Nico (VIII)

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Nico Di Angelo era nel sogno con Will.
Il figlio di Apollo gli aveva detto che era andato in infermeria a dormire quel pomeriggio in modo da non essere svegliato.
Aveva appoggiato la testa sul petto di Will, riusciva a sentire il suo battito, intanto il biondo stava giocando con i suoi capelli.
"Vorrei rimanere così per sempre" rivelò Nico
"Anche io"
"Sei sicuro che puoi rimanere qui? E se qualcuno si preoccupasse?"
"No, tranquillo, non è la prima volta "
"Come vuoi"
Will all'improvviso si sedette facendo cadere Nico.
"Ahia! Che fai?"
"Tu sei italiano giusto?"
"Wow, la scoperta dell'anno"
"E non ti ho mai sentito parlare in italiano, oltre per la canzone"
"No, non ti permette-"
"Dai fammi sentire qualche parola!"
"No"
"Sì"
"No, Solace, non sono google traduttore"
"Dai! Ordini del dottore"
Il figlio di Ade sorrise per poi ghignare
"Va bene allora, ma lo diro solo una volta e non tradurrò"
Will si imbronciò
"Va bene, va bene, ma mica mi prenderai in giro?"
"Forse?"
"Hey!"
"Ascolta attentamente, Will Solace sei un imbecille"
"Sono un cosa?!"
Nico prese il viso del biondo tra le mani interrompendolo poi continuò:
"Ma mi piaci così tanto che a volte sento come se il cuore mi esplodesse nel petto"
Will nonostante non avesse capito arrossì
"Aspetta" allontanò le mani del moro dal viso
"Cosa hai detto?"
Il figlio di Ade sorrise malizioso
"Niente traduzione!"
"Ma non è giusto! Quelle non erano solo qualche parola era una frase intera!"
Will si accigliò ancora di più, era la prima volta che Nico lo vedeva così arrabbiato, ma non aveva paura anzi lo trovava divertente.
"COSA HAI DETTO?! ERA UNA COSA IMPORTANTE! LO SO! LO POSSO SENTIRE"
Il figlio di Ade riprese tra le mani il viso imbronciato del biondo
"Non lo ripeterò, ora. Un giorno forse"
"Ti odio, lo sai?"
"Lo so" rispose e gli diede un bacio a stampo sulle labbra facendolo arrossire e sbollire del tutto
"Non riesco a stare arrabbiato con te per troppo tempo"
"A me invece fa ridere quando fai il broncio"
"Hey!"
Nico si mise a ridere sdraiandosi di nuovo sull'erba.
"Domani è il tuo ultimo giorno vero?"
Il figlio di Ade sussultò, era così sereno che dimenticò del tutto di essere ancora prigioniero in quella giara.
"Sì, perché me lo chiedi?"
Gli tremava il labbro, aveva paura che Will improvvisamente potesse mettersi a piangere o abbandonarlo.
"Vorrei che mi parlassi un po' del tuo passato, sempre se vuoi ovviamente"
Nico annuì.
Era un po' titubante, ma non riusciva più a nascondersi da quegli occhi azzurri, gli sembrava che potesse dire tutto e fidarsi ciecamente di loro.
Will gli mise un braccio intorno ai fianchi facendolo cadere sulla spalla, qualche volta si dimenticava della loro differenza di statura.
"Io vengo dal passato, 1930, governo nazi-fascista, Mussolini, Venezia. I miei genitori portarono me e mia sorella Bianca in America quando io avevo solo pochi anni.
Siamo rimasti per qualche mese in un hotel a Los Angeles, era un hotel magico. Quei pochi mesi passati in quello stabilimento nella realtà erano più di settant'anni."
Will rabbrividì a quell'affermazione, immaginò il mondo cambiare in pochi mesi e sapere di aver fatto in realtà un salto del tempo, gli sembrava una cosa spaventosa.
"un giorno venne un avvocato a prenderci e ci portò in una scuola militare.
Dopo pochi mesi sono venuti Percy, Annabeth e il satiro Grover a prenderci salvandoci dal nostro professore che si era rivelato un mostro.
Come ti ho detto da piccolo giocavo a Mitomagia, per me in quel momento è stato come se quel gioco fosse diventato realtà"
Nico deglutì, era la prima volta che parlava di come si era sentito lui. Il figlio di Apollo si accorse che l'altro era un po' agitato allora gli accarezzò il braccio con il pollice.
"Quando siamo arrivati al campo mia sorella andò a far parte delle cacciatrici di Artemide, forse voleva stare un po' da sola. Non posso biasimarla, mi ha cresciuto lei, era giusto che si prendesse della libertà, ma ci rimasi lo stesso male. Quando andò in missione poi..."
il moro si fermò un attimo, non era certo di riuscire ancora a parlare della morte di sua sorella. Nonostante fosse passato tutto quel tempo ancora non voleva accettarlo.
"Morì. Uno dei suoi regali di morte era questo anello e una statuetta di Ade di Mitomagia.
Lei era morta per prendermi quella statuetta, era l'unica che mi mancava. Sinceramente avrei preferito morire io-"
"Non dire così"
il figlio di Apollo abbracciò Nico, quando aveva sentito la frase che stava per dire aveva sentito una morsa allo stomaco. Non voleva credere che l'altro avrebbe preferito morire al posto di sua sorella. Certo, anche lui aveva paura di perdere uno dei suoi fratelli della cabina 7 e sarebbe morto per loro, ma non voleva immaginare di perdere Nico. Non glielo aveva mai detto, ma aveva paura di domani, non voleva perderlo, non dopo quello che gli aveva raccontato.
"Lo so che sono la persona meno indicata per dirti questo, ma è stato destino. Non puoi cambiare nulla. Non è stata colpa tua"
"Invece sì, sarei dovuto andare io-"
"No, Nico sei forte, non ti far scoraggiare dai pensieri bui"
Sentì il moro singhiozzare e la spalla bagnarsi.
Non disse nulla, rimase ad abbracciarlo, sapeva che si doveva sfogare e quello era l'unico modo per farlo.
Passarono un paio di minuti così poi Will parlò
"Meglio?"
"Meglio"
"So che non posso farti cambiare idea, ma mi prometti che non dirai mai più quelle cose di te stesso?"
"Ci proverò"
"Per me va bene, vogliamo ripetere la canzone?"
Chiese e gli passò l'ukulele.
"Va bene"























Il sogno che mi ha salvato- SolangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora