In dietro nel tempo . La competizione musicale

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Volevo urlare. Tutti mi guardavano come se fossi qualcosa da studiare. Mi ponevano domande su domande e io non avevo la più pallida idea di cosa rispondere. Quando vidi i miei genitori dirigersi verso il pubblico li supplicai con gli occhi di non lasciarmi qui, da sola, in mezzo a tutte queste persone. Non era la prima volta che partecipavo ad un concorso musicale, ma questa era la prima volta in cui partecipavo ad una competizione mista.

Per tutti ero la figlia di Walter Wilkinson, quella che ha iniziato a suonare a soli quattro anni. Alcuni mi guardavano con rispetto, altri mi guardavano come se fossi un problema. Attraversai la stanza sotto lo sguardo di tutti i concorrenti che studiavano ogni mio movimento.

Mi sedetti su una sedia posta di fronte ad un tavolino e uno specchio. Lì incontrai la mia immagine: una bambina di dieci anni con l'aspetto di una giovane adulta. Sistemai, inutilmente, il ciuffo rosso pinzato di lato da delle forcine dorate. Mamma mi aveva raccolto i capelli quasi arancioni in una chignon intricato che in quel momento mi tirava molto la testa. Ero agitata, ma non volevo darlo a vedere. Volevo urlare, scappare via e lasciare tutto in sospeso. Però rimasi ferma, gettai sul fondo tutti questi pensieri e decisi di incontrare finalmente i miei occhi riflessi nello specchio. Diedi due pizzicotti alle guance e cercai di apparire rilassata e pacata. Mi alzai in piedi facendo un lungo e profondo respiro, stirai il colletto della camicetta rosa piena di fronzoli, e mi diressi verso la ragazza che aveva appena chiamato il mio nome.

Al suo fianco c'era un ragazzo dalla folta chioma corvina, più alto di me, che teneva stretto il suo violino e il suo archetto. Per quella competizione avevo scelto di suonare il pianoforte al posto del violino. Puntai lo sguardo sul palcoscenico, dove una ragazza stava suonando un contrabasso che pareva inghiottirla. «Sono Daniel. Daniel White». Staccai lo sguardo dalla ragazza e lo puntai sullo spilungone al mio fianco. Osservai interdetta la sua mano tesa nella mia direzione, inclinando la testa di lato.

Lui, notando la mia espressione, sorrise imbarazzato. «Kailee Rose Wilkinson» mi presentati stringendo la sua mano con una presa salda. Non appena pronunciai il mio nome la sua faccia mutò. Sulle sue labbra non vi era più appeso quel sorriso imbarazzato, adesso erano strette in una linea sottile. «Merda» imprecò lasciando di colpo la mia mano. «Siamo fottuti» disse in seguito girandosi verso il palcoscenico. Spalancai gli occhi e rimasi a guardarlo sconcertata. Nonostante la sua altezza sembrava avesse la mia stessa età; eppure, il modo in cui aveva pronunciato quelle parole gli dava l'aria di un adulto.

Che cosa avevo fatto adesso? Avevo seguito alla lettera tutti i consigli dei miei genitori. Avevo cercato di non corrucciare troppo le sopracciglia e assumere il mio solito broncio. Quando prima quella giovane signora mi aveva strizzato le guance dicendo che ero una graziosa bambina, non l'avevo guardata male dicendogli che lei era graziosa per avere ottant'anni. Stavo zitta proprio per non dire nulla di sbagliato, allora perché Daniel White aveva reagito in quel modo? Non ero stata impertinente, di questo ne ero certa. Pizzicai la pelle del mio gomito per reprime qualsiasi emozione stesse risalendo a galla. Quando fu il mio turno, raggiunsi a testa alta il pianoforte e mi sedetti sul panchetto con compostezza.

Diedi una rapida occhiata al pubblico e colsi i sorrisi dei miei genitori. Sorrisi a mia volta, specialmente quando mia madre sollevò i pollici seguita da mio padre. Scacciai via l'espressione di Daniel White, gli sguardi degli altri concorrenti, le parole dei miei compagni che sussurravano in mia presenza, e mi concentrai unicamente sui tasti del pianoforte e la melodia che stavo suonando.

Lasciai il palco seguita da una scia di applausi caotici. Scacciai ogni sguardo ingombrante e andai a sedermi. Morsi il labbro inferiore che bruciava per tutte le volte in cui l'avevo morsicchiato. Afferrai la bottiglietta d'acqua ancora sigillata e bevvi un generoso sorso.

Sto fra le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora