9. L'OLTREMONDO

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L'orda di goblin si lanciò all'attacco. Shirei accelerò rapidamente e colpì il primo di loro con il piatto della sua lama, respingendolo. Le altre creature dalle tinte verdi e grigie non si fecero attendere, ma il figlio di Cragar non era preoccupato. Tranciò rapidamente di netto la testa di un nemico per poi passare al prossimo. Afferrò il collo di un altro goblin con la mano e la sfruttò per saltare un'intera fila; nel momento dell'atterraggio effettuò una capriola con cui darsi lo slancio per scagliare il mostro contro i nemici. Le creature si colpirono a vicenda e caddero al suolo, come uno strike a bowling. Shirei non attese e attraversò il velo dell'Inframondo, sparendo alla loro vista. Riapparve sul versante opposto del Vaverli, dove approfittò per recuperare le fiamme. Si staccò l'anello che Chris gli aveva dato e, premendo il pulsante centrale, questo divenne una grossa botte.

Shirei infilò l'anfora nel fiume, fino a riempirla. A differenza della credenza comune, il Vaverli era il fiume dell'Oltremondo che poteva nuocere solo i mostri. Le fiamme avevano effetti benefici per gli Stirpemista, sebbene il loro aspetto esteriore potesse suggerire il contrario. Lo stesso figlio di Cragar aveva usufruito più volte dei poteri curativi dell'affluente dopo i suoi duri allenamenti. Alcuni servitori di suo padre erano soliti usare le acque per preparare i loro bagni, solo in quel momenti Shirei aveva collegato i due concetti. Durante quel frangente di riflessione, i goblin erano ancora intenti a starnazzare; uno di loro in particolare, sembrava aver preso la rincorsa per saltare. La creatura spiccò il balzo convinta di attraversare il fiume, largo quasi dieci metri, tuttavia la lama dello Stirpemista lo trapassò a mezz'aria. Shirei si rialzò con la botte ormai piena e puntò i suoi occhi viola sui nemici. Le ombre lo avvolsero nuovamente e viaggiò fino a essere nel bel mezzo degli avversari, pronto per continuare il massacro.

Dopo alcuni minuti, lo scontro frenetico stava per giungere al termine, quando i mostri rimanenti subirono una metamorfosi sinistra. Una malia oscura avvolse improvvisamente le creature, facendole avvizzire istantaneamente e trasformandole in scheletri. I loro organi divennero polvere e sparirono, finché non furono rimaste solo le ossa scricchiolanti, che caddero a pezzi fino al terreno. La pelle e la carne si sgretolarono rapidamente, disintegrando le creature in polvere. Shirei rimase a osservare lo scenario di ossa sparpagliate. Tuttavia, nel silenzio che seguì, la sua attenzione fu catturata da una presenza inaspettata.

Un individuo dall'aura spaventosa si materializzò tra le ombre. Gli occhi di Shirei si incrociarono con quelli del misterioso spettatore, e l'aria stessa sembrò freddarsi nell'anticipazione di un incontro imminente.

Cragar, il dio dei morti dai capelli rosso sangue, la sua figura alta e smodatamente magra si stagliava imponente, avvolta da un elegante vestito nero, stretto e aderente. Le rifiniture in nero lucido, come frammenti di oscurità, creavano un contrasto affascinante sulla sua pelle pallida.

Sotto il mantello nero, emergevano ciocche di capelli dai toni cremisi, che scivolavano sulle sue spalle in modo curato. Il volto del dio era celato dalla maschera oscura che simboleggiava il suo status. Attraverso gli spazi vuoti della maschera, i suoi occhi viola penetranti, identici a quelli di Shirei, sprigionavano un'intensità che rifletteva il potere e la saggezza di millenni di conoscenza.

Lo Stirpemista accennò un inchino.

«Shirei,» replicò il dio, «dovevo immaginare che si trattasse di te.»

La lama del ragazzo comparve nuovamente nelle sue mani, aveva dimenticato perfino di riprenderla a causa dei goblin.

«Grazie per aver recuperato la mia arma.»

«Di nulla,» disse la divinità, «non dovresti combattere mai a mani nude.»

«Pensavo che i mostri fossero opera tua,» chiese confuso il ragazzo.

Maschere Immortali - L'Alba della VeritàWhere stories live. Discover now