Capitolo 65

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Hayden
<Questo vuol dire che posso togliere il gesso?>, domando al dottore che mi ha appena visitato e mi ha comunicato che le mie lesioni si sono velocemente sistemate.
<Si, vedo che ne è felice>, afferma sorridendo mentre prende tutto quello che gli serve per togliermi questo maledetto gesso che non sopporto più.
<Beh, devo dire che mi ha tenuto compagnia per qualche giorno...ma posso farne a meno>, dico ridendo sentendo il braccio più leggero e meno pesante.
<Per quanto riguarda il lavoro, credo che debba aspettare ancora un po' però>, mormora alzando le spalle.
<Si lo immaginavo, ma è già qualcosa liberarmi da questo peso>, ribatto sollevato.
<Ci vorrà solo qualche giorno in modo che possa riprendere del tutto le funzioni degli arti e qualche altra visita>, mi spiega liberandomi definitivamente dal gesso e riuscendo finalmente a chiudere il pugno della mano.
<È una sensazione bellissima>, mormoro sorridendo come un ebete.
Ma è davvero un sollievo per me.
<Ci credo tenente>, concorda il dottore concentrandosi sul piede adesso.
<Il comandante Lawrence mi ha espressamente chiesto di essere duro con lei>, ammette sorridendo e guardandomi in volto.
<Lo immaginavo, pensa che io sia uno stupido e un bambino a volte>, ribatto sbuffando anche se so che lo fa per il mio bene.
<Beh, gettarsi da una finestra lo trovo un po' esagerato>, mugugna l'uomo facendomi alzare gli occhi al cielo.
<Non mi sono buttato da una finestra>, specifico guardando il mio piede finalmente libero.
<Faccia piano e non faccia sforzi inutili>, mi raccomanda mentre infilo la scarpa e poggio il piede a terra delicatamente.
<Ci proverò, grazie mille dottore>, affermo stringendogli la mano ed uscendo da questo ospedale per l'ennesima volta.
<E tu cosa ci fai qui?>, mi domanda Mery mentre esce dal pronto soccorso con la barella.
<Ho tolto finalmente il gesso, voi?>, domando indicando l'ambulanza alle sue spalle.
<Abbiamo portato un bambino in ospedale per una caduta da un albero>, mi spiega ed io annuisco soltanto.
<Capisco, ci vediamo>, la saluto andando verso la mia auto finalmente potendo camminare normalmente.

Quando entro in macchina mi viene la pazza idea di raggiungere Hope in ufficio; ok, forse sto correndo un po' troppo...alla fine abbiamo solo deciso di riprovarci e abbiamo dormito insieme, il che per me è qualcosa e di certo se devo riprovarci, voglio farlo nel migliore dei modi.
E sapendo anche che quel Roger può andare a trovarla in qualsiasi momento, non mi fa stare per nulla tranquillo.

Arrivo alla reception e vedo un mare di gente che esce ed entra da questo posto.
Speriamo che non sia sempre così, non so come facciano a non impazzire o a non innervosirsi.
Arrivo nel giro di cinque minuti nel suo ufficio, due minuti solo per aspettare il mio turno davanti l'ascensore.
Sto impazzendo e sono qui da quanto? Dieci minuti?

Davanti al suo ufficio, sento qualche piccola parola di una persona che non vedo l'ora di vedere e non sto parlando di Hope.
Ok, voglio vedere anche lei.
<Avanti>, sento dire dalla donna che comanda questo posto infernale.
Apro la porta ed infilo la testa dentro; la vedo concentrata nel leggere qualcosa mentre la piccola Sophie se ne sta al centro della stanza che gioca con il coniglio che le salta intorno.
<Buongiorno>, mormoro entrando del tutto e osservando le facce incredule delle sue persone che mi osservano.
<Hayden>, esulta la piccola correndomi incontro per poi abbracciarmi.
<Ciao piccola>, mormoro stringendola a me stando però attento al braccio e al piede.
<Grazie per Marshmallow>, continua battendo le mani felice.
<Chi scusa?>, domando non capendo ma poi guardo l'animale che continua a saltare e capisco che si riferisce a lui.
<Al coniglio, mi piace>, mi spiega ed io sorrido alzando lo sguardo verso l'altra donna che mi guarda sorridente dietro la sua scrivania noiosa.
<Mi raccomando lavalo qualche volta>, le ricordo lasciandola libera dalla mia presa e lei torna a giocare con quel cucciolo.
<Vedo che stai bene>, afferma Hope indicando il braccio e il piede.
<Mi hanno tolto finalmente quell'inferno>, mormoro sorridendo infilando le mani in tasca e osservandola in ogni modo possibile.
Lei arrossisce e poi torna sulle sue carte.
<Cosa ci fai qui?>, mi chiede firmando un foglio stra pieno di parole per poi chiudere quella cartella.
<Oh...beh, giusto...perché sono qui>, dico dondolandomi sui talloni e guardando i suoi occhi che mi scrutano dal basso.
<Vuoi sederti?>, mi domanda indicando la sedia ed io non me lo faccio ripetere due volte.
<Volevo solo vederti e sapere se a Sophie piacesse il coniglio>, rispondo alla sua domanda precedente e lei sorride mordendosi le labbra.
Qualcuno la fermi.
<Beh, direi che le piace molto...pensa che ha detto che vuole dormire con lui e non lasciarlo mai>, mi spiega ridendo ed è contagioso.
<Anche io volevo vederti, anche se...cioè, ci siamo visti poche ore fa>, mormora imbarazzata.
Si passa una mano tra i capelli e poi si alza per prendere un bicchiere d'acqua.
La gonna che le arriva sotto le ginocchia la fanno sembrare più grande di quello che non sia, sta benissimo però. I tacchi alti le slanciano le gambe lunghe e fini e wow...ieri sera l'avrei baciata se non fossi sicuro che si sarebbe tirata indietro.
<Quando finisci di lavorare?>, le chiedo quando si volta verso di me e mi sorride mentre in sottofondo sentiamo Sophie che parla con il coniglio come se potesse risponderle.
<Tra due ore, più o meno>, risponde sedendosi di nuovo.
<Signorina...c'è il signor Black>, la avvisa qualcuno dal telefono posto sulla scrivania.
<Oh...fallo entrare>, risponde grattandosi la nuca.
<È Roger>, mi avvisa ed io alzo le sopracciglia sorpreso.

Freie Seelen Where stories live. Discover now