Capitolo 22

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L'aria fredda della notte gli graffia le braccia scoperte, tenendolo sveglio quel che basta per non fare incidenti

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L'aria fredda della notte gli graffia le braccia scoperte, tenendolo sveglio quel che basta per non fare incidenti.

Sfreccia tra le strade come se avesse fretta, come se stesse scappando.

È un'illusione che gli piace molto: l'idea di poter scappare da sé stesso per un po'.

Poter scappare dalle sue bugie, dai suoi casini.

Potrebbe continuare a guidare senza fermarsi, finché non resterebbe a secco. Potrebbe rifarsi la vita in un altro Stato. Conosce un tipo che fa documenti falsi a dir poco perfetti. Potrebbe ricominciare, senza l'ansia di finire in prigione, in mezzo ad una strada o, peggio, con la costante paura di deludere le persone che hanno fiducia in lui.

Sì, perché prima o poi deluderà anche Johanna, così come aveva fatto migliaia di volte con sua madre e con Sophie.

Se non è già scappato è solo perché non ha soldi.

Quando arriva a Hunts Point parcheggia la sua moto sulla Tiffany, dietro all'edificio in cui abita, come fa ogni sera. Si dirige verso lo stabile e sale le scale scricchiolanti fino al terzo piano.

Apre la porta in silenzio per non destare l'attenzione del suo affittante al piano di sopra al quale deve 800$ e si chiude a chiave nel suo appartamento di 50 mq, lasciandosi scivolare a terra come se quello fosse il suo rifugio sicuro.

Ma non lo è e non lo sarà mai.

Non c'è posto in cui lui non si senta sbagliato, in cui non si senta di troppo.

Questo pensiero lo tormenta da anni e c'è stato un periodo in cui ha seriamente pensato di risolverlo.

Avrebbe scritto un biglietto a sua madre e a Sophie dicendo che voleva loro bene e che se n'era andato in pace e poi avrebbe allegato alla busta 2.000$ rubati a qualcuno, possibilmente a un riccone viziato dell'Upper East Side, per pagarsi il funerale.

Avrebbe risolto in fretta e senza pesare a nessuno.

Le sue giornate ormai erano diventate tutte grige e piatte, con quella straziante monotonia che prosciuga l'anima e quel senso di impotenza che paralizza le ossa.

Aveva iniziato a dimenticare le poche cose belle che gli erano capitate nella vita, così non gli era rimasto più niente; solo un oceano di grigio senza sentimenti.

Poi però qualcosa cambiò.

Si chiamava Stacy Olsen.
Due uomini l'avevano rapita, stuprata a turno per svariati giorni e poi uccisa, scaricando il suo piccolo cadavere in un bidone della spazzatura.
Aveva 8 anni.

Era poco più grande di Hana.

Il solo pensiero gli dà la nausea.

Quando l'aveva sentito al notiziario si era ricordato che il mondo non è grigio.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 22, 2021 ⏰

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Poesia d'inverno ❅ Cuore di spineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora