Capitolo 33

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Pettino Sophia mentre Dylan guarda fuori dalla finestra: per fortuna la tempesta è passata e ora possiamo rimetterci in viaggio, anche se Caleb, al mio risveglio, non c'era più. Spero vivamente che non sia scappato, perché allora abbiamo chiuso davvero per sempre, questa volta.

«Che succede amore? Sei triste?» chiedo al bambino che continua a sbuffare.

Se io fossi stata Caleb, al suo posto, anni fa, non so se sarei riuscita a prendermi le mie responsabilità... certo, ha sbagliato a comportarsi in quel modo, ma avevamo diciassette anni, probabilmente era spaventato, ma mi sembra davvero sincero quando dice che si è pentito.

«Dov'è il tuo amico?» mi chiede lui girandosi e correndo verso il letto, salta sopra e mi guarda curioso di ascoltare la mia risposta.

«Ora torna... perché? Ti sta simpatico?» gli chiedo facendolo annuire.

«Il nostro papà è bello e simpatico come lui?» mi chiede Sophia facendomi sorridere.

Sono felice che lo trovino bello e simpatico, in fondo ieri sera, quando è salito in macchina con noi, prima che entrambi si addormentassero, hanno parlato tanto, e poi lui conosceva anche una delle loro canzoni preferite che hanno cantato insieme. È stato bello vederli tutti e tre insieme, spero quindi che Caleb non abbia rovinato tutto, stamattina.

Ieri sera l'abbiamo fatto... questa volta siamo stati entrambi attenti ad usare le protezioni in modo che non rimanessi di nuovo incinta come l'ultima volta, ma è stato bellissimo, e poi mi ha fatta mettere nel letto con i bambini, ho insistito che si aggiungesse anche lui, ma ha preferito farci stare comodi, mentre lui si è messo su una vecchia poltrona. Spero che non sia proprio quello che è successo tra noi due a farlo scappare, perché mi sentirei in colpa a vita.

Prima che possa rispondere la porta si apre e lui entra con in dosso il solito completo elegante, è... stranamente sorridere, comunque è bello che non sia qui... mi pento di averlo pensato, ma visti i trascorsi è normale...

«Avete visto? È tornato!» dico loro, che sorridono, sembrano così felici di vederlo: «Erano preoccupati e mi chiedevano dove fossi.» gli dico mentre ci raggiunge e si siede anche lui sul letto.

«Tranquilli, non vado via senza di voi.» ci rassicura tutti.

«Ma tu lo conosci il mio papà?» gli chiede Sophia.

Credo che Sophia sia quella che soffre di più per la sua mancanza... vede le altre bambine sempre con i loro papà e lei non sa nemmeno che faccia abbia il suo o come si chiami... ho fatto il possibile per farle sentire meno la sua mancanza, ma a volte è stato difficile, e ora che inizierà le scuole elementari e i bambini vedranno che non c'è il padre, inizierà a farmi delle domande, e io non so che cosa dirò... perché ancora non so nemmeno se Caleb resterà con noi oppure ci divideremo, o tornerà una volta ogni tanto giusto per...

«Sophia mi stava chiedendo se il loro papà è bello e simpatico come te.» gli dico facendola arrossire e venire all'indietro verso di me.

«Oh... mi trovi bello e simpatico?» le chiede lui facendola ridere e annuire.

L'unico motivo per cui a loro ho parlato di Hunter è perché fa parte della famiglia, più o meno. Quando c'era eravamo una famiglia, e quando l'hanno arrestato si è comunque interessato di come stessimo tutti e tre. Una volta che sarà uscito di prigione so che vorrà rivederli, e poi sono felici di sapere che hanno uno zio... visto che le loro zie, cioè Layton e la sorella di Caleb, sono sparite e non hanno mai voluto fare parte della loro vita.

«Voi conoscete il mio nome? Sapete chi sono?» chiede loro, i quali si guardano e poi guardano me.

Ieri sera l'ho chiamato un paio di volte Caleb, credo, ma non credo si ricordino, anche perché erano stanchi.

«Mi chiamo Caleb, e... sono io il vostro papà.» confessa loro.

«Davvero?» chiedono all'unisono, sembrano... felici.

Credo abbiano aspettato per tutta la loro vita questo momento, e anche se il loro primo incontro me lo aspettavo molto diverso, e non sicuramente in una vecchia stazione di servizio, comunque a loro piaceva prima di sapere che si trattasse del loro papà e sono sicura che gli piacerà anche ora, perché a loro non importa se lui lavora, se ha soldi, se ha una macchina o una casa, a loro importa che faccia parte della loro vita e che li ami come loro amano lui.

«Davvero, e vi...» prima che possa finire la frase entrambi gli saltano addosso abbracciandolo.

È una scena dolcissima che mi fa venire le lacrime agli occhi. Sia Dylan che Sophia sono molto maturi per la loro età, e il fatto che lo stiano abbracciando in questo modo mi fa capire che è praticamente il loro sogno che si avvera.

Caleb gliel'ha detto, è stato sincero con loro, e io credo che se fosse voluto sparire una volta arrivati a Seattle non sarebbe stato sincero con loro, invece gliene ha parlato, quindi credo che voglia fare ciò che non ha fatto anni fa: restargli accanto.

«Ti voglio tanto bene papà.» gli dice Sophia.

«Anche io te ne voglio papà.» gli dice anche Dylan.

«Ve ne voglio tantissimo anche io.» sussurra lui mentre li tiene stretti entrambi tra le sue braccia.

Penso che per lui non esista e non sia mai esistita gioia più grande di sentirsi chiamare papà e di sentirsi dire dai suoi figli che gli vogliono bene... perché, nonostante tutto gli sbagli che lui ha commesso, loro sono le due persone che lo ameranno incondizionatamente.

«Ma adesso non vai più via, vero?» gli chiede Dylan allontanandosi per guardarlo.

«No, non vado via più, lo prometto. Da ora sto con voi e con la mamma per sempre.» quindi il bambino lo abbraccio di nuovo, mentre Caleb mi guarda e mi fa un occhiolino e io gli sorrido.

Se l'ha detto ai bambini che non se ne andrà più via significa che resterà davvero con noi per sempre... non ci resta che constatare che andrà davvero così, giorno per giorno.

Nonostante tuttoWhere stories live. Discover now