Telefonami tra vent'anni.

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Dopo un mese, evitare le chiamate insistenti di Riccardo e Marta era diventato uno sport solo per professionisti, ma Alessia riuscì a resistere ancora. Dopo la sua breve passeggiata per una delle vie più importanti di Parigi, la sua foto con le due ragazze aveva spopolato sul web e tutti i titoli di giornale l'avevano dichiarata la nuova ragazza ufficiale di Charles Leclerc, e dopo un mese ancora riusciva a trovare persone che parlavano di lei.

Charles, intanto, seduto sul divano di casa sua pensava a quale strana situazione avesse obbligato Alessia a farle dire che era la sua ragazza. In un mese, quello era diventato il suo pensiero fisso. Quindi, di conseguenza, il suo obbiettivo di eliminarla dalla sua mente era completamente fallito.
Recuperò per l'ennesima volta il cellulare, pronto per comporre il suo numero e farle quella fatidica domanda, poi lo lanciò di nuovo sul divano. Era stanco, stanco anche per colpa del suo lavoro. Quel mese di dicembre si presentava pieno di gare ed impegni, ma la sua mente era occupata da una sola persona. Il perché non se lo spiegava. Sapeva bene che non l'avrebbe trovata a Milano, sapeva bene della litigata con Marta, sapeva bene della tensione che si era instaurata tra Marta e Riccardo, tutto per colpa sua. Sospirò e decise di fare lui il primo passo. Prese il cellulare e compose il suo numero. Lo sentì squillare per svariati secondi, ad ogni squillo il cuore accelerava di battiti.

«Pronto?» rispose con tono confuso, anche se aveva controllato per parecchi minuti il nome che le era comparso sul display.

«Alessia.» disse lui, sorpreso di risentire la sua voce. Qualche secondo di silenzio li divise, poi lui riprese. «Come stai?»

«So che non mi hai chiamato per questo, Charles. Dimmi e facciamola finita.» rispose gelida come al suo solito, mentre si sistemò sul suo divano.

«Ti volevo chiedere il perché hai detto-»

«Quello che è successo in quel negozio?» tagliò corto lei, cercando di nascondere la delusione nel suo tono di voce. Charles annuì anche se lei non poteva vederlo. «Allora?»

«Si, per questo.»

«Mi hanno preso alla sprovvista e non mi hanno lasciato parlare. Avrai sicuramente modo di spiegarlo durante le tue numerosissime interviste, puoi anche darmi la colpa se vuoi, perdonami se non sono così barava a gestire queste situazioni.» lo aggredì lei, tirando sulle sue gambe la solita coperta grigia che utilizzava ormai da anni. «Ora, se hai finito...» continuò, ma la voce la tradì. Lasciò cadere la frase e si portò una mano sul viso per cercare di prendere dei profondi respiri.

«Sentirti così...mi fai sentire un coglione.»

«Lo sei!» disse Alessia, lasciando perdere se il suo tono era incrinato dalle lacrime. Se solo fosse stata più debole, gli avrebbe ammesso che gli mancava da morire, desiderava tanto che tutto fosse andato in un altro modo, le mancava addirittura il rumore della sua stupida Ferrari.

«Hai ragione, ma anche tu Chérie! Va bene, ti ho mentito ma quanto quella bugia, paragonata al resto...Dio mio, Alessia. Non vale niente a confronto!» concluse poi, chiudendo un discorso che lo stava facendo accartocciare nei suoi stessi pensieri. «E non cercare di dirmi che non è vero, perché non ti crederò mai. Tutto quello che abbiamo fatto è stato vero, quello che ti ho detto-»

«Non tutto quello che mi hai detto era vero.» lo interruppe, come suo solito.

«Chérie! Davvero, sei impossibile. Sei impossibile. È impossibile che tu riesca a credere che per una sola frase detta, hai mandato a cagare quello che siamo stati.» aggiunse lui, dovendo alzarsi dal suo posto per iniziare a camminare lungo tutto il corridoio di casa sua. «Il mio lavoro-»

«Anche il tuo lavoro è vero, Charles. E tu...tu veramente non capisci. Ti ho detto mille e mille volte che odiavo le bugie e tu-»

«Ti ho detto che lavoravo con le macchine!» le urlò al cellulare, e quella fu la prima volta che lo sentì così arrabbiato. «Mi sento anche stupido a parlartene, se per una parola ti è bastato lasciarmi forse nemmeno ci tenevi così tanto.» aggiunse poi, con tono più calmo, sperando di toccare qualche nervo scoperto per avere una sua reazione. Anche Alessia dovette alzarsi dal suo divano, lasciando cadere la coperta grigia sul pavimento.

Per uno come me, c'è un'altra come te; Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora