𝓋ℯ𝒸𝒸𝒽𝒾ℯ 𝒻𝒾𝒶𝓂𝓂ℯ 𝓈𝓅ℯ𝓃𝓉ℯ;

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sᴏɴɢ:ᴡᴏɴᴅᴇʀᴡᴀʟʟ, ᴏᴀsɪs

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sᴏɴɢ:
ᴡᴏɴᴅᴇʀᴡᴀʟʟ, ᴏᴀsɪs

Aveva paura, non poteva nasconderlo.
Non poteva nasconderlo a sé stesso e non poteva farlo nemmeno con Jungkook, visto che si era appena nascosto proprio dietro la schiena di quest'ultimo.
Wonho stava arrivando.
Wonho stava arrivando da loro... anzi, ma che stava arrivando da loro, era già praticamente lì, a tre metri dal suo corpo.
La sua testa era così stordita e rimpilzata di pensieri confusi che non ci stava capendo niente già da più di due minuti.
Jungkook parlava ma lui non lo sentiva.
Jungkook muoveva le labbra per dire qualcosa, ma i suoi occhi erano sulla figura di Wonho.
I suoi muscoli tremavano, contraendosi in fretta, la gola che si era chiusa.
La gola si era chiusa come tutte le volte che lo stesso Wonho lo prendeva a schiaffi, o lo stringeva, o lo toccava.
Ed ora, la stessa persona che lo aveva reso schiavo di una relazione tossica, si stava dirigendo a passo svelto verso di lui.
Jimin temeva il peggio, ed aveva ben ragione nel farlo.
A quanto aveva detto il corvino, il suo ex fidanzato non avrebbe dovuto essere lì, perché a quanto pare vi era un ordine restrittivo di mezzo.
E Jimin non sapeva davvero cosa pensare.
Un ordine restrittivo.
Un conato di vomito gli salì alla gola, facendola bruciare.
Cosa diavolo avrebbe mai potuto fare Wonho in passato per aggiudicarsi un ordine restrittivo, tanto da non potersi avvicinare fisicamente a Jungkook, mettendo in mezzo addirittura la legge?
Jimin realizzò per la prima volta che lui ed il corvino sapevano così poco l'uno dell'altro.
Jungkook non sapeva di suo padre che lo picchiava e di Wonho che faceva lo stesso.
E Jimin, a sua volta, non sapeva molto altro del passato del corvino.
Se non fosse stato per tutte le altre cose che si erano sussurrati, sarebbero stati due perfetti sconosciuti.
Dovevano parlare.
Dovevano confessarsi.
Ma non era quello il momento.
Jungkook non sembrava e non era mai sembrato un tipo molto paziente, o almeno capace di mantenere la calma.
Ed il biondo sapeva che questo non era un aspetto positivo.
Dio, Jungkook avrebbe ucciso Wonho, ne era sicuro.
Doveva mettersi in mezzo.
Ma aveva anche paura.
Doveva tenerli separati, ma aveva anche bisogno di nascondersi dietro la schiena di Jungkook.
Non sapeva che fare.
Voleva proteggere Jungkook, ma aveva paura dei propri fantasmi, dei mostri che la notte strisciavano da sotto il letto per stringergli il cuore in una morsa, in una tenaglia.
Jimin voleva scappare, ma i suoi piedi gli imponevano di restare fermo.
Doveva esserci per Jungkook.
Perché per Jungkook non c'era mai stato nessuno, e lui lo sapeva.

«Jeon Jungkook, ma quale onore.
È da un po' che non facciamo due chiacchiere.
Come te la passi?»

Wonho sorrise furbamente, leccandosi le labbra.

THE POETRY BOY | JIKOOKWhere stories live. Discover now