capitolo cinque.

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L'odore di bacon e uova, mi sveglia dolcemente, facendo sognare le mie papille gustative.

Mi siedo e mi stiracchio, svegliando i miei muscoli. La testa mi scoppia e lo stomaco ha deciso di fare i capricci questa mattina.
Inserisco una mano nei capelli per pettinarli: chiederanno pietà per tutti i nodi che ho creato durante il sonno. Mi abituo alla luce del sole e guardo l'angolo della stanza dove si trova la cuccia di Balù, ma sbarro gli occhi non trovandola. Mi guardo intorno e mi porto le mani sul viso, riconoscendo la stanza in cui mi trovo. È presente un'armadio nero davanti al letto matrimoniale in cui ho dormito, accanto c'è una vetrata grande, che lascia entrare tantissima luce.

Guardo il mio corpo e mi viene da piangere, notando di indossare una maglietta che non è di certo la mia.

Esco dal dolce calore, dovuto alle coperte in cui ero e respiro profondamente per placare il senso di nausea che ho. Mi dirigo a cercare il proprietario della casa,percorrendo il piccolo corridoio che porta nella zona giorno della casa.

Mi dirigo in cucina, che si affaccia in salone, dove trovo un ragazzo con l'asciugamano in vita, girato di spalle intento a cucinare. La sua schiena e le sue gambe sono ricoperte di tatuaggi.

«Ehm buongiorno» affermo, portandomi indietro una ciocca di capelli «I-io vado, grazi-» mi interrompo appena lui si gira.

«Thomas?!» urlo, spalancando gli occhi «Oddio, oddio» mi in panico «Dimmi che non abbiamo scopato». Il suo addome è scolpito come se fosse fatto di marmo e devo dire, che è un ottimo buongiorno dopo tutto. La pancia è l'unica parte del suo corpo, insieme al collo,la faccia e le mani, a non essere tatuata.

«Buongiorno Sophie. Dormito bene?» chiede lui, puntando quei meravigliosi occhi su di me.

«Benissimo grazie» rispondo frettolosamente «Puoi rispondere alla mia domanda?».

«Si, abbiamo scopato» afferma lui, per poi rivolgermi in altra volta le spalle.

«Oddio» esclamo toccandomi la faccia. Comincio a camminare avanti e indietro. «Come sono arrivata qui?».

«Ti ci ho portato io» afferma, mentre si gira verso uno sportello, per poi prendere due piatti.

«E dove siamo? Le mie sorelle?» comincio a riempirlo di domande.

«Calmati» afferma «Siamo nel mio appartamento e le tue sorelle le ho avvertite io».

Tiro un sospiro di sollievo e mi siedo sullo sgabello, posto davanti a lui.

«Cosa è successo ieri?» chiedo «Non ricordo nulla. Ho un mal di testa allucinante».

«Ti conviene saperlo davanti a un po' di bacon e uova» dice, mentre appoggia sul bancone i piatti.

«Dall'odore si direbbe che è buono» affermo, chiudendo gli occhi, inalando l'odorino. «Ma tu ieri non eri con tuo padre a vedere i lavori nel tuo appartamento?».

«Si» risponde, mentre riempie i piatti «Questo è di famiglia, lo dobbiamo mettere in vendita».

«Ah» mormoro annuendo «Dove sono i miei vestiti?».

«Te gli ho messi nell'armadio questa mattina» afferma, spostando la sedia davanti a me per poi sedersi.

«Devo ammettere che appena ho saputo che fossi tu l'uomo con cui dormito, ho tirato un sospiro di sollievo» affermo prendendo la forchetta in mano «Ma non per ciò che poi è successo».

MR.BROWNDonde viven las historias. Descúbrelo ahora