CAPITOLO 39

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                                   -Clara-

Ormai sono passati alcuni giorni dall'incontro in inglese sull'inquinamento ed io mi sto godendo il mio nuovo bellissimo romanzo trovato nell'enorme biblioteca di Massimo sulla sdraio in balcone.

"Al mondo c'è una sola cosa peggiore dell'essere chiacchierati, ed è il non essere chiacchierati." rifletto su questa frase mentre divoro "Il ritratto di Dorian Grey", romanzo scritto da Oscar Wilde e mi ritrovo d'accordo con il suo pensiero, certo, non è bello quando le persone sparlano di te, ma se nessuno lo facesse passeresti inosservato e di conseguenza verresti dimenticato. E non c'è niente di più doloroso dell'essere ignorati.

Mi domando come dev'essere la vita del mio fidanzato: sempre sotto i riflettori e sulla bocca di tutti, senza privacy, senza possibilità di sbagliare, senza imperfezioni. Mi domando anche come possa fidarsi delle persone che lo circondano e su quale criterio si basi nell'affidarsi all'altro, magari glielo dice l'istinto. Non appena penso a questo, mi torna in mente il ricordo di quando ebbi un attacco di panico e prima di svenire vidi Massimo e Federico battersi.

«Astilbe» sussurra la sua voce che riconoscerei in mezzo a mille tempeste e tormenti, mentre con il naso traccia una linea immaginaria sulla mia pelle del collo, mandando brividi piacevoli al mio corpo.

«Mmh» mugulo piacevolmente sorpresa della sua presenza e sorrido, lasciando il libro sulle mie gambe. Giro la testa indietro incontrando i suoi occhi neri che mi guardano con adorazione e mi sorride affettuosamente prima di accarezzarmi con il dorso della mano la guancia destra.

«Roberta oggi si sente meglio, vuoi andare a trovarla?» domanda guardandomi.

Berta in questi giorni ha avuto l'influenza e non sono potuta andare a trovarli proprio per questo, così ho deciso di sentirli e chiamarli e nonostante la tosse, devo dire che mi ha saputo dare consigli molto utili e poi mi ha fatto davvero piacere sentire finalmente la sua voce.

«Si, certo che mi andrebbe!» quasi urlo e raddrizzando la schiena mi alzo ed appoggio il libro sulla sdraio.

«Non pensavo ti mancasse così tanto» sussurra quasi con dispiacere ed io mi sento tremendamente in colpa.

«Si beh, mi manca, però sono stata bene con te e non mi pento di averli trascurati in cambio della tua compagnia» la malizia prende tono nella mia voce e gli sorrido ammiccando, mentre lui cogliendo al volo quanto sottinteso, si avvicina a me cingendomi la vita con le sue lunghe braccia.

«Basta che torni per cena e che stasera ti fai perdonare per la tua assenza, e puoi andare» dice pacato, mentre si avvicina al mio collo, dove succhia e bacia la mia pelle, lasciando molto probabilmente il segno.

«A proposito di perdonare» comincio il discorso guardandolo negli occhi e posso vedere un lampo di preoccupazione attraversare il suo sguardo mentre continuo il discorso «mi chiedevo... poco fa mi sono ricordata di quando prima di svenire ho visto tu e Federico fare a pugni. Quindi mi domandavo il motivo di questo» mormoro impacciata, mentre spero non si arrabbi.

«Si beh, quel giorno ero preoccupato, frustrato dal tuo comportamento e me la sono presa con lui ingiustamente, per questo quando mi ha detto che non eri pronta per stare con me sono scattato e la rabbia non mi ha fatto pensare lucidamente» scrolla le spalle come se prendere a pugni una persona solo perché dominati dalla rabbia sia normale ed io lo guardo basita, mentre lui mi solleva, posizionandomi poi sul tavolino del balcone.

Una vampata d'aria fresca colpisce il mio corpo e rabbrividisco tra le sue braccia, mentre lui si mette fra le mie gambe e mi prende il mento con una mano e facendo pressione me lo alza, costringendomi a guardarlo negli occhi.

MOSTROWhere stories live. Discover now