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Hinata strinse i denti, ma non diede a vederlo. Il cuore gli martellava nel petto, e quel malsano senso di colpa che lo aveva ossessionato per anni tornò ad assidiarlo. Pensava che, forse, sarebbe riuscito a liberarsene dopo le parole del corvino, quella notte. Ma nemmeno la presenza di Kageyama accanto a lui bastò a tranquillizzarlo, questa volta.

Se quel messaggio era davvero ciò che credeva essere, la situazione gli era sfuggita di mano prima ancora che lo potesse realizzare. Se avesse davvero coinvolto altre persone oltre a lui, non se lo sarebbe mai potuto perdonare. Era stato troppo avventato e presuntuoso. Avrebbe dovuto immaginarlo. Eppure, non riusciva mai a ragionare per tempo. Capiva solo quando era troppo tardi di aver sbagliato.

Inspirò a pieni polmoni, mentre in sottofondo la voce di Akaashi avvisava per telefono anche il quattr'occhi, convocando una riunione di emergenza nell'appartamento. Ogni suono gli sembrò ovattato. La testa gli vorticò per qualche istante, ed un sapore amaro gli si sprigionò in bocca: si era morso l'interno guancia senza nemmeno accorgersene.

Fu un tocco lieve alla mano destra a farlo rinsavire, in un sussulto. Gli occhi blu di Kageyama lo puntarono, e sentì il volto infiammarsi. Si ritrasse di colpo però, allontanandosi appena dall'altro e interrompendo così il loro contatto visivo. Fu istintivo, e si maledisse per quella reazione inconscia. L'altro prese atto del gesto del rosso in silenzio, senza dire nulla.

Bastò solo quella minima interazione a mettere in guardia il corvino, facendogli intuire che Hinata gli stava nascondendo qualcosa. Non fece in tempo a parlare: il suo cellulare squillò, e Kageyama fu costretto a sfilarselo dalla tasca.

Quando il nome di sua madre comparve sullo schermo, quasi si pentì di averlo riacceso, quella mattina, per poter fare una foto al rosso mentre dormiva - ne era valsa comunque la pena, però, dal momento che quella foto era diventata il suo nuovo sfondo. Lanciando un'ultima occhiata ad Hinata, che sembrava perso a fissare un punto indistinto a terra, si allontanò con esitazione dal piccolo disimpegno, facendosi strada nella stanza da letto, ancora in penombra.

«Finalmente ti degni di rispondere! Ma dove sei, Tobio?! È da ieri che ti sto chiamando, tuo padre è furioso! So che non sei da nessuno della tua vecchia squadra di pallavolo, ho chiamato le loro famiglie! Hai la minima idea di quanto ci stai facendo preoccupare?! Dopo ciò che è successo, per di più! Cosa credi di fare? Tra poco dovremo anche celebrare le nozze! E tu non ti sei nemmeno degnato di aiutarci con i preparativi! Manca poco ormai, e non credere che questa tua bravata basti a cambiare le cose!», chiuse gli occhi, lasciando che il fiume in piena lo inondasse, di fatto nemmeno più suscettibile all'acidità nella voce della donna. Semplicemente, più la sentiva parlare, più sentiva di starsene allontanando. Un passo alla volta, parola dopo parola. Forse stava solo cercando di scappare dai suoi problemi. Forse, vedeva in sua madre il riflesso di quella società malata in cui era costretto a vivere. Forse, stava iniziando ad odiarla come odiava quel mondo distorto che lei impersonificava così bene.

Si spaventò dei suoi stessi pensieri. Perchè lei era sua madre, e lui non avrebbe dovuto provare un risentimento tale nei suoi confronti. Perchè lei non era nulla, se non il frutto di un pensiero comune che si era radicato tra la gente. Perchè lei non avrebbe mai potuto capirlo, nè comprenderlo, nemmeno volendolo. In quella realtà, era lui quello diverso. Era lui l'eccezione. Era lui a non comprendere il sistema.

Si rese conto di esserne quasi rattristato. Un retrogusto amaro alla bocca dello stomaco. La persona che più avrebbe dovuto conoscerlo e compatirlo, in realtà, non sapeva nulla di lui. Delle sue ambizioni. Delle sue passioni. Delle cose che amava. Delle cose che detestava. Di ciò che era.

Digrignò i denti, quando qualcosa lo distolse dai suoi pensieri. La donna stava ancora parlando con irritazione, quando lui si accigliò.

«Aspetta...Cosa?», mormorò appena, il tanto che bastava per essere udito dall'altro capo del telefono. «Kiyoko! Sua madre la cerca da questa mattina, e le ho detto che anche tu eri magicamente scomparso! Tornate subito indietro, non c'è da scherzare su tutto questo! Questa bravata la sconterete tutti e due!»

𝗠𝗮𝘁𝗰𝗵 𝗠𝗮𝘀𝘁𝗲𝗿 | 𝗞𝗮𝗴𝗲𝗵𝗶𝗻𝗮Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora