1.

170 21 35
                                    

Accade che a volte, quando meno te lo aspetti, la vita ti stravolga ed è così rapida nel farlo che non fai in tempo a reagire, ti colpisce senza pietà e non le importa se poi ti rialzerai o rimarrai per sempre sotto le macerie.
Colpisce duro la vita, sempre detto, e la cosa peggiore è che lo fa quando abbassi la guardia perché dimentichi che siamo perennemente su una montagna russa: Oggi sei il re del mondo e domani sei distrutto.
Ed io ero ancora distrutta e bloccata sulla montagna russa, la quale sembrava non avere più intenzione di muoversi.

6 mesi, sembra sempre così poco all'apparenza, ma viverli è completamente diverso: viverli è come essere in un oblio e non avere più via d'uscita, come cadere da un grattacielo talmente alto da chiederti quando sarà la fine... E in effetti me lo chiedevo anche io.
"Quando sarà la fine? La fine del dolore, della paura, della confusione...
Quando finirà la mancanza?"
Me lo chiedevo costantemente e ad oggi mi sono resa conto che, soprattutto la mancanza, non ha mai una conclusione: Ti ci abitui, ci convivi, diventa una parte di te, non ti abbandona mai, è sempre lì pronta a sorgere quando credi che sia svanita: è pronta ad apparire non appena senti un profumo famigliare anche se sai che è impossibile sia il suo, appare quando vedi due occhi simili ai suoi, quando guardi un film e ti rendi conto che il protagonista era il suo attore preferito e capisci che da quel momento nulla sarà più come prima.

Sono sempre stata dell'idea che anche quando le persone se ne vanno non smettono mai di esistere perché un tempo hanno vissuto e qualcosa nel mondo, in te, nelle cose, è stato influenzato da esse e ciò non svanirà mai...
È consolatorio oserei dire.

Erano quindi passati 6 mesi da quando la persona che più amavo mi aveva lasciata per sempre e da quel momento la mia vita non è stata più la stessa, io non sono più stata la stessa.

Sei mesi da quando mio padre mi aveva abbracciata per l'ultima volta.
La persona che più amavo era e sarà sempre mio padre, ma sfortunatamente anche le persone, che per non si sa quale ragione crediamo siano eterne muoiono.
Ho utilizzato proprio la parola "muoiono", parola troppo forte, ma è questa la pura verità.
Tutti moriamo, lo sappiamo da sempre, ma non lo accettiamo mai e per tale motivo si evita sempre di parlarne, ma a volte occorre sincerità per quanto essa possa essere amara.

Mi ritrovai tutto d'un tratto in una realtà nuova, una realtà che non mi apparteneva ed in una vita che non volevo, avevo bisogno di aria.
Mi sentivo costantemente in apnea...
Ero perseguitata da questa sensazione, sentivo un peso sul petto e nemmeno le medicine, o gli psicologi riuscirono a rendere le macerie più leggere: io ero bloccata sotto di esse e sfortunatamente dovevo spostarle da sola perché si sa, bisogna imparare a salvarsi.

Mia madre dopo la morte di papà a iniziò a bere, sempre di più, fin quando, secondo me, le si ubriacò persino il cuore.
Non mi servivano dottori, antidepressivi, un suo abbraccio avrebbe fatto molto più effetto, ma ognuno affronta il dolore in maniera diversa, però avrei preferito lo affrontasse con me.

All'arrivo imminente dei miei 18 anni presi la decisione più importante della mia vita, quella decisione che sarebbe potuta essere il mio più grande sbaglio o la mia scelta migliore: non sapevo cosa mi aspettava, ma avevo già perso tutto ciò che avevo da perdere.

Mi ero arresa, ormai mi sentivo come se dentro di me ci fosse il vuoto totale.
Succede spesso di sentirsi così: persi e vuoti, ma da qualche parte noi siamo ancora lì, da qualche parte dentro di noi le emozioni ci sono, hanno solo paura di uscire, però le paure vanno affrontate no?

Ero tanto arrabbiata, di una rabbia che mi distruggeva dall'interno: ero arrabbiata con i dottori, me stessa, la gente che crede di capirti ma in realtà non capisce un cazzo, ero arrabbiata con lui perché se ne era andato troppo presto...
Io avevo bisogno di lui, dei suoi abbracci, dei suoi rimproveri, avevo bisogno di mio padre.
Forse incolpavo persino Dio, nonostante io non fossi certa della sua esistenza, ma in quel momento necessitavo di credere in qualcosa, ciò da un lato mi faceva sperare che lui oltre le nuvole mi stesse guardando e stesse finalmente sorridendo, perché se lo meritava e sinceramente lo spero tutt'ora.

Io non posso sapere cosa ci sia dopo la morte, ma se so una cosa è che finché esistono i ricordi nessuno muore davvero.

Prendere una decisione importante come il trasferirsi in un altro stato a 18 anni sembra una pazzia, ma spesso da queste pazzie nascono le cose migliori ed io lo desideravo.

Volevo un nuovo inizio, una vita nuova, volevo sorridere ancora, riuscire a ridere di nuovo, vedere il mondo di nuovo colorato, volevo semplicemente fare ciò che anche mio padre avrebbe desiderato per me...
Lui era così forte, non aveva mai perso il sorriso neanche quando provava i dolori più atroci.
Mi aveva insegnato tutto ciò che sapevo e volevo dimostrargli che non aveva sprecato fiato, che avevo assimilato le sue parole.
Volevo che lui fosse fiero di me, ovunque fosse.

*Spazio autrice*
Ciao a tutti!
Ero molto indecisa sul pubblicare questa storia, avevo parecchia ansia e tanti ripensamenti ma alla fine eccomi qua...
Non so a cosa porterà tutto ciò, c'è solo una cosa che desidero: spero con tutta me stessa che voi vi riusciate ad imedesimare in questo racconto, e spero che capiate che non siete soli in questo mondo, che a volte può essere terrificante.
Aspetto vostre opinioni e sono ben accette critiche costruttive, spero che decidiate di vivere quest'avventura insieme a me❤️

Il Coraggio Di Avere Cuore. Where stories live. Discover now