NELLA VITA DI JESSICA

414 21 20
                                    

ROSEMARY

L'unica differenza tra un flirt e l'amore eterno è che un flirt dura più a lungo.
(Oscar Wilde)

La facciata della villetta era rovinata dalle intemperie. Quella casa mi dava l'impressione di un posto un tempo molto amato e che ora era nel degrado. Per terra c'era un festone strappato che doveva essere stato usato durante una festa. Un luogo abbandonato. Mi si strinse il cuore a quel pensiero. M'incamminai al fianco di Tyler tra le cui mani tintinnavano le chiavi. Un tintinnio nervoso come i nostri stati d'animo.

-Cosa credi che troveremo là dentro?- gli chiesi in un sussurro.

-Non lo so- infilò le chiavi nella serratura e l'aprì. La porta si spalancò con un sinistro cigolio. La casa stregata, ecco cosa mi sembrava. Per un folle secondo mi chiesi cos'avremmo trovato al suo interno. Speravo proprio che non ci fosse il corpo di Jessica.

Restammo un attimo fermi sulla soglia, quindi Tyler mi prese per mano, come per farsi e farmi coraggio, ed entrammo.

Ci ritrovammo in un enorme corridoio pieno di piante finte. Alle pareti c'erano dei quadri, principalmente paesaggi. Su un piccolo comò erano appoggiate delle scatoline e una foto incorniciata. Mi avvicinai e vidi una ragazza dai lunghi capelli biondi e una divisa da cheerleader. In mano teneva una coppa enorme. Sulle labbra era disegnato un sorriso bellissimo. Il sorriso di una persona che ha tutto ciò che desidera. Provai una sorta d'invidia per Jessica. Lo sapevo che era una cosa stupida, non ne potei fare a meno. Jessica aveva posseduto in qualche modo il cuore di Tyler e questo la rendeva una mia rivale.

-Andava orgogliosa di quella foto- mi sussurrò Tyler –aveva vinto una qualche gara tra cheerleader-

La foto di una vincente. Io non avevo una foto così, se non si contava quel fotomontaggio che aveva fatto mio fratello per strapparmi un sorriso. Amber, lei era così. Inspirai a fondo. C'era stato un tempo in cui io e Amber eravamo state amiche, un tempo lontano in cui io avevo vissuto nella sua luce. Amber era una cheerleader e io ero stata al suo fianco dovunque andasse. Feste, uscite con i giocatori di football, eventi. La cicatrice mi bruciò. Inspirai a fondo e scacciai quei ricordi.

Presi la foto di Jessica e me l'avvicinai. Fu in quel momento che provai una strana sensazione. Non avrei saputo dire cosa, ma c'era qualcosa in quella foto che mi sembrava sbagliato. C'era un'anomalia.

-Andiamo- con dolcezza Tyler mi cinse la vita e mi fece passare oltre. Posai la foto. Controllammo rapidamente il piano terra. La grande sala, con decorazioni dorate sulle pareti, sembrava normale, anche se impolverata e così anche la cucina e il salottino.

Decidemmo di salire al piano superiore. Sul muro, a lato delle scale, erano appese diverse foto. Jessica, in un abito lungo color crema, al braccio di un giovanotto bruno al ballo del liceo. Jessica bambina, con un sorriso a cui mancavano dei denti, che teneva tra le braccia un cagnolino. Il primo giorno di scuola di Jessica, lo zaino in spalle, i riccioli scuri, un abitino blu e una grande determinazione nello sguardo.

-Non ci sono foto con i genitori- notai.

-Già, Jessi voleva sempre essere al centro dell'attenzione-

Era evidente. E poi finalmente vidi una foto di Jessica bambina insieme ai genitori. La madre le assomigliava molto, aveva lo stesso sguardo e la stessa espressione sbarazzina della figlia. Il padre era un uomo alto, stempiato, con spessi occhiali da vista e il viso serio.

-Vieni- mi chiamò Tyler.

Lo raggiunsi in cima alle scale e notai che stava guardando dentro la stanza che si trovava alla mia destra. Girai la testa e restai a bocca aperta. Doveva trattarsi della camera da letto patronale. Era molto grande con al centro un letto a baldacchino con il copriletto e le tende blu. Di fronte a me si trovava un armadio marrone scuro in stile impero. Un enorme lampadario di cristallo pendeva dal soffitto. Vicino alla finestra c'era un telescopio.

-Guarda là- mi disse Tyler, indicando un punto accanto al letto.

Entrai nella stanza e la vidi. Per terra c'era una macchia scura. Mi avvicinai e guardai la macchia sul pavimento di parquet. Cos'era? All'improvviso mi parve di capire cosa fosse, ma mi trattenni dal parlare. Fu Tyler invece a dare voce ai miei pensieri.

 Fu Tyler invece a dare voce ai miei pensieri

Oops! This image does not follow our content guidelines. To continue publishing, please remove it or upload a different image.

-Quello è sangue- sussurrò, la voce atona.

-Non è detto che sia sangue- dissi, il cuore in gola al pensiero che quella stanza era stata testimone di qualcosa di cruento –non è possibile che questa casa non sia stata perquisita in seguito alla scomparsa di Jessica- ragionai –se questa macchia fosse sangue e ci fosse stata all'epoca sicuramente l'avrebbero analizzata-

-Quindi o non è sangue o è successiva- terminò Tyler per me.

-Esatto- mormorai. La seconda ipotesi non mi piaceva per niente. Mi guardai intorno, alla ricerca di qualcosa che non avrei saputo esprimere. Il letto era intatto e sul pavimento non c'erano altre macchie. Mi avvicinai alla finestra. Era aperta. Mi affacciai e vidi il giardino e l'auto di Tyler parcheggiata. Restai immobile a osservare il mondo come avrebbe fatto Jessica.

-Sam e Jessi hanno dormito qua- disse Tyler tanto per dire qualcosa, perché quel silenzio rischiava di ucciderci.

-Davvero?- chiesi con finto interesse.

-Già... sembra passata un'eternità-

-Tempus fugit- mi ritrovai a dire. L'occhio mi cadde sul davanzale. Ci misi un attimo a comprendere cos'aveva attirato la mia attenzione. Era un piccolo ciondolo a forma di mezzaluna. Lo presi tra le mani.

-Quello era di Jessi- intervenne Tyler.

Lo rigirai tra le mani, premendo le punte contro i polpastrelli. -Ti ricordi se le ultime volte che hai visto Jessica aveva questo ciondolo?- chiesi.

Tyler si strinse nelle spalle. -Non lo so, potrebbe averlo perso quando siamo stati qui per la festa-

Annuii, poco convinta. Forse era tornata alla casa in un secondo momento. Forse quel ciondolo era parte del mistero della sua scomparsa.

Tyler mi abbracciò da dietro. –Andiamo, piccola, non credo che sia il caso di restare oltre-

Aveva ragione. Lasciai cadere il ciondolo sul davanzale. Mi lasciai condurre fuori senza protestare. Una parte di me seppe in quel momento che Jessica era morta.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti!

Cosa ne pensate di queste novità?

A lunedì ❤

Come il peperoncino sul cioccolatoWhere stories live. Discover now