Only human, after all

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Contesto: S1x03 – Dopo la consegna del bambino e la chiacchierata con Greef Karga, Din Djarin torna alla Razor Crest e si prepara a partire... più o meno.

Personaggi: Din Djarin, Greef Karga (menzione)

Genere: flash-fic, missing moments, introspettivo

[491 parole]


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Take a look in the mirror
And what do you see
Do you see it clearer
Or are you deceived
In what you believe

Rag'n'Bone Man



Il portellone della Razor Crest si chiude alle sue spalle con un rumore sordo.

Sente il localizzatore bruciare attraverso il tessuto dei guanti. Non l'ha acceso, non ancora, eppure non riesce a ignorare la sua presenza. Lo ha richiesto con insistenza, come se ne avesse bisogno. E se Greef Karga alla fine non si fosse arreso, forse sarebbe arrivato quasi a implorare per averlo. Questa smania, questa scellerata mancanza di autocontrollo, non è proprio da lui.

"Voglio un altro lavoro. Più lontano è, meglio è."

Infila il localizzatore nella cintura quasi con rabbia. La sua presenza gli dà un vago senso di nausea.

L'aria gli accarezza le pelle quando si sfila il casco, l'odore pungente del carburante gli solletica le narici. La sua vista si fa più nitida, i colori più vividi.

Le gambe lo guidano verso il minuscolo alloggio. Ha bisogno di sciacquarsi la faccia... e anche di radersi, ma per quello c'è tempo.

Si guarda attraverso lo specchio. L'ultima volta che si è dato una pulita sulla Razor Crest era pieno di fango e polvere, con svariati ematomi sul corpo e qualche graffio in faccia. Il Mudhorn l'aveva proprio conciato per le feste. Se lo avesse affrontato con l'armatura che ha ora, probabilmente lo scontro sarebbe andato in modo diverso. Non avrebbe avuto bisogno dell'aiuto del piccolo, tanto per cominciare.

Appoggia il casco sulla superficie più vicina, il ferro mandaloriano emette un bagliore fulmineo. Ha la vaga impressione che gli stia facendo l'occhiolino.

Si è venduto l'anima per avere quel Beskar.

Si sciacqua la faccia, l'acqua gelida penetra nella pelle e gli si incastra tra le ciglia. Lo specchio gli rimanda l'immagine di due occhi scuri e profondi, cerchiati dalle occhiaie. Ha gli stessi occhi del padre, leggermente più stretti. Quelli del genitore adottivo, invece, non li ha mai visti.

La tentazione di nascondersi di nuovo dietro al visore del casco è forte, ma si trattiene. Si sforza di sostenere il proprio sguardo. Fatica a riconoscersi, e non per gli ematomi in via di guarigione o per i graffi che gli solcano il viso.

Per la prima volta da quando è entrato nella Gilda, sente di non aver fatto il proprio dovere.

Per la prima volta da quando è nato, ha il presentimento di aver commesso un enorme passo falso.

"Goditi le ricompense. Una volta uscito dall'iperspazio, tutto questo sarà dimenticato."

Ma lui non è il tipo da farsi di spezie, tanto meno se è un consiglio di quel viscido di Greef Karga.

Appoggia le mani ai bordi del lavandino e si concede il tempo di guardarsi nel suo nuovo equipaggiamento. Il Beskar riflette la luce a ogni movimento, sembra quasi dotato di vita propria.

È un inganno. Resistente, potente e affidabile, ma pur sempre un inganno.

Dopotutto, sotto il Beskar, sotto quella sfilza di congegni nascosti e armi letali, ci sono ossa che si possono spezzare, muscoli e tendini che possono essere tranciati.

Dopotutto, è solo un uomo. 




Angolino oscuro dell'autrice:

C'è un momento preciso nell'episodio 1x03 dove Din Djarin decide di agire per salvare il piccolo; non volendo togliere niente a quella scena – che reputo bellissima e tremendamente dolce – ho preferito concentrarmi su ciò che succede subito prima e dare al nostro eroe il tempo di pensare e di analizzare le proprie emozioni. Spero di aver fatto passare un particolare senso di vaghezza e di indecisione dovuto alla perdita di certezze. Se non è passato, ahimé, credo di aver fallito.

Faccio molta fatica ad essere sintetica quando scrivo, questa raccolta sarà per me una sfida. E per renderla più "stimolante", sarà in modalità "aperta"; chi vuole può proporre prompt, artwork o altro materiale su cui basare le storie future (chissà che così facendo mi passi la sindrome da pagina bianca che mi accompagna da mesi). 

Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a qui, spero abbiate apprezzato. Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate... in cambio vi offrirò della spotchka!

Che la Forza sia con voi,

Helmwige 

P.S: La canzone citata all'inizio, da cui è scaturita l'ispirazione, è Human di Rag'n'Bone Man.

Schegge di Beskar || THE MANDALORIANDonde viven las historias. Descúbrelo ahora