Capitolo 07. Come prima (pt.1)

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Con impaccio sistemo la mia borsa e cerco di non far scivolare la custodia del vestito, mentre tengo la scatola piena zeppa di scampoli di tessuto premuta al petto

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Con impaccio sistemo la mia borsa e cerco di non far scivolare la custodia del vestito, mentre tengo la scatola piena zeppa di scampoli di tessuto premuta al petto. Con un soffio tento di spostare la ciocca di capelli che era appena caduta davanti al mio viso, mentre con una mano tento di afferrare il cellulare nella tasca dei miei jeans. Come sempre mi sono svegliata tardi e in conseguenza ho dovuto fare tutto velocemente, saltando la colazione.

Posso dire con certezza che in questo momento il mio stomaco sta protestando senza sosta e il mio corpo sta urlando per il bisogno di caffè. Aumento il passo e cerco di tenere le palpebre aperte per non rischiare qualche incidente. Aggiusto di nuovo la custodia del vestito e riesco finalmente a prendere il cellulare. «Sono in ritardo!» esclamo una volta arrivata alle scalinate dell'accademia. Allungo io collo e cerco di vedere dove metto i piedi nel mentre devo tenere stretta la scatola, non far cadere il vestito e la borsa.

Quando arrivo sulla cima delle scale esulto mentalmente e cerco di capire come aprire la porta. Potrei posare per un attimo la scatola a terra ma farei scivolare in automatico il vestito. Mi mordo il labbro e rimango ferma di fronte alla porta sperando in qualche illuminazione. Cerco di tenere in equilibrio la scatola con un solo braccio mentre allungo l'altro verso la maniglia. Sto per abbassarla quando la porta si apre all'improvviso facendomi perdere l'equilibrio. Spalanco gli occhi e indietreggio ondeggiando.

«Dannazione!» sento esclamare da una voce. Chiudo gli occhi già pronta a sentire il mio sedere che si scontra con il pavimento e tutte le mie cose volare via, quando vengo afferrata per le braccia all'ultimo.

Apro prima l'occhio sinistro e mi rendo conto che tengo ancora la scatola e la custodia del vestito tra le braccia. Quando apro l'occhio destro mi rendo conto di colui che mi ha afferrata. Le mie guance diventano subito fuoco e perdo l'uso della parola. «Ti chiedo scusa, ero distratto e non ti ho vista» afferma tenendo ancora le sue mani strette sulle mie braccia. Braccia che stanno andando a fuoco sotto i palmi delle sue mani.

Meno male che non ho arrotolato le maniche della camicia fino ai gomiti, altrimenti sarebbe evidente la mia pelle d'oca. «Ma tu stai bene? Ti sei fatta male?» continua a domandare, decido quindi di alzare lo sguardo su di lui. «Io...» le parole rimangono incastrate in gola mentre i suoi occhi chiari mi scrutano. Le sue sopracciglia guizzano verso l'alto quando si rende conto dei miei occhi che fissano con insistenza le sue mani sulle mie braccia, le toglie subito per poi scusarsi. Scuoto la testa per liberarmi da quello stato di trance e arranco qualche parola: «Sto bene» sussurro, aumentando la presa sulla scatola.

Il ragazzo mi osserva incerto, poi curva le labbra in un sorriso smagliante. «Devo andare» asserisco prima che lui dica altro. «Aspetta, ma tu sei-» tenta di dire, mosso da un ricordo che è appena affiorato nella sua testa. Non gli do il tempo di terminare la frase: «In ritardo» proferisco per poi andarmene via. Nella mia testa vortica l'immagine dell'astuccio in legno che li ho rubato, provocandomi un sorriso soddisfatto. So che rubare è sbagliato, ma la soddisfazione che provo nel vedere quel bellissimo astuccio è inspiegabile.

Sto fra le stelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora