi serviva.

In questo momento ho la mente in subbuglio e non riesco a ragionare in modo corretto.

Trascino il carrello per tutti gli scaffali senza prendere nulla, non riesco a concentrarmi con la spesa.

Perché mi ha chiamata?
E perché non ha parlato?
Forse...forse dovrei chiamarlo io?
Lo chiamo io.
Almeno così mi tolgo il pensiero.
Insomma...perché dovrei essere preoccupata?

Sicuramente avrà voluto sapere quando tornavo a lavoro.

Afferro il cellulare ed avvio la chiamata prima che io possa cambiare idea.

«Il cliente da lei chiamato è al momento spento o irraggiungibile, la preghiamo di riprovare più tardi.»stacco la chiamata prima che parti il messaggio vocale e rimetto il cellulare in tasca.
Avrà spento il cellulare...oppure sarà in qualche luogo dove non c'è campo.
Perché preoccuparsi?
Sono solo io troppo ansiosa.

Sospiro e caccio via tutti quei pensieri concentrandomi solo sulla spesa.

Prendo tutto il necessario ed esco dal supermercato con due sacchi di plastica in mano.

Decido di prendere l'autobus dato che non mi va di farmi la strada con tutta la spesa.
Mi siedo su un sedile in fondo ed appoggio le buste ai miei piedi.

Raggiungo finalmente il mio appartamento e dopo aver sistemato la spesa ed aver mangiato qualcosa mi rifugio nella mia stanza.

Mi butto sul letto e fisso il soffitto.
Perché mi sento così persa, confusa, vuota?
Non riesco a a stare tranquilla e il fatto che non ne conosco il motivo mi frustra.

Affondo il viso nel cuscino e le mani nei capelli.
Sono in preda ad un mental breakdown.
Okay, basta Janette.
Non pensare a nulla tranne che a guadagnarti soldi ed andare ad un college.
Ce la farai, si.

In preda alla disperazione, finalmente abbandono il mio animo ad un lungo e profondo sonno.

***

Spengo la sveglia ed osservo per una decina di minuti la sequenza di numeri che cambia al passare di ogni sessanta secondi.

Decido di alzarmi quando mi accorgo che non mi rimane molto tempo, quindi mi dirigo in bagno.
Dopo essermi lavata e vestita afferro una merendina dalla dispensa ed esco dal mio appartamento.

Percorro un tragitto diverso dal solito fino a raggiungere la villa dei Woods.

Sospiro e busso alla porta.
Non vengo qui da quando ho avuto uno shock allergico dovuto alle mandorle che probabilmente erano presenti in uno dei pasticcini che avevo mangiato quella sera.

La porta si apre mostrando l'imponente figura di Fiona.
Mi osserva con stupore.
In un attimo me la ritrovo tra le braccia mentre piange e balbetta:«oh santo cielo Janette sei tornata non sai quanto sono felice s-scusami non sono potuta venire a vederti non ho potuto lasciare i W-woods spero tu non ti sei offesa più di tanto sono stata preoccupata p-per te da quando l'ambulanza ti ha portata vi adesso mi dispiace tanti-»la interrompo prima che le venga un arresto cardiaco per quanto stia parlando a vanvera.

«Fiona su datti una calmata! Sono qui, non è successo assolutamente nulla! Da quando sei così affettuosa?»ridacchio osservo la sua espressione.

Si ritrae per poi ricomporsi e tornare seria«Cosa ci fai ancora qui? Guarda che i piatti non si lavano da soli, fannullona»scoppio in una risata mentre la seguo in cucina.
Questa donna é fantastica.
Due minuti fa era un cane bastonato adesso invece potrebbe linciarmi in un qualsiasi momento.

Comincio a lavare i piatti con un sorriso stampato in faccia.
Questa giornata non è poi cosi male.

«Janette scendi in cantina e prendi due barattoli di salsa al pomodoro, si trovano in uno scatolone a destra»annuisco ed esco dalla cucina.

A dire il vero non ci sono mai scesa nella cantina dei Woods.
Quindi non so manco come è fatta.
Spero solo di non distruggere nulla.

Raggiungo il piano inferiore e cammino attaccata al muro in cerca dell'interruttore per la luce.
«Dannazione»impreco non trovando l'interruttore della luce.

Solo adesso mi ricordo di avere con me il cellulare, quindi faccio per illuminare la torcia quando qualcuno mi prende in braccio e comincia a correre verso l'altra parte del piano.
«ma che diamin-»la persona si ferma per poi appoggiarmi sul pavimento.
I miei piedi tornano a terra e la persona appoggia una mano sulla mia bocca mentre continua a dirigermi per non so dove.

Maledizione.
Ma la luce non entra da nessuno parte qui?
La porta si chiude e finalmente la persona mi lascia andare«ma io dico-»mi interrompe«shh sono io»mi blocco immediatamente al sentire di quella voce.
Arrossisco e ringrazio dio che in questo piano non si vede altro che buio.

Le sue mani provano a raggiungere le mie, quindi le afferra e mi stringe a se.
«fai silenzio che ci sentono».

FATE PIANO EH
HAHDHAHAHA
BUONASERA
okay scusate non mi picchiate per favo
aiuto ma come ho scritto😭😭😭😭
niente appena avrò tempo cambierò IL TITOLO PERCHÉ NON C'ENTRA NIENTE CON NIENTE, LA COPERTINA CHE È INGUARDABILE E REVISIONERÒ TUTTI I CAPITOLI + CAMBIO UN PO' LA DESCRIZIONE.

adesso volevo ringraziarvi tantiiiiiiiiiissimo per le 2,800+ views, veramente vi amo e soprattutto grazie mille perché solo grazie a voi adesso mi trovo nella prima posizione dell'hashtag "mistero" AIUTO SCLERO NON LO MERITO🥺🥺🥺🥺🥺💖💖💖💖💖💖💖💖💖💖💖💖💖💖

alla prossima e grazie per tutto🥺🥺🥺🥺🥺🥺🥺💖💖💖💖

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