7. FACCIAMO UN GIOCO

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"Mi piaci, si na pazz, pazz comm e me, perciò putimm sta assiem."
(Sei una pazza, pazza come me, perciò possiamo stare insieme)

mi girai alle sue parole e accennai un sorriso.
Se mettessi da parte il fatto che devo stare per forza con lui mi ci divertirei davvero tanto.
Avevamo la stessa testa, eravamo fatti della stessa pasta, e poi Ciro era davvero bello.

La cosa che mi incuriosiva di lui era la sua storia e soprattutto il fatto che ogni volta che lo avevo vicino e che lui mi toccava non mi dava affatto fastidio.

"Simm duij pazz eh? E nun mo putiv ricr a cas? Ti fidi e chilli duij?"
(Siamo due pazzi? E non potevi dirmelo a casa? Ti fidi di quei due?)

chiesi guardandolo mentre guidava, non stava andando a casa e non sapevo nemmeno io dove si stesse dirigendo.

"M fid perchè si nun fann chell c ciagg itt ij, sann scavat a foss."
(Mi fido perchè se non fanno quello che gli ho detto si sono scavati la fossa)

vidi sulle sue labbra formarsi un ghigno e mi morsi involontariamente il labbro inferiore.

"Dove stiamo andando?"

gli domandai curiosa di saperlo dato che erano già dieci minuti che stavamo in macchina, e non aveva preso la direzione di casa.

"Stiamo andando sulla spiaggia."

disse girandosi verso me e giurerei di aver visto un sorriso tra le sue labbra, lo stesso che spuntò sul mio viso.

"Mhh e che facciamo in spiaggia?"

chiusi la cerniera della mia giacca di pelle sapendo che una volta fuori dalla macchina ci sarebbe stato il vento ad invadermi.

"Dobbiamo conoscerci giust? E c raccontamm coccos. O nun o vuò fa?"
(E ci raccontiamo qualcosa. O non lo vuoi fare?)

si passò una mano sulle labbra e parcheggiò la macchina.

"Va bene."

non avevo intenzione di raccontargli tutta la mia vita anche se qualcosa di me doveva conoscerlo prima o poi, ma per il momento me ne volevo stare sulle mie.

Ci incamminammo sulla sabbia e subito tolsi le scarpette, il vento scompigliava i miei capelli e il suono delle onde del mare era davvero rilassante.

"T piac o mar?"
(Ti piace il mare?)

chiese Ciro sedendosi sulla sabbia e mi andai a sedere al suo fianco.

"Si, mi piace. A te?"

girai il viso verso lui per poterlo guardare, al chiaro di luna era ancora più bello.
Abbiamo capito che è bello.
la mia stupida coscienza.

"M piac."
(Mi piace)

rispose semplicemente e prese una canna già rollata dalla tasca del suo giubbino. Se la portò alle labbra e l'accese iniziando a fumare.

"Non vai a scuola ciù ciù?"

mi portai le gambe al petto cingendole con le braccia e scossi la testa.

"L'ho lasciata appena finite le medie, mia madre era morta ed io dovevo aiutare mio padre."

risposi sinceramente fidandomi di lui e lo vidi abbassare lo sguardo su di me.

"Anche mia madre è morta."

mormorò cacciando il fumo e poi mi passò la canna. Scossi la testa, io non fumavo mai quella roba, le sigarette si ma mai andata oltre.

"Guard ca è buon, t sient meglij aropp, fidat."
(Guarda che è buona, ti senti meglio dopo, fidati)

inistì e alzai gli occhi al cielo afferrando la canna e portandola alle labbra, feci un tiro, poi due e infine il terzo prima di passargliela di nuovo.

"E vist"
(hai visto)

sentii la testa iniziare a girare, ma essendo la prima volta pensavo che era normale.

"Come ti fa sentire tutto sto potere a soli diciassette anni?"

chiesi appoggiando la testa sulla sua spalla e lui non si spostò.

"Invincibile."

rispose secco e io alzai gli occhi soffermandomi a guardare i dettagli del suo viso.

"Non hai paura che un giorno questa tua invincibilità possa finire?"

era la domanda che facevo spesso a me stessa, ed effettivamente avevo paura che prima o poi qualcuno mi avrebbe messa in gabbia o uccisa.

"No, non mi interesserebbe nemmeno, io vivo la mia vita così come piace a me, non mi interessa se prima o poi mi arrestano o mi uccidono."

sentii un brivido attraversare la mia pelle alle sue parole e non dissi nulla.
Rimanemmo un po' in silenzio prima di vederlo mettersi di fronte a me e avvicinarsi sempre di più al mio viso, facendomi mancare il respiro.

"Facimm nu gioc."
(Facciamo un gioco.)

la sua non era di certo una domanda e sentivo solo il mio cuore battere sempre più forte a causa della sua vicinanza, credo.

"Che gioco?"

appoggiai una mano sul suo petto come se volessi accennare una distanza tra noi ma prima di poter capire molto mi ritrovai sdraiata a terra e Ciro su di me, il suo viso ad un millimetro dal mio.

"Indovina da sola."

disse e prima che potessi rispondergli ispirò vicino la sua canna e avvicinò le labbra alle mie ma le fece solo sfiorare, schiuse le labbra e così feci anche io capendo cosa volesse fare.

Cacciò il fumo dalle labbra e io lo ispirai puntando il mio sguardo nel suo.
Si allontanò di pochissimo dal mio viso e
cacciai il fumo sul suo viso lentamente.

"O saij ca si a uagliona chiù bell ca agg maij vist?"
(Lo sai che sei la ragazza più bella che ho mai visto)

sussurrò sulle mie labbra ma prima che potesse unirle il suo telefono squillò facendoci allontanare nello stesso momento.

Ero scossa, se non avessero chiamato Ciro io non l'avrei fermato.. perché mi chiedevo.
Mi sentivo ipnotizzata, stordita ed eccitata.
Volevo tornarmene a casa e stare lontana da quel ragazzo che non faceva altro che farmi sentire strana e debole, ed io odiavo sentirmi in quel modo.

"Ciù ciù, jammuncenn."
(Andiamocene)

disse Ciro che intanto aveva staccato la chiamata, della quale non avevo sentito nemmeno mezza parola dato che ero immersa nei miei pensieri, e si era anche alzato.

SEI PAZZA COME ME!Where stories live. Discover now