Capitolo 20

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"Resta con me, Anche se non c'è domani
Resti per me, oh ye, Il migliore tra i peccati
Dopodiché, Voleremo tra i dannati
Persi dentro un cielo eterno
Al centro del nostro universo
Io muoio di te"

Ryn stava sognando e ne era abbastanza consapevole. Non era esattamente quello che gli studiosi chiamano sogno lucido, ma poco ci mancava. Era conscia di ciò che succedeva ma non abbastanza da cambiarne a piacimento il corso degli eventi. In quel momento infatti stava passeggiando tranquillamente in una città sconosciuta, abbastanza desolata, e avvertiva un persistente rumore ritmico avvicinarsi con costanza. Somigliava al battito di un tamburo, e quando si girò per capire quale fosse la fonte di quel frastuono, vide arrivare al trotto un grosso cavallo da guerra, che produceva quei tonfi con i poderosi zoccoli freschi di ferratura. Sulla groppa sedeva un cavaliere imponente, coperto da una splendente armatura e accompagnato da una spada lucente appesa al fianco.

Ryn si fermò, attendendo che il cavaliere misterioso si avvicinasse. Il grosso destriero ci mise poco ad affiancarla e finalmente i due si poterono guardare negli occhi. L'uomo era bellissimo, moro, con gli occhi chiari e i capelli elegantemente pettinati all'indietro. Aveva lineamenti regolari e armoniosi e anche le labbra carnose si sposavano alla perfezione con il resto del volto liscio, che aveva un non so che di familiare. Il cavaliere le disse qualcosa allungando la grande mano per invitarla a salire in groppa insieme a lui, ma Ryn non capì. Avvertiva le sue parole come se avesse le orecchie immerse dentro ad un acquario e iniziò a guardarsi in giro per cercare qualcosa che potesse ricondurre alla sua quasi totale sordità. Sentiva che se non avesse ascoltato quelle parole non avrebbe più potuto vedere il cavaliere e temeva di essersi persa qualcosa di importante.

L'uomo continuò a parlare, alzando via via il tono, ma lei sentiva solo qualche rumore attutito, simile alla pronuncia del suo nome. Ora che ascoltava meglio capì che probabilmente era proprio il suo nome ad essere scandito, con un tono sempre più alto.

"Ryn. Ryn! RYN!"

Si svegliò. La città misteriosa era scomparsa, rimpiazzata dalla sua piccola e comoda camera d'albergo, e l'enorme bestia da guerra altro non era che il massiccio armadio marrone al fianco del letto. Il cavaliere però c'era davvero. Jotaro era in piedi accanto a lei, leggermente piegato, e le teneva una mano sulla spalla, probabilmente per scrollarla.
Ryn non amava il fatto che il suo sonno venisse disturbato, ma per lui poteva fare un'eccezione. L'uomo si rialzò, permettendole di tirarsi su a sedere.

"Che ci fai qui?" mormorò Ryn ancora assonnata.
"Non ti facevi viva, e dato che Red Hot Chili Pepper mi ha appena attaccato temevo ti avesse riservato lo stesso trattamento, quindi sono venuto a controllare"
"Hai bussato e quando hai visto che non rispondevo hai buttato giù la porta?"
"Non hai bisogno di certi metodi quando hai Star Platinum"
Ryn si alzò, stiracchiandosi e risfogliando le informazioni appena ricevute.

"Aspetta, hai detto che sei stato attaccato?" chiese d'improvviso con un balzo del cuore.
"Esattamente"
"Mio Dio stai bene?" disse con energia prendendolo per le braccia e guardandolo in viso con gli occhi spalancati. Solo in quel momento notò un piccolo taglio che da vicino alla narice arrivava fin a metà guancia. Non sembrava molto profondo all'apparenza e Ryn si accorse di come fosse sicuramente già stato disinfettato. Portò il pollice sulla piccola ferita e l' accarezzò, sinceramente rammaricata per il fatto che il suo Jotaro si fosse ferito.

"Hai altre ferite?"
"No, sto bene" rispose lui con il tono di chi parla ad una mamma affettuosa ma un po'assillante.
"Oh menomale se ti fosse successo qualcosa, io-"
"Non preoccuparti. Sto bene, davvero."
Si allontanarono di mezzo passo a testa, imbarazzati, poi Jotaro le spiegò velocemente la conversazione avuta con il portatore di Chili Pepper e il modo in cui era stato ferito. Parlarono per un bel po' a riguardo, poi decisero di spostarsi nella camera del corvino per mostrarle il telefono esploso e per parlare più tranquillamente.

MERMAID | Jotaro KujoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora