Capitolo 7

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La mattina fredda di dicembre si sentiva benissimo anche senza uscire fuori. La gente, vista dal finestrino della macchina, era vestita con giacconi pesanti, chi indossava un berretto di lana, chi i guanti e chi la sciarpa pesante e chi tutte e tre insieme.

I coraggiosi sfidavano il freddo con un semplice cappotto, ma tutti noi sapevamo quanto gelata fosse quella mattina.

La macchina di Emma viaggiava a rallentatore a causa del traffico della città. Un clacson suonò e poco dopo un altro lo imitò. Emma, seduta dal lato del guidatore, malediceva le auto davanti a lei, mordendo il bicchiere del caffè da asporto che aveva preso qualche minuto prima.

«Sul serio, non c'era bisogno di accompagnarmi...» Le dissi spezzando le sue imprecazioni. La bionda si voltò verso di me come se le avessi fatto notare di avere un ragno tra i capelli.

«Jason ti dà appuntamento alla stazione alle undici di sera e tu mi dici che non importa che ti accompagni? Sei impazzita?» Mi morsi il labbro, ero nervosa per quella serata, non avevo idea di cosa mi aspettasse e avevo il terrore di scoprirlo. Avevo atteso il venerdì con impazienza, avevo persino immaginato possibili atrocità, ma poi la mia mente era tornata lucida e avevo smentito qualsiasi assurdità.

«Non mi succederà niente, Emma.»

«Non lo conosciamo abbastanza per fidarci!» Rispose battendo il pugno sul centro del volante.

«Ma lo conosciamo quanto basta per hackerare con lui un pc in mano alla polizia...» Ribattei prontamente guardando fuori. Era buio, erano le dieci di sera e Firenze continuava a essere movimentata nonostante l'ora.

«Questa è un'altra faccenda!» Esclamò convinta. Avrei voluto ribattere, dirle che non era affatto "un'altra faccenda", ma a cosa sarebbe servito? Certamente non a farle cambiare idea al riguardo.

«Posso chiederti perché sei voluta partire così presto? Cosa farai alla stazione per un'ora?» Domandò superando un taxi in procinto di accostare.

«C'è una caffetteria lì vicino, resta aperta fino a tarda notte e ha degli angoli per gli studenti come me...»

«Sinceramente, sono preoccupata. Sei troppo coinvolta con Jason, non voglio che...»

«Emma! Jason è solo un ragazzo», le ricordai con aria seccata.

«E tu sei troppo presa da lui.»

«Dio, ma ti senti quando parli?» Scattai come una molla, ma lei non rispose, si limitò a irrigidire i muscoli delle spalle e stringere con forza il volante.

«Se troppo agitata oggi, tutto bene?» Le domandai con preoccupazione.

«No, ho una strana sensazione...» La macchina accostò poco dopo davanti alla stazione. Il volto di Emma era teso e molto pallido. Le afferrai la mano e la strinsi forte nelle mie. Lei mi guardò, mostrandomi i suoi ghiacciai e la debolezza di una ragazza che ha perso il fratello, ma che continua a combattere per riaverlo con sé.

«Andrà tutto bene», le sorrisi e lei sembrò quasi ricambiare, ma poi il suo telefono squillò distraendoci.

«Sì?» Rispose assumendo un'espressione seria che man mano diventava tesa e cupa.

«Arrivo subito», annuì riagganciando poco dopo. Non avevo bisogno che mi spiegasse, avevo compreso che fosse richiesta altrove.

«Ru...»

«Va', io me la caverò», le schioccai un bacio sulla guancia prima di aprire la portiera della macchina e scendere. Lei mimò un "grazie" che ricambiai con un sorriso, poi l'auto se ne andò lasciandomi da sola. Mi strinsi nel cappotto e mi guardai intorno. La stazione era affollata, come ogni sera, non avrei avuto nessun problema a raggiungere il bar da sola.

COVERT- nell'oscurità dei suoi occhi (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now