Senza titolo

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AUTORE: writingsweetly

PACCHETTO: giorno 10

GENERE: fanfiction, drammatico, introspettivo, angst, sentimentale, incompiuta, contenuti forti. 

"La tua rappresentazione...", iniziò, guardandola con occhi colmi d'ammirazione. "...non ho mai assistito a nulla di più emozionante".

La poetessa chinò il capo e si piegò leggermente in avanti, in segno di rispetto. "Siete gentile, Imperatrice. Vi ringrazio".

La sovrana di fronte a lei indossava delle vesti meravigliose, di lino rosso finissimo, decorate con una fascia in vita stretta attorno i fianchi, e impreziosita con inserti a lamina d'oro e argento a richiamare il periodo tanto festoso del Solstizio. Le sollevò il mento con delicatezza. "Dove trovi l'ispirazione?", domandò.

La giovane ateniese carezzò distrattamente la stoffa bianca della propria tunica, prima di rispondere: "Le parole appaiono da sole, come se provenissero da un mondo lontano. Io mi limito a scriverle", ammise con umiltà. "Ma ditemi di voi, vi supplico. Non si parla d'altro in tutto il regno. Si dice che i vostri uomini vi seguirebbero sino alle porte degli Inferi. È meraviglioso, non trovate?".

L'imperatrice parve rifletterci. Fece una piccola smorfia. Non era certo amore, quello dei suoi sudditi. Rispetto, forse. Fiducia, obbedienza, obbligo magari. Non aveva nulla a che vedere con il sentimento che la poetessa aveva saputo mettere in scena quella sera. "Tu ci credi?" si trovò a chiederle.

La giovane corrucciò la fronte, manifestando la sua confusione e l'imperatrice, con un sorriso, dovette aggiungere: "L'amore che hai descritto. Esiste davvero?".

Rispose facendo spallucce. "Non è ciò che desideriamo tutti? Qualcuno che sia in grado di suscitare nel nostro animo un sentimento per cui valga la pena di morire?", s'incantò ad ammirare quelle iridi cobalto della sovrana. Più la guardava più si convinceva non esistesse nulla di più incantevole. "Avete degli occhi meravigliosi", ammise infine, a voce alta.

Si rese conto delle sue parole solo in un secondo momento, perdendosi in un sorriso altrettanto prezioso, quello dell'imperatrice. "Oh, perdonate la mia insolenza. Non so cosa mi sia preso, i-io...", guardò altrove, mortificata. Dei dell'Olimpo, che vergogna! "Me ne vado subito".

"Gabrielle...", la voce della sovrana uscì morbida come una carezza. "Per favore, non scusarti", adagiò una mano sulla sua spalla scoperta, perciò Gabrielle s'irrigidì sul posto. "È questo il tuo nome, non è così?".

"S-sì", balbettò.

Restarono a fissarsi per un po', secondi che parvero interminabili, finché il chiacchiericcio tra Cesare e Antinea catturò l'attenzione di entrambe. L'Imperatrice sospirò sommessamente, avvertendo lo sguardo del suo sposo puntato su di loro. Pensò fosse meglio posticipare la conversazione in un luogo più appartato. "Ti va di fare due passi insieme, dopo il rinfresco?".

Gabrielle deglutì a vuoto. Stava avendo non poche difficoltà a spiccicare due parole insieme, il che non era da lei. Infine annuì. "Ma certo, Imperatrice. Sarebbe un onore".

"Ti prego, chiamami Xena", avvicinò la mano, e la poetessa non osò scostare la sua, quando le loro dita si sfiorarono. Pregò gli dei affinché l'Imperatrice non si accorgesse del trambusto insistente che stava facendo il suo cuore. Poi s'inchinò di nuovo prima di congedarsi, agitata e gioiosa al tempo stesso.

*

Il viso dell'Imperatrice s'illuminò, notando la poetessa avvicinarsi. "Sei venuta".

"Non potevo mancare".

Dodici giorni di NataleWhere stories live. Discover now