Capitolo 4

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L'allenamento era terminato giusto in tempo per l'ora di pranzo. Le mie gambe dolevano così tanto da farmi camminare come un pinguino. Stefano era un maledetto addestratore di militari, non credevo avrei mai fatto un allenamento del genere. Sospirai stanca e guardai la bionda accanto a me che leggeva nel suo iPhone un messaggio, mentre addentavo un panino.

«Brutte notizie?» Domandai curiosa vedendo la sua espressione contrarsi in una smorfia. Mi ricordai di dover chiamare mia madre per dirle che stavo bene e che presto sarei tornata a casa per salutarla, ma la bionda mi distrasse.

«La polizia», rispose con una voce strana.

«Hanno trovato tuo fratello?» Chiesi speranzosa in una risposta affermativa, ma lei scosse la testa.

«Mia madre dice che questo pomeriggio verranno a casa nostra per prelevare delle cose di Edoardo.»

«Cosa ti preoccupa?» Se fossi stata al suo posto sarei stata lieta di sapere che la polizia non se ne stava con le mani in mano, ma lei non sembrava dello stesso parole e tardò persino a rispondere, tanto era immersa nei suoi pensieri.

«Emma?» Le passai una mano davanti gli occhi più volte, finché non si riebbe.

«Devo fare un salto a casa», affermò all'improvviso lasciandomi con due occhi a pesce lesso. La ragazza si alzò dalla scalinata di marmo e si sistemò la giacca, poi afferrò le sue cose con rapidità.

«Pensi di tornare prima o poi?» Le chiesi pensando alla sua idea di scovare qualche malignità nell'accademia, ma lei non rispose, si apprestò a scendere le scale a corsa, come se fosse stata inseguita da uno spirito. Sospirai e fissai il panino che avevo in mano, mi era anche passata la fame.

«Persino le tue amiche ti abbandonano» sbottò una voce a me fin troppo familiare, alzai lo sguardo e notai la figura di Jason appoggiato alla parete con le braccia conserte e le gambe incrociate che mi fissava. Mi voltai dietro di me, ma non vidi nessuno. Che parlasse con me?

«Parlavo a te, stralunata», continuò facendomi trasalire. E ora che voleva da me? Notai solo in quel momento che era vestito normalmente. Indossava dei pantaloni neri con degli anfibi scuri e un maglione grigio molto semplice che veniva ricoperto da un giacchetto di pelle nera a cui aveva arrotolato le maniche fino al gomito. Sospirai.

«Ti prego, ho già abbastanza problemi per oggi e chissà perché questi problemi tendono ad aumentare quando ti vedo», borbottai convinta di ciò che stavo dicendo. Dopotutto entro sotto la doccia e mi rubano i vestiti, esco nel corridoio e trovo lui, vengo quasi beccata dal guardiano dell'accademia e con chi ero? Con lui. Jason alzò un sopracciglio indignato facendomi arrossire.

«Forse perché sei un'imbranata» rispose piccato.

«O forse porti iella tu» scimmiottai facendolo fermare a un passo da me.

«Non l'hai detto davvero», mi disse con aria offesa

«Oh, sì che l'ho detto... Lo direi mille volte ancora.»

«Con questa lingua lunga altro che fidanzati, rimarrai zitella a vita.» Alzò gli occhi al cielo facendomi uscire un versetto irritato dalla bocca.

«Si può sapere cosa vuoi da me?»

«La tua amica bionda è una Rossi, non è così?» Domandò serio guardandosi intorno con aria tesa e misteriosa.

«Sì, perché me lo chiedi?»

«Ehi, ti ho fatto una domanda», lui sbuffò afferrandomi per il braccio e iniziando a trascinarmi via.

«Ma che fai? Lasciami!» Gridai contrariata mentre lui continuava a tenermi salda.

COVERT- nell'oscurità dei suoi occhi (IN REVISIONE)Où les histoires vivent. Découvrez maintenant