Capitolo 7

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Mi guardava, c'eravamo solo noi due in quel corridoio.
Stava lì, fermo, gli occhi nei miei, quegli occhi avevano il potere di spiazzarmi ed ancora una volta mi immobilizzai ad essi.
Sentii ridere per la scena dei ragazzi e lui distolse lo sguardo da me, infastidito.
In effetti la scena doveva essere piuttosto comica: lui al centro del corridoio in orario di cambio lezione ed io contro gli armadietti, sembravamo due animali:
lui il predatore ed io la preda.
Ad un tratto presi di nuovo coscienza dello spazio in torno a me.
- Kristen!? Mi stai spaventando a morte! Stai bene? - mi scostai dalla fila di armadietti senza distogliere lo sguardo da lui e senza dire una parola.
Sembrava così infastidito da me che mi sentii inadeguata per un attimo poi lui si voltò e riprese la direzione in cui stava andando.
Distolsi a forza lo sguardo da lui e guardai Melissa la quale guardava me e poi lui ininterrottamente senza capire cosa stesse succedendo, fino a che non uscì dalla nostra visuale.
- Melissa chi... chi è quello? - chiesi cercando di ricompormi.
- Ma stai bene ? - Chiese preoccupata.
io annuii.
- dimmi solo chi è per favore. -
- È Christian Nael, un ragazzo abbastanza strano, è qui da poco, non parla mai con nessuno.- disse in una scrollata di spalle.
- comunque non hai risposto alla domanda - concluse con uno sguardo preoccupato.
- si sto... sto bene, ci vediamo dopo -
- cosa?.. Kristen! -
Le mie gambe si muovettero da sole in direzione di Christian lasciando una Melissa perplessa.
- Fermati! - grugnii
Lo trovai nella tromba delle scale.
Era stato difficile ritrovarlo con tutti quei ragazzi ma ce l'avevo fatta.
Lo presi per una spalla e lo girai.
Lui guardò la spalle che avevo appena toccato e poi me alzando un sopracciglio.
- Ma chi sei. - disse in tono neutro, aveva una voce roca e dura.
- Chi sono? - dissi tra me e me, possibile che non mi avesse riconosciuto? Certo che mi aveva riconosciuto... ma allora a che gioco stava giocando?
- Chi sono? - ripetei più forte per farmi sentire da lui - Lo sai benissimo. -
Lui sospirò - Senti "chiunque tu sia", non ti ho mai vista sennò, mi ricorderei di una come te. -
Disse rivolgendomi uno sguardo schifato guardandomi dalla testa ai piedi.
- Quindi... sparisci - sibilò per poi sorridere.
Io rimasi lì a guardarlo negli occhi.
Le mani si chiusero ai lati infilzandomi le unghie nei palmi, un' emozione si fece largo nel mio petto ma non riuscii a decifrarla che la risucchiai subito indietro, come se assorbissi del fumo che si sta per diffondere in un recipiente.
Il mio sguardo si indurì.
Lui era l'unica testimone, l'unico individuo a cui potevo "affidarmi" mentalmente per non diventare pazza. L'unico che sapeva almeno un minimo su quello che era successo e faceva lo stupido giocando con me? Non esisteva.
- Si da il caso che voglia delle risposte. E tu, - feci una pausa per far scorrere il mio sguardo dalla sua testa ai piedi - sei l'unico testa di cazzo che me le può dare -
Lui assottigliò lo sguardo - scusami? testa di cazzo? -
- Si, testa di cazzo: levati quel sorriso da schiaffi dalla faccia e preparati a dirmi quello che sai. -
Mi voltai e me ne andai a passi decisi.
Trovai il bagno ed entrai specchiandomi allo specchio.
Mi guardai: vidi una ragazza con uno sguardo così tagliente eppure tormentato che quasi non mi riconobbi.
Aprii il rubinetto e mi sciacquai la faccia.
Perché me ne ero andata? Finalmente avrei potuto sapere la verità, sempre che lui mi avesse detto qualcosa, ed io ero andata via così.
Ma mi aveva fatto troppo arrabbiare: quel ragazzo aveva il potere di far uscire il lato peggiore di me e, se era questo il modo in cui dovevo affrontarlo per avere delle risposte, la verità, beh, avrei fatto anche di peggio.

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