' three pieces '

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Rimase fermo ad osservare quel grigio, apparentemente tanto gelido dal far sembrare il vero e proprio freddo una semplice brezza estiva. Per qualche secondo sembrò come illuminarsi dando inizio ad una vera e propria tempesta.

-Ti sposti di lì o devo cacciarti a calci in culo?- borbottò ancora una volta. -Eh?- chiese il castano confuso notando solo dopo le sottili ciocche nere che gli incorniciavano il viso mentre i suoi occhi gelidi si spostarono esasperati verso la cosa a cui ammiravano tanto ad arrivare, esattamente dietro Eren. Il ragazzo, capendo subito, si alzò di scatto imbarazzato lasciandolo tornare finalmente a casa -sì, a-ahem...- balbettò appena mentre il corvino gli passava davanti. Eren era riuscito a cogliere un leggero profumo di tabacco provenire proprio da quello che, effettivamente, sembrava più un elfo malefico che una vera e propria persona.

Quanto poteva essere stupido? Stare male per Jean, e poco dopo pensare cosa? Di avere l'imprinting con uno che aveva appena visto? Non era certo in Twilight cazzo...

Il corvino sospirò pesantemente -sei il moccioso di Hanji, giusto?- chiese subito dopo essersi voltato verso il castano. Eren lo guardò, doveva per forza riferirsi a lui, giusto? Annuì appena cercando di non fissarlo troppo. L'altro sospirò nuovamente -Hanji non c'è. Entra, la aspetterai da me- non sembrava entusiasta, ma nessuno lo stava costringendo a farlo. -Mettendo in chiaro una cosa: non sono un maniaco, perciò stai tranquillo. E nel caso lo fossi tu, ti avviso che, nel momento in cui proverai anche solo ad accennare a qualche tipo di molestia, farò in modo che diventi il tuo ultimo tentativo. Capito?- probabilmente quella fu una delle minacce più inquietanti che Eren abbia mai sentito. Non avrebbe dovuto fidarsi di un uomo mai visto ed entrare anche in casa sua (Bambini non accettate mai nulla del genere da uno sconosciuto, tanto meno le caramelle). Ma qualcosa dentro di lui lo spingeva a fidarsi.

Eren rimase in silenzio, non sapendo come rispondere. Annuì di nuovo e, sempre silenziosamente, seguì l'uomo fin dentro. Salirono le scale fino al secondo piano, per mancanza di ascensore, arrivando finalmente alla porta di casa -abito davanti a Hanji, perciò potrai correre da lei non appena sarà tornata. In ogni caso dormirai da me, lei molto probabilmente farà tardi-. Nessuna risposta, sembrava quasi che il ragazzo non ci fosse. In realtà Eren era intento ad osservare la nuca del corvino perfettamente rasata, trovando anche quella particolarmente familiare.

-Io sono Levi, tu come ti chiami moccioso?- dentro casa il disordine cessava di esistere. Eren si sentì completamente opposto rispetto all'ambiente che si era ritrovato attorno. -Eren...- rispose velocemente alla domanda. -Perfetto, Eren. Infondo c'è un bagno, vai a farti la doccia. Ti lascerò dei vestiti che puoi mettere. Io andrò nel l'altro a lavarmi. Lascia pure la valigia là- il castano non fece in tempo a ringraziarlo che la piccola sagoma sparì improvvisamente. Ma non perse tempo e si accorse verso il bagno senza neanche pensarci due volte.

Quel profumo di tabacco lo sentiva in tutta la casa, unito a qualcosa che non era riuscito a riconoscere. Si lavò, asciugò e vestì velocemente con ciò che si era ritrovato davanti alla porta del bagno. Tornò verso l'entrata, percorrendo il corridoio. Raggiunse l'unica luce accesa arrivando a quello che appariva come un salotto.

Un grande divano verde scuro accanto ad una piccola poltroncina del medesimo colore stavano al centro della stanza con davanti un piccolo tavolino ed una modesta televisione spenta

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Un grande divano verde scuro accanto ad una piccola poltroncina del medesimo colore stavano al centro della stanza con davanti un piccolo tavolino ed una modesta televisione spenta. Levi comparve alle sue spalle con un piatto in mano ed un bicchiere pieno d'acqua nell'altra, percorse il parquet scuro e particolare sistemando tutto sul tavolino in vetro davanti al divano.

-Siediti e mangia- intimò ripercorrendo i suoi passi per tornare in un'altra stanza. -Lo stai facendo davvero?- gli chiese improvvisamente Eren dal nulla, Levi si fermò poco prima di sparire dietro al pallido muro voltandosi verso di lui confuso. -Intendo... Ospitarmi. Sì, insomma...- non sapeva perché, ma si stava agitando senza alcuna ragione, probabilmente li sguardo del corvino su di lui lo metteva in ansia -neanche mi conosci- sorrise nervosamente tenendo la testa bassa verso le proprie dita che si torturavano tra di loro. -Hanji mi ha parlato di te e poi ti ho visto l'altro giorno alla caffetteria...- la sua voce sembrava incredibilmente scazzata, questa volta sul serio -ma tu ovviamente non ti ricordi di me, perché dovresti...- fu tutto un sussurro che Eren non era riuscito a capire.
-Ti avviso che se piagnucoli durante la notte te ne torni fuori al freddo.- un'altra minaccia, eppure... Le sue azioni sembravano mostrare qualcosa di diverso dalle sue parole. Sembrava volerlo accogliere in ogni modo possibile, con la paura che, se non l'avesse fatto, Eren sarebbe scappato via.

Levi scomparve ufficialmente lasciando Eren da solo su quel divano in compagnia di quel tramezzino. Ma la stanchezza aveva di gran lungo superato quella poca fame che aveva. Ispirò il piacevole profumo di muschio che emanava quel pigiama azzurro gentilmente prestato, si scivolò esausto sul divano chiudendo gli occhi per quelli che per lui sarebbero stati solo pochi secondi.
Fu così che il corvino si ritrovò il corpo dormiente del castano disteso sul suo prezioso divano, e non aveva minimamente toccato ciò che gli aveva offerto. Troppo esausto per mangiare? Conveniva a entrambi pensarla così.

Levi sbuffò raccogliendo il piatto ed il bicchiere riportando tutto in cucina, spense la luce del salone decidendo di abbandonare il ragazzo al suo destino e futuro mal di schiena e percorse il corridoio dirigendosi verso la propria stanza ma a metà corridoio si fermò sospirando una seconda volta.

Tornato nuovamente nel salone si avvicinò al castano punzecchiandolo nel tentativo di svegliarlo - oi- borbottò -alzati moccioso- ordinò al bel addormentato. Ricevette come risposta un mormorio disperato e una espressione accigliata dal ragazzo.
Il corvino osservò attentamente quella sua espressione, chiedendosi il motivo di tale agitazione.

Troppo stanco per dar retta a qualsiasi cosa lo raccolse dal divano cercando di reggerlo come poteva -ma quanto pesi?- disse tirandolo su.

Questo capitolo l'ho scritto un po' frettolosamente quindi chiedo scusa nel caso in cui lo trovaste confuso o poco chiaro. Fatemi sapere così in caso lo correggerò :c

𝖧𝗂𝗋𝖺𝖾𝗍𝗁 - 𝖾𝗋𝖾𝗋𝗂Where stories live. Discover now