4. Lijepa djevojka

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E vi rammaricherete che la bellezza di un istante sia appassita così in fretta, in modo così irrevocabile, che sia balenata davanti ai vostri occhi così futile e ingannevole, vi rammaricherete di non aver nemmeno avuto il tempo di innamorarvi di lei ...

F.Dostoevskij – Le notti bianche


Ante fece sedere Corinna in macchina e chiuse la portiera. In un primo momento, quando l'aveva vista gettare l'acqua addosso all'uomo che le sedeva accanto, aveva pensato che fosse pazza. Poi però l'aveva guardata negli occhi e qualcosa dentro di lui si era spezzato. Nel suo sguardo c'era indignazione e ribrezzo. Quell'uomo l'aveva toccata senza il suo permesso, l'aveva fatta sentire un oggetto.

L'aveva presa per mano e portata via prima di combinare un casino. Non era un fatto insolito per quel tipo di gente uscire con belle ragazze giovani che pagavano per farsi accompagnare, nella sua vita da calciatore ne aveva viste davvero di tutti i colori. Ma non riusciva a capire cosa avesse potuto far fraintendere quell'uomo. Corinna non era vestita in modo provocante, né si era comportata come se la sua presenza dovesse allietare la cena. Anzi, era stata molto riservata. Per di più aveva visto come l'uomo l'aveva guardata appena arrivati. Le sorrise, aveva l'aria pensierosa.

«Dove vivi? Imposto il navigatore.»

«Faccio io.»

Lei si sporse verso il cruscotto, muovendo le dita sulla tastiera touch. Sentiva uno strano dispiacere per quella ragazza. Aveva detto che era stata importunata da due uomini prima di incontrare lui e poi quell'ulteriore fatto spiacevole. Però rimaneva fiera. Non era crollata in pianti isterici, né si era messa a tremare tutta, in cerca di un sostegno da parte sua. Aveva tirato fuori gli artigli, proprio come una gattina selvatica.

Gli prudevano le mani dalla voglia di tornare dentro e spaccare la faccia a quell'idiota.

«Come ti senti?» le chiese, quando lei tornò a poggiare la schiena contro il sedile.

«Sto bene. Però mi sento in colpa per quello che ti ho fatto.»

Ante scosse la testa. Provò lo strano impulso di accarezzarla. «Non preoccuparti, non è un problema così grave.»

«Ma adesso hai perso il contratto. Per colpa mia.»

Il cellulare vibrò nella tasca. Lo tirò fuori e lo spense senza neanche guardare. «Corinna, per favore basta.»

«E non hai neanche cenato.»

Ante si girò a guardarla. «Hai fame?» L'avrebbe portata a cena fuori più che volentieri.

Un sorriso delicato le spuntò sulle labbra. «No. Mi si è chiuso lo stomaco, ma...»

«Per favore non dirmi che ti senti in colpa. Non lo reggerei. Ti faccio scendere dalla macchina.»

Corinna rise e lui la guardò di sottecchi. Aveva una bella risata.

«Va bene, non dico più nulla.»

«No, per favore, non far sprofondare questa macchina nel silenzio. Dimmi qualcosa, quello che vuoi.»

«Ok, allora... da quanto tempo sei in Italia?»

«Sono al Milan da un anno, ma ero già stato in Italia, alla Fiorentina e al Verona. Tu non segui il calcio?» Sentiva lo sguardo di lei addosso, ma continuò a guardare la strada.

«No.»

Lo immaginava. «E che fai oltre ad andare in giro per musei?»

Corinna sorrise ancora. Lui la vide con la coda dell'occhio. Si stava sentendo bene con lei. Era rilassato, nonostante la serataccia. E poi lei era distante, nel suo mondo e lui aveva voglia di sapere dove fosse. Per un attimo gli passò per la mente di chiederle di più su quello che le era accaduto. Di sicuro era lì con la testa.

«Chi ti dice che vado in giro per musei?»

Lui si voltò. Sorrideva e lo fissava. «Non lo so, visto che studi storia dell'arte...»

«Già. Mi piace tantissimo andare ai musei.»

Ante sorrise, ma subito tornò serio sentendo il navigatore che segnalava l'arrivo. «Siamo arrivati?» Non potevano già essere arrivati.

«Sì. È proprio qui.»

Corinna girò il corpo verso di lui quando accostò. «Non so davvero come ringraziarti per quello che hai fatto per me, stasera.»

Si sporse e lo abbracciò. Lui rimase sorpreso. La abbracciò a sua volta, sentendo le note delicate del suo odore, toccando la morbidezza dei suoi riccioli sulla schiena.

«Mi raccomando, cerca di stare lontana dai guai.»

Accennò un sorriso. Ante non voleva che andasse via. «Ciao Ante.»

«Ciao Corinna.»

Lei aprì lo sportello. «A proposito, qual è il tuo cognome?»

«Rebić.»

«Ciao Ante Rebić, stammi bene.»

«Ciao, lijepa djevoika.»

Lei aggrottò la fronte e sorrise prima di chiudere lo sportello. Sapeva che non avrebbe mai capito quello che le aveva appena detto. Solo la verità, era una "ragazza bellissima". Aspettò che entrasse nel portone prima di ripartire. Ante era circondato da ragazze belle, tutti i suoi amici e compagni avevano fidanzate super sexy, conoscevano ragazze dal fisico prorompente e la testa vuota come zucche. Corinna era bella in maniera selvaggia, con quella chioma di capelli indomiti e il viso pulito.

Corinna, che se ne era andata via senza neanche lasciargli il suo numero. Proprio nel momento in cui avrebbe voluto restare ancora un po' con lei.

Ante sorrise, sapeva dove abitava e dove lavorava. Poteva bastare.

SelvaticaWhere stories live. Discover now