3. PROMESSI SPOSI

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"Bel nome nennè."

disse Ciro e poi uscì dalla stanza, che tipo strano...

Quando finii di sistemare le mie cose nella cabina armadio mi sdraiai sul letto.

"Anna."

mi girai sentendo la voce di mia sorella, infatti quest'ultima entrò dalla porta.

"Preparati, andiamo a pranzo fuori."

disse entrando nella stanza e sedendosi vicino a me.

"Dove andiamo?"

chiesi curiosa, volevo saperlo anche per capire cosa dovevo indossare.

"In un bel ristorante di lusso."

ecco, come immaginavo.

Entrai nella cabina, seguita da lei, non sapevo cosa mettere.

"Allor? Hai visto a Ciro?"

chiese mia sorella guardandomi.

"Si l'ho visto, è nu tip stran."
(È un tipo strano)

e la cosa brutta era che i tipi strani mi attiravano, aggiungerei ma questo non glielo dissi.

Presi un vestitino nero che arrivava a metà coscia, era stretto sopra e morbido sotto, e ai piedi avevo messo delle décolleté nere.

"Non ti piace?"

chiese mia sorella aiutandomi a chiudere la zip del vestito, lei già era vestita aveva un vestito bianco con dettagli in oro, carino.
Perché doveva piacermi Ciro?!
L'avevo appena conosciuto.

Si stavano comportando tutti davvero in modo strano.

"Sara, non mi piace Ciro, so solo il suo nome, non so niente di lui, quindi non ci provare."

dissi guardando mia sorella ed indossai i tacchi.

"Va bene."

mi aiutò a lisciare i miei capelli neri, erano davvero lunghi, dato che mi arrivavano sopra il sedere.

"Andiamo."

disse quando fui pronta anche io e uscimmo dalla stanza, nel salotto c'erano già gli uomini della casa ad aspettarci.

"Annarè e vedi se non sei sempre tu che fai aspettare."

disse mio padre guardandomi male, alzai gli occhi al cielo.

"Ma se mi è stato detto un quarto d'ora fa, penso che sono stata anche abbastanza veloce."

sbuffai e uscimmo di casa, mi girai sentendomi osservata e notai Ciro guardarmi, che quando notò che l'avevo visto distolse lo sguardo.
Era vestito elegante, aveva una camicia, una giacca, addirittura delle scarpe classiche, e un crocifisso d'oro al collo.

Distolsi lo sguardo ed entrai in macchina con mio padre, Sara andò con Pietro.
Partimmo e dopo mezz'ora arrivammo a destinazione. Mentre scendevo dall'auto i miei occhi si spalancarono, era davvero bello quel ristorante, mozzafiato.

Come Ciro?
Basta con sta vocina del cazzo.

Entrammo nel ristorante e Don Salvatore parlò con il proprietario, ci andammo a sedere fuori sulla terrazzina, stavamo solo noi qui fuori.

A capotavola si misero da un lato Don Salvatore e un altro papà, io mi misi vicino a lui e Ciro si sedette affianco a me, difronte Sara e Pietro.

"Allor o sap Anna?"
(Allora lo sa Anna?)

chiese Don Salvatore a mio padre ed io mi accigliai. Mio padre scosse la testa.

"Cosa dovrei sapere?"

chiesi leggermente alterata, odiavo quando qualcuno mi nascondeva qualcosa.

"Calmt ciù ciù."

sussurrò Ciro e mi girai verso lui, non diedi molto peso al suo nomignolo e vidi mio padre e il padre di Ciro lanciarsi sguardi.

"Dopo il pranzo."

disse mio padre e così venne il cameriere a prendersi le nostre ordinazioni.

"Ciù ciù."

sentii di nuovo la voce di Ciro e mi girai verso lui.

"Che c'è Ci?"

lui mi guardò male, forse per come avevo risposto ma non mi disse nulla.

"Quanti anni hai?"

si spostò di più verso me con la sedia, come se volesse che la nostra conversazione rimanesse tra di noi.

"Quindici e tu?"

appoggia le braccia sul tavolo.

"Diciassette, ma allor sij pccrell over."
(ma allora sei piccola veramente)

disse Ciro ma prima che potessi rispondere Don Salvatore si rivolse a me.

"Piccrè tuo padre mi ha raccontato quello che fai, e quello che hai fatto ieri, tien e pall."
(Hai le palle)

mi girai verso mio padre e lui mi fece un sorriso compiaciuto, che stronzo, anche se mi piaceva quando si congratulavano con me per quello che facevo.

"Perché ca fatt?"
(Perché che ha fatto?)

chiese Ciro guardando suo padre.

"Ha fatto capire a una famiglia americana che gli Esposito non si fottono, eh a papà?"

disse mio padre e io annuii. Ciro sembrò sorpreso e anche suo fratello, solo perché ero piccola e femmina non significava che non avevo coraggio.

Il cameriere arrivò con le nostre ordinazioni mettendo fine a quel discorso e iniziammo a mangiare.

-

Quando finimmo di mangiare era tornata di nuovo una strana aria tra noi e sia mio padre che il boss di Napoli mi guardavano.

"Che mi guardate a fare?"

chiesi innervosita.

"Anna."

mio padre mi guardò male.

"Vabbe scusate."

dissi velocemente per non sentirmelo nelle orecchie con i suoi soliti discorsi.

"Comunque non torni più a Salerno."

disse mio padre ed io mi bloccai guardandolo male. Perché non sarei dovuta tornare nella mia città? Stava per caso impazzendo?

"Tu resti a Napoli, è da quando siete piccoli che si progetta questo matrimonio e tu ora hai l'età giusta per farlo, e per governare due grandi città."

continuò mio padre facendomi accigliare.

"Che matrimonio? Di cosa stai parlando?"

mi stavo torturando le mani volevo capire cosa aveva fatto mio padre contro la mia volontà.

"Tu e Ciro siete promessi sposi."

Spazio autrice:
Ed ora? Come pensate che la prende Anna? E Ciro che lo sapeva pensate gli stia bene?

-Mandy

SEI PAZZA COME ME!Where stories live. Discover now