1. Nei guai

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Hai vent'anni
e sai
che ce la farai
sei cresciuta, anima
il buio non ti fa più paura
se chiudi gli occhi
e pensi a chi ami
torna la luce:
ecco la cura

Gennaro Madera, Hai vent'anni


Era esausta, ma la giornata finalmente sembrava volgere al termine. Corinna infilò il cappotto e raccolse la borsa marrone poggiata sul bancone del negozio.

«Ci vediamo domani», urlò verso l'interno del locale. Sul retro c'era Flora, il suo capo, a sistemare le ultime cose.

«A domani, Corinna» la salutò Flora.

La stanza piombò nel buio mentre usciva.

Fuori era già scesa la sera, la gente si affrettava a tornare a casa, le macchine per strada cominciavano a essere sempre meno. Si avviò lungo il marciapiede, frugando nella borsa in cerca del cellulare. Doveva chiedere alle sue coinquiline se c'era qualcosa da mangiare, o si sarebbe fermata a prendere una pizza. Sentì lo stomaco brontolare; tutto quello di cui aveva bisogno in quel momento era del cibo e una doccia calda.

Una figura le si parò davanti. Corinna fu costretta a fermarsi per non finirgli addosso, alzò gli occhi e in quel preciso istante le si gelò il sangue nelle vene. L'uomo sorrise, mostrando denti anneriti dalla nicotina. Capelli brizzolati, corti, giaccone che nascondeva a fatica una muscolatura possente. Rocco.

«Ehilà, dolcezza.»

Corinna fece un passo indietro, poi un altro. Il battito del cuore forsennato, la paura le stava mandando una scarica di adrenalina, che pulsava nelle vene ravvivando ogni suo senso. Si guardò intorno, in cerca di una via di fuga. Dietro di lei, un altro uomo sghignazzò. Voltò la testa.

«Dove credi di andare?» La guardò divertito, gli occhi scuri la inchiodarono a lui. Gettò a terra la sigaretta, schiacciandola con la scarpa da ginnastica bianca. Era più giovane di Rocco ed era la prima volta che lo vedeva. Notò le pupille dilatate quando si avvicinò e le strinse la mano attorno al braccio. I capelli castani erano legati dietro la nuca e sulla tempia sinistra aveva tatuato un coltello, con la punta rivolta verso il basso.

Corinna cercò di sfilare il braccio dalla presa salda di lui. «Lasciami stare.»

«Sei nei guai, bambolina. Il capo rivuole i suoi soldi e li vuole entro due giorni.»

«Due giorni?» Lanciò uno sguardo implorante a Rocco. Non erano quelli i patti, non potevano chiederle una cosa del genere. «Ditegli che glieli porto a fine mese, come avevamo concordato.»

«Hai tempo fino a dopodomani, dopodiché verremo a farti una visitina nel tuo appartamento e non sarà piacevole. A meno che tu non venga con noi, adesso» rispose Rocco, facendosi più vicino.

Corinna sostenne lo sguardo viscido dell'uomo che la teneva per il braccio. Non gli avrebbe mai concesso la soddisfazione di fargli vedere che la stavano terrorizzando. «Lasciatemi stare oppure mi metto a urlare.»

«Ti conviene venire con noi.» L'uomo strinse ancora più forte le dita attorno al braccio.

«Corinna, sai bene che Antonio non ama aspettare.» Rocco infilò le dita tra i ricci castani di Corinna, attorcigliando una ciocca al dito. «Vuole vederti in questo preciso momento, vuole farti una proposta.»

Lei strattonò il braccio con più forza, ma non riuscì a muoversi neanche di un passo. «Ti ho detto di lasciarmi. Chi diavolo sei, il nuovo leccapiedi di Antonio?» In risposta l'uomo le mostrò i denti bianco perla in un ghigno che non aveva nulla di amichevole. Si rivolse a Rocco. «Non potete costringermi a venire con voi adesso. Verrò dopodomani, con i soldi.»

«Corinna! Che sta succedendo? Tutto bene?»

I tre si voltarono in direzione della voce. Flora era uscita dal negozio e guardava lei e i due uomini con un cipiglio preoccupato.

«Signora, lei non si impicci», disse Rocco.

A quel punto il ragazzo mollò la presa, concedendo a Corinna lo spazio necessario per scappare. Corse fino alla fine della strada, con l'eco della voce di Flora, che inveire contro i due, a farle compagnia. Svoltò l'angolo, gettando un'occhiata dietro. Rocco e il suo amico erano rimasti fermi, lo sguardo fisso su di lei. Non ci avrebbero messo molto a raggiungerla, sapeva che stavano solo evitando che qualcuno, come Flora, potesse chiamare la polizia o intromettersi.

Guardò davanti a lei. Un ragazzo stava per entrare nel portone di un palazzo. Poteva essere la sua unica speranza di salvezza.

Si lanciò verso di lui.

SelvaticaOnde histórias criam vida. Descubra agora