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Kageyama aprì gli occhi, stiracchiandosi con fatica tra le coperte, sapendo già che quella giornata sarebbe stata dannatamente più schifosa di quella precedente.

Sua mamma aveva organizzato nel pomeriggio un incontro tra lui e il suo fatidico match, e il corvino non poteva che sentirsi spossato e seccato alla sola idea di dover passare un intero pomeriggio con una ragazza.

Per di più, odiava l'inverno. E già prevedeva la scena: avrebbero camminato a vuoto per le vie illuminate della città mentre il freddo gli avrebbe fatto gelare le viscere. Si sarebbero chiusi in un bar qualunque per il tempo rimanente e non avrebbero fatto altro che chiacchiere di convenienza.

E Kageyama odiava le chiacchiere di convenienza.

Fanculo, sbuffò mentre si decise, finalmente, ad alzarsi.

A scuola incontrò il ragazzo dai capelli verdastri e le lentiggini che stava sempre insieme a quel bastardo di Tsukishima - come ormai aveva preso a chiamarlo il corvino. Gli aveva sorriso appena, impacciato ed evidentemente in imbarazzo, ed era sfrecciato subito verso la sua classe.

Kageyama aveva notato la sacca da ginnastica che aveva tra le braccia. Era quella scolastica, fornita a tutti gli studenti, eppure aveva individuato una palla da pallavolo nel logo della scuola. Aveva intuito, di conseguenza, che quel piccoletto facesse parte della squadra di pallavolo scolastica.

Ora che ci ripensava, mentre con il mento appoggiato al palmo della mano fingeva di prestare attenzione alla lezione, anche quel quattrocchi dai capelli biondi era nella squadra. Era quello il principale motivo per cui aveva evitato di iscriversi, per quanto amasse giocare a pallavolo.

Kageyama, infatti, si era iscritto alla squadra comunale e non quella scolastica, anche se andare ogni giorno fino al centro sportivo fuori città non era affatto comodo.

Sbuffò quando, nuovamente di fronte alle macchinette come il giorno prima, si rese conto di essere stato derubato. Il distributore pareva rotto, senza dar segno di volergli ridare le monete inserite, e il suo amato latte in scatola non accennava a muoversi dalla sua posizione.

Cazzo, pensò furioso, tirando un pugno al vetro della macchinetta, invano. Non ne rimase comunque sorpreso. Già lo sapeva che sarebbe andato tutto storto anche oggi.

Come il rosso il giorno prima, anche Kageyama si ritrovò a tirare calci al distributore. Quasi sbarrò gli occhi nel notare che, con l'ultimo colpo, era riuscito a far cadere il cartone con su disegnata una mucca tanto ambito.

Finalmente!, esclamò tra sè e sè, esuberante, pronto ad accovacciarsi per reclamare il suo premio. Eppure, una mano piccola e dalle dita arrossate fu più veloce della sua.

«Me lo devi. Lo considererò come un gesto umile di scuse per l'acqua di ieri.», di nuovo quella voce, di nuovo quel tipo. Kageyama lo maledisse mentre, ancora abbassato a terra, alzò la testa sulla sua figura. Scattò l'occhio destro e non esitò un attimo a rialzarsi per sfilare di mano all'altro il suo prezioso latte.

«Spero tu stia scherzando, idiota! Io non ti devo proprio un cazzo, se non un pugno in faccia!», sbraitò su di giri, così incazzato che sarebbe stato pronto a riversare la sua rabbia e il suo stress repressi da mesi contro quel ragazzino sconosciuto, che lo fissava con un sorrisetto sbruffone mentre indietreggiava velocemente, evitando ogni movimento del corvino.

«Evidentemente non hai imparato la lezione!», ribadì il rosso e, con un'agilità che Kageyama stentava a riconoscere come umana, riuscì a pestargli ancora una volta il piede. «Tu! Brutto stronzo, ti ammazzo!», ringhiò furioso quello alto, iniziando a rincorrere per i corridoi l'altro, che nel mentre se la rideva e già aveva scartato la cannuccia, pronto a bere la bevanda pagata dall'altro.

«Hinata-kun?», una vocina improvvisa fece sussultare il rosso, che non si accorse della ragazzina dai capelli biondi che sbucò dall'aula che stava per superare. Non riuscì a rallentare e, di conseguenza, i due si scontrarono rovinosamente, seguiti a ruota dal corvino, che atterrò proprio tra i due, per metà sopra il rosso.

Il latte era completamente riverso a terra, dove giaceva la testa del minuto. I suoi capelli spettinati erano ora completamente sparsi per il pavimento, riversi nel latte, creando un contrasto di colori che, agli occhi di Kageyama, sembrò ricordare una di quelle caramelle al latte e all'arancia. Non gli erano mai piaciute troppo.

Il corvino, nella foga e nella rabbia del momento, nemmeno volle accorgersi del dolore lancinante al gomito sinistro o della ragazzina che era stesa accanto a lui.

Con ferocia afferò il colletto della camicia bianca del rosso, posizionandosi sopra di lui. «Brutto coglione! Giuro che ti faccio fuori!», ringhiò pronto ad assestare un pugno all'altro, aspettandosi una battuta pronta in risposta. Eppure il rosso, Kageyama lo aveva notato solo dopo, aveva ancora gli occhi chiusi.

Nel mentre, la ragazzina dal codino laterale si lamentò appena per la botta appena presa cadendo a terra, sussultando immediatamente una volta visto il rosso a terra, privo di sensi.

«Hinata-kun! Hey, che succede?! Fermati, non fargli del male!», esclamò questa quasi con le lacrime agli occhi, riuscendo a far sentire in colpa Kageyama più del dovuto.

Il corvino tornò a fissare il volto pallido dell'altro, allentando appena la presa sulla sua camicia. Era davvero svenuto?

Kageyama deglutì, facendo per indietreggiare, seppur ancora così furioso da voler prendere a pugni ugualmente quel tizio. Hinata? Era quello il suo nome?

Beh, poco importava.

Solo una volta che si decise a lasciare definitivamente la presa sul rosso, questo sbirciò con l'occhio destro, riuscendo in un lampo a far finire la scatola di cartone del latte di fronte alla faccia stupita del corvino, per poi stritorarlo con tutta la sua forza, facendo letteralmente esplodere in faccia all'altro il latte rimanente nel cartoncino.

«Brutto bastardo!», urlò incazzato Kageyama, portandosi le mani sul volto ora zuppo di latte, quasi quanto i capelli di Hinata, che ora si era rialzato e pareva star morendo dalle risate.

«Hinata-kun! Pensavo fossi svenuto! Smettila, per favore! Guarda che disastro!», la povera ragazzina era sull'orlo di un pianto disperato, e il rosso, tra una risata e l'altra, la tranquillizzò, facendola alzare da terra.

«Non preoccuparti, Yachi-san! Se arriva il professore, dai la colpa a lui! Ci vediamo!», con un sorrisone soddisfatto e allegro il minuto si alzò, scosse come fosse un cane la testa per far asciugare un po' la chioma e scappò veloce lontano dalla scena. Kageyama, ancora dolorante e intento a massaggiarsi gli occhi, continuò ad insultarlo senza freni.

«Brutto deficiente! Se ti prendo sei morto!», lo minacciò con un urlo così pauroso che perfino Yachi si strinse nelle spalle, allontanandosi appena dal ragazzo ancora inginocchiato a terra nel bel mezzo del corridoio.

Fanculo!, pensò lui.
Gliel'avrebbe fatta pagare presto.
Per tutto quanto.

HEY HEY HEY
sparisco augurandovi una buona domenica!

𝗠𝗮𝘁𝗰𝗵 𝗠𝗮𝘀𝘁𝗲𝗿 | 𝗞𝗮𝗴𝗲𝗵𝗶𝗻𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora