Capitolo 32

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Copro entrambi con le coperte e mi abbasso a dare un bacio sia a Sophia che a Dylan, visto che, a causa del brutto tempo, siamo stati costretti a fermarci in un motel... c'era solo una stanza libera, quindi lui ha preso in braccio Dylan e io Sophia e li abbiamo messi a letto.

«Hai una sigaretta?» mi chiede lasciandomi di stucco.

Fuma anche?

Scuoto la testa e mi appoggio al muro, mentre lui si siede su una vecchia sedia di legno e appoggia i gomiti sulle ginocchia.

Non mi sarei mai aspettata che, proprio lui, sarebbe finito a vivere per strada, in prigione, e senza un soldo. Il fatto di non avere nessuno non l'ha aiutato, ma è stato lui ad allontanarsi da tutti, non loro, non noi, non io.

«Dove abiti? Sei tornata dai tuoi?» mi chiede.

«No, abitiamo in una cittadina vicina. Dylan a breve inizierà la terza elementare, Sophia la prima... hanno tanti amichetti, sono felici.» gli dico.

«E tu sei felice?»

La sua domanda mi sorprende... all'inizio, fuori da quella stazione di servizio, non sembrava tanto interessato a noi, ma a raggiungere quanto prima Seattle, mentre ora continua a fare domande e la cosa mi fa piacere.

«A vedere loro felici lo sono anche io.»

«Intendo... con qualcuno, in generale. Anche se non stai con qualcuno, c'è comunque qualcuno nella tua vita?» oh, ho capito dove vuole arrivare: «Ti sei più innamorata dopo Hunter?»

Hunter?

Non so cosa gli faccia credere che io sia stata innamorata di Hunter. Gli ho voluto bene veramente, visto che lui non mi ha abbandonata e non ha abbandonato i bambini gli sto accanto, ma non ho mai provato amore per lui e lui non ne ha mai provato per me... ne abbiamo parlato dopo il suo arresto.

«Non sono mai stata innamorata di Hunter, e nemmeno di qualcun altro se non di...» mi blocco prima di dire qualcosa di troppo.

«Me?» mi chiede, ma non gli rispondo.

Se non ci fossimo incontrati per caso in quella stazione di servizio ore fa ora di sicuro non saremmo insieme, anzi... credo che non ci saremmo mai più rincontrati. Forse è stato il destino oppure semplice casualità, ma ci siamo incontrati...

«Solo perché sono una mamma single e non ho avuto tempo di conoscere altre persone, ma questo non significa che io sia ancora innamorata di te. Io ti odio, e se...»

«Io ti amo ancora.» mi dice bloccandomi.

Ho capito bene?

Sembra così serio... ma non posso fidarmi di lui... l'ho già fatto una volta, non posso rischiare di farmi prendere ancora in giro da lui, perché nel momento in cui inizierò a fidarmi, sparirà come ha già fatto in precedenza... come un disco rotto.

«È solo perché anche tu non hai avuto tempo di conoscere altre ragazze... non mi ami davvero, è perché sono l'ultima per cui hai provato qualcosa di forte.» sussurro.

«No. Ho conosciuto altre ragazze, sono stato con altre, ma... io amo te, e non dire che più avanti conoscerò la persona giusta, perché sono passati sei cazzo di anni e quando ti ho vista non ci ho capito più niente.» mi dice alzandosi e iniziando a venire verso di me.

«Caleb, fermo... non avvicinarti.» provo a fermarlo, ma lui continua comunque a venire verso di me.

Non ha idea di quello che ho provato io quando mi sono girata e l'ho visto... vorrei tanto odiarlo e aver avuto il coraggio di dirgli di no quando mi ha chiesto un passaggio, ma probabilmente sarei comunque tornata indietro a cercarlo, perché sotto sotto io non lo odio. Non lo odio e non so nemmeno perché.

«Ho bisogno di te, perché sei l'unica cosa che mi ha dato la forza di andare avanti.» mi dice appoggiando la mano sul mio fianco, sotto alla maglietta, e iniziando ad accarezzarmi dolcemente.

«Non mi fido di te.» gli dico mentre inizia ad avvicinarsi per baciarmi.

«Però mi hai aspettato. Ammetti che per tutti questi anni hai sperato che venissi a cercarvi, e ammetti che ora stai morendo dalla voglia di baciarmi.»

Lui è Caleb Phillips, sa bene come riuscire a farsi volere da una ragazza... nonostante tutto quello che gli è successo, è riuscito a mantenere il suo fascino e sono sicura che riesca ancora a conquistare qualunque ragazza grazie al suo modo impeccabile di fare colpo con un paio di frasi.

Guardo le sue labbra, così belle, avvicinarsi sempre di più a me, il cuore mi sta per balzare fuori dal petto per quanto batte forte, e quando riporto lo sguardo sui suoi occhi che ho sperato per anni di rivedere, abbasso lo sguardo e lo supero.

«Cosa farai? Ora mi baci, domani fai il carino con i bambini, sempre che tu non scappi mentre dormiamo, e una volta arrivati a Seattle sparisci nel nulla? È questo il tuo piano?» gli chiedo.

«Chiedimi di restare e io resto.»

«Caleb tu devi decidere se restare, non posso dirti io che cosa devi fare!» esclamo cercando di fargli capire che è una decisione sua e solo sua.

«Bristol vuoi sapere che cazzo succederà quando arriveremo a Seattle e rivedrò dopo tutto questo tempo la mia famiglia? Mi fingerò un ricco imprenditore, nel frattempo mi sentirò ripetere che se avessi scelto di restare con voi sarei diventato un fallito, anche se in realtà a rendermi un fallito è stata la scelta di lasciarti quella cazzo di sera, e quando me ne andrò inizierò a bere e sverrò in mezzo alla strada come al solito.» mi dice.

«Allora dimostragli che non sei un fallito! Domani presentati ai bambini e portali con te a far vedere che anche se non sei nessuno nella vita, sei comunque il padre di due splendidi bambini che ti credono un eroe.» gli rispondo.

«E poi cosa faccio? Non ho un soldo, non ho una casa, una macchina...»

«Hai una famiglia. Cazzo, ma non te ne rendi conto? In questa stanza con te ci sono le tre persone che ti amano più di quanto sia possibile e tu pensi ancora a tutto il resto?» forse ho alzato troppo la voce, infatti guardo i bambini per assicurarmi che non li abbia svegliati, ma dormono come degli angeli.

«Mi ami ancora?» mi chiede sorpreso, ma nemmeno questa volta rispondo.

Sbaglierei come ha fatto lui sei anni fa se gli voltassi le spalle... ho insegnato e insegno ai miei figli che non si voltano le spalle alla famiglia, e Caleb è la nostra famiglia, nonostante abbia sbagliato in passato... ma ha capito di aver sbagliato, è stato uno schifo tutto per lui in questi anni... credo sia abbastanza.

Mi afferra per il polso e va verso la porta del piccolo bagno, la apre e la richiude subito, siamo al buio, ma mi solleva e mi appoggia su qualcosa, credo il lavandino, e iniziamo a baciarci come se fossimo ancora quei due ragazzi innamorati di tanti anni fa. Le sensazioni sono le stesse, anzi, forse sono più profonde di quanto ricordassi. Sto facendo quello che mi sento di fare... e quando iniziamo a spogliarci penso solo a una cosa: se è davvero pentito, devo dargli una seconda possibilità, non tanto per me, più che altro per i bambini, ma se ci lasciasse di nuovo, allora sarebbe la fine di tutto.

Nonostante tuttoWhere stories live. Discover now