' four pieces '

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Cercava di capire chi fosse la persona sopra di lui, sopra il suo corpo nudo ricoperto di ematomi e graffi, di lui intenta a stringere sempre di più le mani intorno al suo collo. Ogni tentativo di capire chi fosse, di individuare qualsiasi dettaglio era inutile. Quelle mani stringevano quasi con rabbia con l'apparente intenzione di non voler smettere presto. Le lacrime traboccavano da quegli occhi verde smeraldo apparentemente vuoti, mentre l'assenza d'aria li stava tingendo di rosso.

Alzandosi di scatto respirò a pieni polmoni cercando di calmarsi. Sentiva il viso accaldato e ancora quelle mani attorno al collo, come se fossero ancora lì pronte a stringere ancora e ancora. Osservò attorno a se spaesato alla ricerca di Jean, sperando di ritrovarlo accanto a se almeno quella mattina. Ma si ritrovò solo. Completamente solo.

Dopo aver notato una sveglia sul comodino alla sua sinistra che segnava le dieci, i grandi quadri appesi sulle pallide mura e quelle pulite e morbide coperte che lo avvolgevano si rese conto che quella non era sicuramente casa sua. Non che quella dove viveva precedentemente lo fosse.
Gli tornò in mente l'uomo scorbutico dai capelli corvini e gli occhi gelidi della sera prima, Levi se non ricordava male. Si era addormentato sul divano come un idiota e poi... Come ci era finito lì? Possibile che Levi si fosse disturbato tanto dal portarlo fino a lì?

Si alzò dal comodo letto e, vagando per la casa, riuscì a trovare la cucina tanto moderna quanto pulita, sembrava quasi che non fosse mai stata realmente utilizzata. Un post-it verde era attaccato sul frigorifero, notò la calligrafia ed era esattamente come se l'aspettava: perfetta. 'Pulisci tutto ciò che sporchi. Se non lo fai sei morto.'

In preciso momento iniziarono a bussare prepotentemente contro la porta di casa. Il ragazzo girò la maniglia chiedendosi se Levi avesse semplicemente dimenticato le chiavi o fosse solo incazzato.
Una voce maschile ovattata cercava di insinuarsi dentro le mura, furiosa e stanca. Eren aprì lentamente la porta chiedendosi cosa ci fosse di così urgente dal bussare in quel modo -cristo- quando quella voce ovatta diventò più chiara Eren si rese conto che chiunque fosse lì fuori non era Levi.

Aprì definitivamente la porta e, quando intravide i capelli biondicci ed il taglio, per un secondo gli mancò il fiato. L'avrebbe colpito? Picchiato fino a fargli perdere i sensi?
-Tu...- sussurrò l'uomo confuso -chi saresti?- era evidentemente sorpreso ma nonostante questo lo osservava dalla testa ai piedi senza alcuno scrupolo.
Se solo gli sguardi potessero uccidere... Lui quante volte sarebbe morto di già?
Eren osservò meglio l'uomo davanti a lui, sembrava un ragazzo della sua età più che un uomo. I suoi occhi chiari sembravano essersi incantati per un secondo su quello di Eren mentre un lungo silenzio incombeva.
-Io sono Eren...- sussurrò il ragazzo un po' impaurito e a disagio, ma nonostante questo non riusciva a distogliere lo sguardo, ma sorprendente fu proprio l'altro a farlo.
L'uomo sospirò -Levi dov'è?- il suo tono si fece basso mentre puntò il suo sguardo verso i propri piedi, -io non...- il ragazzo tossì -non saprei-.
L'uomo sospirò passandosi nervosamente una mano tra i capelli -non può comportarsi così- borbottò fra se e se. Lanciò un veloce sguardo verso il ragazzo, sembrando addirittura ferito nel profondo.
Eren tossì ancora, più e più volte, iniziando a sentire la testa girare. Il ragazzo si accasciò alla porta e, guardando alle spalle dell'uomo, notò una chioma scura avvicinarsi a passi svelti verso di loro.
-Levi...?- cercò di dire mentre piano piano tutto tornò buio.

Li riaprì chissà quanto tempo dopo, ritrovandosi nuovamente in quel letto.

Delle piccole mani pallide avvolgevano le sue, erano tremolanti e la punta delle dita leggermente più gelida del resto. Riconobbe la chioma scura appoggiata al letto, leggermente disordinata, sorrise appena non aspettandosi affatto una cosa del genere da parte sua. Provò ad allungare la mano verso quei capelli scuri ma non abbe neanche il tempo che la persona davanti a lui alzò il viso. I suoi grandi occhi grigi analizzarono il castano -Eren...- mormorò la ragazza preoccupata. -Mikasa...- il ragazzo era evidentemente sorpreso osservando il rossetto sbavato fino al mento ed il mascara che sembrava stesse per fare lo stesso percorso.

Ma era da così tanto tempo che non la vedeva, così tanto che... Non sapeva cosa dirle. Gli mancarono quasi le parole mentre il silenzio si dilungava.

La ragazza gli strinse ancor di più la mano e, sembrando sul procinto di piangere, gli sorrise dolcemente. -Sei davvero tu...? Sei davvero qui?- il ragazzo, ancora incredulo, la osservava senza alcuna tregua convinto che, di lì in breve, si sarebbe svegliato da quel bel sogno.

La ragazza annuì continuando a sorridere, una piccola lacrima fuggì scivolando velocemente sulla guancia -come ti senti?- chiese lei subito dopo. Allungò la mano verso la sua fronte cercando di capire quanto fosse calda. -Mi sento meglio- mentì, sentiva la testa girare ed il suo viso era paonazzo e rovente. Tentò di mettersi su ricevendo in tutta risposta una forza di gravità che non aveva mai percepito, fu così che rimase disteso sul quel letto.

-Hai un po' di febbre, riposa un po'- la sua voce era amorevole quasi quanto quella di una madre, gli scansò i capelli da davanti il viso e si alzò da un piccola sedia grigio chiaro con un cuscinetto rosso intenso ricamato -ti lascio qualche medicina sul comodino con dell'acqua, prendila più tardi. Va bene?- Mikasa era sempre stata protettiva nei suoi confronti ed Eren, ricordando il passato, era sul punto di commuoversi. Nel caso fosse successo, avrebbe potuto dare la colpa alla febbre?

-Io tornerò più tardi... Se ti va...- sussurrò appena l'ultima parte, ma come poteva Eren non sentire con quel silenzio. -Mi va...- sussurrò lui cercando di sorriderle. -Allora a dopo- la felicità che provava la ragazza in quel momento era percepibile per chiunque, se solo fosse possibile, Eren sarebbe riuscito ad udire il cuore di lei battere come impazzito.

La ragazza uscì dalla stanza e chiuse la porta alle spalle lasciando il castano riposare. Passò un secondo al bagno e, una volta essersi vista allo specchio, si arricciò per la vergogna. Non solo le sue guance, ma il suo intero viso si tinse di un rosso omogeneo.



Forse questo capitolo non sarà chissà cosa, nulla di spettacolare o particolarmente entusiasmante. Però ho iniziato a riconsiderare Mikasa (amerò sempre e per sempre l'ereri. A vita), mi dispiace tantissimo per lei :(

Ho appena finito di scrivere e molto probabilmente più avanti lo rileggerò e correggerò/aggiungerò qualcosa. Ily all, spero che questo capitolo piaccia comunque <3

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⏰ Last updated: Jun 11, 2021 ⏰

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