1. NON SI SCHERZA CON GLI ESPOSITO

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"Anna, vir e t movr."
(Vedi di muoverti)

urlò mio padre dall'altra stanza, mi aveva svegliata non solo in malo modo, ora voleva pure che mi alzassi velocemente?!

Sbuffai e mi alzai dal mio comodo letto, già sapevo cosa voleva mio padre, voleva che io andassi a fare il solito giro di consegna dei sacchetti di polvere e altro.

Si avete capito bene, mi occupo dello spaccio e lo so fare anche bene ma non me ne vanto, anzi mi piacerebbe andarmene e fare finta di non aver mai vissuto questa vita, ma non potevo dare questo dolore a mio padre, avevamo perso già mia mamma, se anche io avessi fatto il pensiero di andare via e lasciarlo l'avrei solo mandato in rovina e non volevo.
Mia madre è morta a causa della camorra, volevano uccidere me, e lei si è presa il proiettile che era rivolto a me.
Li odio per questo, e mio padre mi convinse ad entrare nei suoi affari da quel giorno.

Andai a lavarmi ed indossai un leggings nero, una maglia della nike che arrivava a metà pancia e al piede misi le alexader mcqueen.

"Sono pronta."

dissi entrando nel salone e vidi mio padre ridere e scherzare a telefono.
Con chi stava parlando?

Gli feci gesto con la mano chi fosse e lui mi disse che me l'avrebbe detto dopo.

Alzai gli occhi al cielo e andai in cucina per fare colazione, mangiai un cornetto a cioccolato fondente e bevvi il cappuccino.

"Piccrè a papà, riman jamma a Napl."
(Piccola a papà domani andiamo a Napoli)

disse mio padre entrando in cucina, aveva staccato con la persona con cui stava parlando e scherzando.

"Come mai?"

chiesi pulendomi le labbra e alzandomi, presi la solita roba che avrei dovuto consegnare e la misi in una borsa.

"Jamm a truvà nu cumpagn ro mij."
(Andiamo a trovare un mio amico)

disse lui aiutandomi a nascondere le bustine.

"Quello che stava a telefono con te prima?"

chiusi la zip della borsa e la misi a tracollo prendendo le chiavi del mio motorino.

"Si, è un mio vecchio amico d'infanzia, è uno re boss e Napoli."

sembrava fiero di questa cosa, annuii semplicemente e uscii di casa dopo averlo salutato.

Salii sul mio motorino nero e iniziai a consegnare quella roba ai soliti "clienti" di papà.

Non capivo perché ora dovevamo andare a Napoli, ma non importa, mi piaceva Napoli, mio padre mi ci portava sempre lì.

Quando finii il mio solito giro mi diressi verso casa di mia sorella, si ho una sorella, si chiama Sara Esposito, è più grande di me, ha 22 anni, lei mi aiuta con lo spaccio, gestendo le piazze.

"E c' c faij ca?"
(E che ci fai qua?)

chiese mia sorella facendomi entrare.

"So venuta perché papà ha itt ca coccrun sta facenn o scem."
(papà ha detto che qualcuno sta facendo lo scemo)

dissi innervosita, posando la borsa, che invece della roba ora c'erano i soldi, sul tavolo.

"E chi è?"

chiese mia sorella innervosendosi, lo vedevo da come si mordeva le unghie.

"A famiglij american."
(la famiglia americana)

mia sorella mi guardò stranita e poi sembrò riflettere sulle mie parole.

"Portami da loro."

dissi prendendo la pistola che sapevo c'era nel cassetto di uno dei mobili della cucina, e lo misi dietro al leggings che fortunatamente reggeva.

SEI PAZZA COME ME!Donde viven las historias. Descúbrelo ahora