' two pieces '

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Sapeva di dover tornare. Sapeva cosa l'aspettava... Aveva paura? Sì... No... Forse.
Le sue mani tremavano, sfioravano quel pomello che molte volte aveva deciso di mollare e non rivedere più. Avrebbe voluto lasciarlo andare una volta per tutte.
I suoi occhi iniziarono a pizzicare, stava per piangere. Non per la paura o l'ansia... Niente del genere. Stava semplicemente crollando.

I sentimenti erano contrastanti e confusi, sistemati alla rinfusa l'uno contro l'altro, mentre Eren era alla ricerca di chiarezza.
Lui amava Jean? E Jean amava Eren?
Un altro migliore di te. Non tornare.
Lacrimavano, i suoi occhi iniziarono a lacrimare sul serio. Rigavano le sue guance mentre le parole di Jean non facevano altro che ripresentarsi nei suoi pensieri, ferendolo sempre di più.
Perché non era amato? Perché si trovava di nuovo davanti a quella porta? Perché era tornato lì, dalla persona che l'aveva ferito tanto?
Si sentiva un debole e stupido. Un pessimo masochista.

Tirò su col naso, si asciugò gli occhi e le guance e aprì lentamente la porta.
Entrando in casa la puzza d'alcool invase subito le sue narici, più presente di quando se n'era andato.
Un russare non lasciava spazio al silenzio, la poca luce che entrava dalla finestra rivelava il corpo di Jean dormiente sul divano. Probabilmente K.O. a causa dell'alcool.

Eren rimase qualche secondo fra la porta e l'entrata, che in realtà era più che altro un salotto. Guardava Jean, il suo viso... Non sentiva nulla se non un gran senso di nausea causato dalla puzza.
Jean si rigirava sul divano -mmh...- mugugnò -Marco...- mormorò disperato quel nome, quel nome che Eren conosceva bene. No, Jean non amava Eren. Non l'aveva mai realmente amato e non lo avrebbe mai fatto.

Il castano entrò dentro l'appartamento, lentamente ed il più silenzioso possibile camminò, evitando le bottiglie d'alcool sparse sul pavimento, verso la camera da letto. Quella che condivideva con Jean...
Aprì l'armadio ma, ancor prima che potesse fare qualsiasi cosa delle mani gli avvolsero la vita.
Eren sentiva il respiro caldo di Jean sul collo insieme a quella solita puzza di alcolici e fumo. Le mani di Jean si insinuarono dentro la maglietta iniziando ad accarezzarlo lentamente.
-Jean...- il castano mormorò il suo nome nella speranza che smettesse. Jean mugugnò continuando a toccarlo, sentendo il corpo dell'altro iniziare a tremare. -Perché trenimi, Eren? Hai freddo...?- la sua voce sembrava dolce ma il ragazzo sapeva sperfettamente cosa sarebbe successo di lì a breve, sapeva che non poteva dirgli di no e se ci avesse solo provato... Aveva paura che quella volta non sarebbe più uscito da quella stanza.
Eren non rispose, che differenza avrebbe fatto?
Una mano di Jean si infilò dentro i pantaloni del castano che, per quanto quel suo tocco potesse cercare di ecccitarlo, avrebbe continuato ad avere paura.
-Il le... Il letto, Jean...- evitò il contatto visivo mettendosi in posizione sul letto. Jean ridacchiò osservando per qualche secondo il castano -non vedi l'ora, eh?- si slacciò la cinta per poi abbassarsi lentamente i pantaloni. Eren sentiva nuovamente la mano del ragazzo su di lui, gli accarezzava dolcemente i glutei. Subito dopo una delle dita lo penetrò facendo mancare per qualche secondo il respiro al castano -J... Jean...- balbettò quel nome sentendo gli occhi ricolmi di lacrime.
-Ssshhh, lo so come ti piace- un secondo dito e successivamente dopo un terzo. Senza dare il tempo di abituarsi al castano, Jean sostituì le dita col suo membro penetrandolo violentemente.

Eren rimase in silenzio mentre Jean si muoveva e spingeva ancora e ancora, sempre più forte -Marco...- sussurrava disperato tra un gemito ed un altro. Eren si mordeva il braccio consapevole che se non l'avesse fatto avrebbe iniziato a piangere per l'atroce dolore che stava provando.

Una volta che tutto finalmente terminò, Jean si alzò per rimettersi i pantaloni e dirigendosi verso l'altra stanza non si preoccupò affatto del corpo di Eren, nudo ed esausto sul letto. Non lo degnò di uno sguardo, una parola o qualsiasi altro genere di attenzione mentre Eren si strinse su se stesso ritenendosi patetico. Non era riuscito ad affrontare Jean, in realtà non ci aveva neanche provato. Perché doveva essere così debole?

Era arrivato il momento di cambiare. Alzarsi e andare via. E così avrebbe fatto.
Si alzò da quel letto che aveva visto fin troppe cose e, dopo essersi rivestito velocemente raccolse i suoi vestiti mischiati un po' con quelli di Jean e li gettò sul letto. Prese la sua valigia rossa da sotto il letto e, con rabbia e frustrazione, la riempì con tutto quello che aveva preso poco prima. La richiuse velocemente e uscì una volta per tutte da quella stanza.
Aveva deciso di andare via, questa volta sul serio. Non sarebbe più tornato... Anche se, infondo, pensava che Jean avesse davvero bisogno di lui, anche se lo trattava male. Conosceva il suo passato ma era consapevole anche che rimanere equivaleva a distruggersi.
Andando oltre quel salotto aprì la porta e guardò per l'ultima volta il ragazzo che infondo amava. Lo voleva. Lo voleva così maledettamente tanto e aveva provato ad averlo, ma sapeva di aver fallito miseramente. Non aveva mai avuto realmente la possibilità di averlo.

Provò a trattenere quelle poche lacrime che stavano per uscire fuori -non voglio avere più niente a che fare con te...- sentiva il cuore come contorcersi mentre le sue stesse parole pian piano sfociavano in un sottile sussurro.
Strinse i denti e uscì chiudendosi la porta alle spalle.

Sentiva il cuore battere come mai, causato soprattutto dal senso di colpa nel l'aver lasciato Jean. Ma non sarebbe tornato indietro, non questa volta. Sospirò provando a scacciare tutto via, al di fuori dalla sua testa e dal suo cuore.

Sapeva dove doveva andare. Dove sarebbe stato accolto a braccia aperte, quasi come un figlio.

Seguì i lampioni, che col calar della sera si sarebbero accesi di lì a breve, che sembravano mostrargli la via. Percorreva a testa bassa il marciapiede facendosi abbracciare dal gelido vento.

Riconobbe il muretto grigiastro che circondava il palazzo, alzò lo sguardo ritrovandosi a pochi passi di distanza dal portone massiccio penosamente dipinto da un verde scuro. La luce del lampione lì vicino illuminava la poca strada rimasta e le poche scalette che lo dividevano da quella che una volta chiamava casa.

Si fermò per qualche secondo, chiedendosi se lo stesse per fare davvero. Se fosse davvero giusto tornare. Ma, alla fine dei conti, era arrivato fino a lì...

Prese un profondo respiro e si avvicinò al portone del palazzo. Suonò il campanello a nome di 'Zoe' e aspettò. Aspettò. Aspettò. Evidentemente nessuno era in casa.

Gettò via tutta la tensione, che si era creata durante l'attesa, con un sospiro. Non poteva far altro che aspettare. Si sedette sulle scalette e attese lì, mentre il freddo penetrava fino alle ossa.

Aveva sbagliato. Era un segno del destino che cercava di fargli capire che aveva sbagliato ad andare lì, a lasciare Jean. Quello che aveva era ciò che meritava. L'amore che non avrebbe mai ricevuto.

Di nuovo, si sentiva di nuovo in quel modo. Appoggiò il viso alla ringhiera delle scale ma col viso rivolto sempre verso il basso. Sentiva le lacrime scorrere sulle sue guance, ancora una volta, mentre i suoi stessi pensieri lo stavano torturando.

-Oi, coso- borbottò qualcuno davanti a lui. Eren sobbalzò per lo spavento notando delle scarpe sportive poco distanti dalle sue. Alzò lentamente lo sguardo, notando dei classici vestiti sportivi e, quando incrociò il suo viso, sentì qualcosa smuoversi dentro di lui. Un sentimento familiare, ma che non riusciva a captare. Era come una sorta di déjà vu.

𝖧𝗂𝗋𝖺𝖾𝗍𝗁 - 𝖾𝗋𝖾𝗋𝗂Where stories live. Discover now