CAPITOLO 8

2.6K 84 1
                                    

                                  -Clara-

Il pomeriggio penso a come comunicare a mia madre della mia improvvisa partenza. Berta e Gianni hanno capito. Stamattina, a lavoro, ho comunicato loro il mio cambio di programma per sei mesi, hanno capito perfettamente e dopo le varie raccomandazioni mi hanno lasciato il pomeriggio libero. Quindi eccomi qua, mentre cammino avanti e indietro per la mia stanza, con la mente in confusione dalla quantità di pensieri.

«Tesoro, vieni, ho bisogno di una mano» mi chiama mia madre. Questo è il momento in cui le dirò una cazzata, lei lo capirà e le dirò tutto, mi vieterà di andare con lui chiudendomi in camera e lavorerà al posto mio.

«Si arrivo» o la va, o la spacca. Questo è il momento.

Scendo le scale e mi avvio lentamente in cucina, dove la trovo intenta a preparare la cena, per fortuna ho già fatto le valigie, mettendo letteralmente tutti i miei vestiti dentro.

Si gira e mi sorride, mi fa cenno con la testa di venire vicino a lei e subito ubbidisco.

«Devo dirti una cosa» le dico. Ho deciso che le dirò direttamente tutto, così faremo prima.

«Lo so tesoro. So che andrai a vivere con il signor Ruggeri e no, non me l'ha detto Berta. Tutto il vicinato vi ha visti mentre correvate in biblioteca e quando ho visto le valige ho capito tutto. Per quanto starai via?» la mia bocca si spalanca, come i miei occhi. Non guarderò in faccia più nessun vicino, sono troppo imbarazzata.

«Per sei mesi, ma tranquilla, verrò a trovarti» le comunico con le lacrime agli occhi. Mi sorride e mi abbraccia, stringendomi forte.

«Tranquilla, riuscirai a rimanere viva, ne sono sicura» mia madre guarda il mio viso e mi asciuga le lacrime sorridendomi.

«Il signor Ruggeri può sembrare uguale a tutti gli altri mafiosi se ti fermi in superficie, ma più scavi, più ti accorgi che è tutt'altro. Non te l'ho mai detto, ma ho avuto una lunga relazione con suo nonno» mi dice sorridendo, «è stato il mio primo amore, ma dopo abbiamo preso strade diverse e ci siamo sposati con altre persone. Avevo vent'anni e lui ne aveva trentadue, eravamo felici, ma lui era un mafioso e io solo una ragazzina. Massimo è come suo nonno. Non devi fermarti in superficie tesoro, potrebbe essere l'amore della tua vita per quanto perverso e masochista sia» mi accarezza il viso e mi da un bacio sulla guancia.

Non mi aspettavo una notizia del genere, pensavo che mia madre avesse amato solo mio padre, ma solo felice di sapere che nella sua vita ha avuto un'altro periodo di amore e felicità.

«Adesso aiutami a cucinare, prima che ti portino via da me» annuisco fermamente.

Mangiamo e alle 19 in punto suona il campanello.

«Mamma, aprigli tu per favore, ma non farlo entrare» dico a mia madre, che in tanto si sistema i capelli scompigliati, probabilmente non vuole farmi fare brutta figura.

Corro su per le scale, riuscendo a non cadere, ed infilandomi un vestitino blu notte con qualche brillantino e le spalline sottili, prendo le due valigie contenenti gli oggetti della mia vita. Scendo le scale e lo trovo a parlare con mia madre, sicuramente lei gli starà facendo il terzo grado. Alzo gli occhi al cielo sentendo mia madre dirgli «falle del male e te la vedrai con me» puntandogli un dito contro.

Solo quando tossisco si accorgono della mia presenza, voltandosi, mia madre mi fa l'occhiolino mentre lui mi regala un sorriso che mi fa rabbrividire tutto il corpo.

Come sempre è impeccabile: camicia nera e pantaloni del medesimo colore, tutto questo nero gli sta divinamente ed è così eccitante!

Mi squadra e stringe i pugni guardando un altro punto della casa, non capisco questa sua reazione, forse non gli piace come sono vestita. Improvvisamente mi sento fuori posto, forse ho messo un vestito che mi sta male, forse sembro grassa. Scuoto la testa per riprendermi dai miei pensieri e dopo aver abbracciato mia madre e sussurrato che le voglio bene, mi dirigo nella sua auto.

MOSTROWo Geschichten leben. Entdecke jetzt