Capitolo 19

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Camminai verso l'ingresso da cui eravamo venuti. Le grida d' incitamento erano sempre più forti, segno che i combattimenti stavano per iniziare.

La mia mente vagava all'istante prima, quando Jason mi aveva trattata come una delle sue tante spasimanti, talmente desiderose di arrivare a lui da non pensarci troppo a raggirare anche i suoi amici. Come aveva potuto credere che fossi come loro? Come aveva potuto picchiare Seth? Mi rifiutavo di credere che quel ragazzo fosse stato Jason, colui che mi aveva difesa da quei ragazzi, il mio protettore dalle malignità della Loggia e persino dal mio assalitore. No, quello di prima non era il mio Jason, mi rifiutavo di crederci, allora perché la mia testa continuava a martellare insistentemente e il mio petto doleva così tanto da provocarmi delle fitte fastidiosa allo stomaco? Forse, era la consapevolezza che stava cercando di farmi ragionare con la testa e non con il cuore.

Intravidi Seth appoggiato alla ringhiera della balconata, intento a tamponarsi il labbro con un fazzoletto. Mi asciugai le lacrime con il dorso della mano e feci un profondo respiro prima di avvicinarmi a lui. Aveva appena subito un colpo da parte del suo migliore amico, non meritava di sorbirsi anche le mie frustrazioni.

«Sei qui» dissi raggiungendolo. Seth alzò lo sguardo su di me, i suoi grandi occhi scuri erano preoccupati e leggermente sgranati.

«Ti ha fatto male?» Chiese scrutandomi qualche istante. A livello fisico stavo alla grande, nonostante la sua ferrea presa, non avevo riportato dei segni, ma a livello interno, il mio cuore sanguinava per l'umiliazione.

«Stavo meglio prima...» Smorzai con un debole sorrisetto. Seth non sembrò essere d'accordo, ma non cercai di rincuorarlo oltre, mi limitai a gettare una rapida occhiata sotto di me. Fernandez era seduto in prima fila e stava parlando con un uomo alto e privo di capelli. La Loggia, il luogo dove il male si insinuava sottopelle come un parassita di quei film di fantascienza. Che fosse lei la causa del comportamento di Jason? Tutta quella violenza si espandeva così tanto da annebbiare la vista delle persone che vi entravano dentro? Avevo così tante domande e così tante poche risposte che per un solo istante sentii la testa girare. Dovevamo andare via da lì, al più presto.

«Dobbiamo andarcene» aggiunsi all'improvviso voltandomi verso il ragazzo. Lui abbassò appena il fazzoletto dal viso e scosse la testa.

«No.» Il suo tono secco mi fece trasalire. Era stato così duro nel rispondere che non mi era sembrato neppure il solito Seth.

«Ma...»

«Non lascerò Jason da solo!» Esclamò emettendo una smorfia di dolore, sicuramente per il labbro. Rimasi scioccata a fissarlo come una scema, non riuscivo a capire come potesse desiderare stare al suo fianco dopo ciò che gli aveva fatto. Lo aveva picchiato per ben due volte e senza un valido motivo, lo aveva trattato come una pezza, ma Seth continuava a volergli restare accanto, perché?

«Ti ha appena colpito!» Sbottai indicandogli la faccia.

«È stata colpa mia, non avrei dovuto baciarti» specificò, come se ciò potesse bastare a sistemare tutta la faccenda.

«Ti stai ascoltando?» Chiesi con gli occhi strabuzzati dalla sorpresa. Forse i cazzotti presi lo avevano stordito.

«Sì.»

«Non credo.»

«Per Jay sei importante, avrei dovuto pensare alle mie azioni...» Aggiunse abbassando gli occhi sul fazzoletto ricoperto di sangue. Aveva il labbro gonfio e spaccato in due punti e la sola vista di ciò che Jason gli aveva fatto, mi fece attorcigliare lo stomaco. Dio se odiavo la violenza.

«Se non fosse stato per te, Fernandez mi avrebbe scoperta», gli ricordai. Me l'ero vista davvero brutta e solo la sua prontezza aveva fatto sì che all'uscita dall'ufficio, Fernandez non mi avesse riconosciuta.

COVERT- nell'oscurità dei suoi occhi (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora