Nascita

140 6 1
                                    

ALEX
Sento le sue urla di dolore da fuori la stanza, a volte sembra si calmi ma poi subito dopo ricomincia. Io sono talmente smanioso e irrequieto che non so come impiegare il tempo, è straziante.
Sto aspettando da ore fuori la stanza d'ospedale contorcendomi le dita, sono nervoso, la mia mente non riesce a pensare a niente solo che sto per avere un figlio. Le si sono rotte le acque stamattina e quando siamo arrivati in ospedale lei aveva talmente dolore che l'hanno ricoverata subito.
Ho paura possa succedere qualcosa, la sensazione di perdita non è mai sparita e forse non sparirà mai. Sono terrorizzato all'idea di perdere una seconda volta, una parte di me ma cerco cerco togliermi dalla testa questo pensiero macabro.
Voglio tenere tra le braccia mio figlio, voglio proteggerlo e vorrei entrare in sala parto ora per stare accanto a Sam.
Non abbiamo voluto sapere il sesso, per questo negli ultimi mesi abbiamo scherzato sui nomi.
Ora che sta per darlo alla luce non mi sembra vero e quasi mi pizzico per capire se sia un sogno.
Ho le palpitazioni ogni volta che sento le sue grida. Non posso continuare a stare così senza fare niente, mi sento inutile e impotente.
《Calmati Al》mi dice Travis mettendomi una mano sulla spalla.
Abbiamo detto ai nostri genitori la presunta data di nascita e loro si sono precipitati a Rio qualche giorno prima per assistere all'evento.
Quando siamo andati a New York per dare a tutti la grande notizia io ho deciso di radunare all'appello anche i miei così da riuscire ad avvertire tutti in una sola volta e siccome anche loro sapevano della nostra difficoltà nel concepire non si aspettavano che ci saremmo riusciti, le speranze erano poche, è stato un miracolo per noi.
《Dovrebbe partorire a breve, ormai sono passate ore》credo che mia madre volesse rassicurarmi ma sembra più preoccupata di me infatti cambia subito sguardo quando vede la mia espressione, credo sia impallidito. Non so nulla del parto, ma se i dottori non ci portano cattive notizie forse va tutto bene.
《Perché usi quel tono?》domando contorcendomi maggiormente le dita e perfino l'intestino è sotto sopra. Sono un fascio di nervi. Mio padre si intromette,《tranquillo, il parto è lungo, tua madre ci ha messo una giornata per buttare fuori tuo fratello》. Questo è più rassicurante.
Kevin, il padre di Sam che era andato a prendersi un caffè, è salito, insieme a me è l'unico che non si era ancora scollato dalla sedia e direi che ora tocca a me andare al bar per prendere un caffè ma so che mi renderebbe ancora più eccitato, inoltre ho paura di allontanarmi, voglio tenere tutto sotto controllo rimanendo vicino a lei, anche se solo dietro una porta.
《Oddio è ancora in questo stato? I medici che dicono? Ci sono complicazioni?》. È teso almeno quanto me e si asciuga la fronte imperlata di sudore.
《Fa così caldo qua dentro?》.
Jennifer, la sua compagna, ridacchia, 《no tesoro sei solo troppo allarmato》. Siamo tutti in ansia, sta soffrendo da ore e vorrei entrare, all'inizio i medici si sono chiusi dentro e uscivano solo ogni tanto per aggiornarci ma da mezz'ora ormai nessuno si è più fatto vivo.
Sento solo alcuni commenti di Sam e una ginecologa che ogni tanto misura la dilatazione. Il corso di yoga in gravidanza per le coppie è servito a qualcosa, so che il travaglio è molto lungo ma non pensavo che durasse ore.
Sam urla per quella che sarà la centesima volta.
《Tesoro perché non vai al piano di sotto, devi rilassarti. Stai in piedi da ore》consiglia mia mamma.
《No, non posso》rispondo balzando come una cavalletta, sembra abbia bevuto ottanta caffè ma non ne ho preso nemmeno uno.
Non voglio lasciare questo corridoio, sento che devo esserci, anche se non sono di aiuto.
《Solo per cinque minuti, verremo ad avvisarti》. Solo ora noto delle rughe sul suo viso, è sempre bella ma è cambiata. Sembra più stanca per colpa del lavoro ma sembra anche più serena.
《Ha la testa dura》dice Travis.
《Senti se non vai subito a riposarti ti prendo di peso》ordina. Mi sorprende come nella vita lui sappia prendere ferree decisioni, sua moglie e i suoi figli sono a casa a New York, è venuto da solo e soltanto per pochi giorni, giusto il tempo di conoscere suo nipote, sembrava il più felice della notizia, quando l'ha saputo mi ha preso in braccio e mi ha baciato. Non lo aveva mai fatto e gridava di continuo "un baby Al, avrò un baby Al come nipote" e poi mi ha promesso che verrà a farmi visita più spesso con tutta la sua famiglia e sorrido a questo ricordo.
Dal nulla esce dalla stanza una dottoressa, credo sia la ginecologa. Tutti balziamo in avanti per sentire cos'ha da dire.
《Ha detto che vuole che tu entrare》dice in un americano scorretto ma ho capito ugualmente. Sam mi vuole dentro con lei.
Sorrido e mi precipito in stanza, è piena di medici che entrano ed escono e lei è sul lettino con le gambe su un cuscino. Quando mi vede mi tende una mano. È struccata, rossa in volto, sudata e abbastanza pallida.
《Amore》dico e la bacio. Le stringo la mano. 《Hai un aspetto terribile》dico per sdrammatizzare.
《Tu di più》risponde stanca e non ha per niente torto, sta facendo uno sforzo disumano.
《Come procede?》.
《Sono quasi dilatata del tutto ma il bambino non vuole uscire, direi che è testardo...chissà da chi avrà preso》ridacchia.
Io le accarezzo la testa e le do un bacio in fronte, 《beh non che tu sia facile》.
Lei ha un'altra contrazione e si contorce, allora la ginecologa le intima di spingere parlando nella sua lingua, prima più lentamente poi man mano sempre più forte, ma niente.
Ogni tanto sembra che si tranquillizzi ma non passa più di qualche secondo che riprende a spingere.
《È dilatata, ora va bene》cerca di spiegare la ginecologa.
Sam spinge fino a farsi gonfiare le vene e le nostre mani si stringono così forte, non la lascerò anche se ha praticamente conficcato le unghie nella mia pelle, sono disposto a sopportare qualsiasi dolore perché questo non è niente in confronto a quello che sta subendo lei.
La guardo e sono fiero di quello che abbiamo fatto.
《La testa, eccola. Spinga ancora e respiri regolarmente》spiega un dottore che parla un perfetto americano.
Sam spinge per l'ultima volta e...《è nato》dicono in coro i medici, sorridono. Il mio cuore si ferma.
Uno di loro c'è l'ha in braccio e taglia subito il cordone, è fasciato e ancora sporco lo porge a Sam che scoppia a piangere.
《Hai visto? Con la mia bellezza disarmante sei riuscita a partorire》 ridacchio ma Sam non mi sta ascoltando.
《È una bella femmina》dice il dottore.
Ero talmente scombussolato che non mi sono accorto che è femmina, sento come se fossi stordito.
È bellissima ed è minuscola tra le braccia di sua madre.
Siamo una famiglia, sono padre.
《Oddio è stupenda》dice lei tra le lacrime.
《Si lo è, ed è anche forte》. Subito la bimba scoppia in un pianto isterico alla ricerca del seno.
《Ti somiglia amore》dico.
《E menomale》scherza lei.
《È una bella bambina ed è sana e forte, ha dei bei polmoni》ci informa il medico e questo mi rassicura. Le guardo insieme e sono la cosa più bella del mondo, le mie emozioni superano la felicità.
Dopo qualche minuto Sam mi porge mia figlia e si rilassa, io cerco cerco tenerla tra le braccia al meglio che posso, voglio che stia comoda, calda, che non cada e mi sento potente; la guardo e non riesco a smettere di osservare i suoi lineamenti. La sua mano piccola e fragile che stringe la mia, le porgo un bacio e la stringo a me attento a non farle male. Questo piccolo esserino fragile tra le mie braccia, sento il suo cuore battere e so che si sta affidando completamente a me, è sicura e tranquilla, non ha preoccupazioni e sono convinto che il suo amore per noi supererà ogni limite esattamente come il nostro.
Tenere tra le mie braccia questa creatura è una cosa senza paragoni. È un'emozione indescrivibile, va ogni oltre immaginazione. Sapere che sono responsabile di un'altra vita, tenerla tra le mani, stare attento ad ogni minimo dettaglio, impedire che la sua esistenza si sgretoli, farla felice...non sarà un compito facile e pensare di non riuscire a farlo, a proteggerla dal mondo fuori, già mi ferisce.
Il cuore mi batte talmente forte che penso che potrebbe esplodere da un momento all'altro ma al contempo guardare il suo corpo, la sua vita, i suoi occhi che mi fissano mi mette pace, mi beo di questo momento.
Il mio battito rallenta e tutto d'un tratto le persone scompaiono, rimaniamo io, la piccola e Sam.
I rumori attorno sono attutiti, i corpi sfocati. In questa stanza cala il silenzio che però dura poco perché un turbine di parole allaga i miei pensieri e questa stanza.
I nostri genitori e mio fratello si precipitano verso la bambina. Tutti la guardano e piangono di gioia.
《È bellissima》dice mio padre.
《Somiglia tutto a sua madre, fortunatamente》scherza Travis, non si risparmia mai.
《Oh Sam tua madre sarebbe così felice nel vedere questo momento. Sono fiero di te, è stupenda》dice suo padre. Si abbracciano. Vedo che anche lui è fiero di lei.
Per i prossimi minuti tutti fanno ipotesi sul nome, danno il loro parere e scherzano sulla somiglianza.
Io voglio solo godermi mia figlia, l'ho tenuta in braccio per pochi minuti e non sono bastati. Tutti hanno voluto darle il loro benvenuto e mi sono sentito vuoto nel momento in cui l'hanno allontanata dalle mie braccia.
Non vorrei mai più separarmene, è come avere una voragine dentro, un pezzo del mio cuore è legato al suo, anzi lei è il mio cuore.
Nei giorni che seguono seppure ci sia un via vai di persone, tra cui i nostri colleghi di lavoro o conoscenti e anche Lydia si è impegnata per venire a trovarci, io non riesco a lasciare l'ospedale nonostante le parole di mia mamma che voleva convincermi ad andare a casa almeno per la notte, ma mi sono accontentato di dormire sulle sedie della sala d'attesa.
Andavo a casa solo per una doccia o mettere qualcosa sotto i denti.
Voglio farmi sentire più vicino possibile alle donne della mia vita, la mia famiglia, ancora non mi sembra vero essere arrivato a questo punto e sono orgoglioso di me perché ripenso a come ero prima, spericolato, senza regole, senza freni. Sam è riuscita a cambiarmi e ora ha dato alla luce nostra figlia, non pensavo sarei mai arrivato a questo, sono sempre stato ambizioso ma una famiglia era un desiderio troppo grande. Voglio godermi ogni minino istante con loro. Farei di tutto per loro, anche morire.
È strano perché tutto d'un tratto mi sono sentito investito da una responsabilità, mi sono sentito padre e non avevo capito a pieno il ruolo di questa figura fino a quando non ho tenuto in braccio mia figlia.
È inutile chiedere consigli o chiedersi come ci si debba comportare, per me è venuto spontaneo, il mio unico scopo ora è fare felice mia figlia, darle una vita serena, farla sentire importante, bella e amata e farò di tutto per riuscirci, non voglio che si senta mai sola, l'amerò come solo un padre sa fare.....

𝓟𝓮𝓻 𝓼𝓮𝓶𝓹𝓻𝓮 𝓷𝓸𝓲Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora